“È tutta colpa dello squilibrio commerciale.” Ne siamo proprio certi?
14 Dicembre 2011
Se anche Mario Seminerio, solitamente molto attento e preciso nelle sue analisi, arriva a dire che l’attuale dramma europeo “non è fiscale ma commerciale”, allora siamo messi davvero molto male.
Prima di provare a comprendere come Seminerio possa a giungere a sostenere che la colpa sarebbe della Germania, poiché “la Germania ha registrato un surplus delle partite correnti del 5,7 per cento del Pil”, è bene fare i nomi dei due maggiori indiziati circa i motivi della presente crisi del debito.
Il primo di tali indiziati potrebbe essere la dissipatezza fiscale degli Stati. A sostenere questa linea vi sono la Germania e pochi altri. Non aggiungo altro per ora, poiché avrò parecchio da dire tra non molto a questo riguardo.
Il secondo è lo squilibrio commerciale esistente nell’eurozona. Questa linea, oltre che da Seminerio, è condivisa dalla più formidabile accozzaglia di pseudo-economisti che mai sia stata data di vedere.
In sintesi, cosa sostiene Mario Seminerio?
A parte la Grecia, egli afferma, che oltre ad essere uno splendido esempio di dissipatezza fiscale, sarebbe “anche e soprattutto un patente caso di frode contabile sovrana”, tutti gli altri paesi dell’Eurozona sono stati degli esempi di virtù fiscale. Si possono citare a questo proposito gli esempi di Spagna e Irlanda che “avevano surplus di bilancio pubblico e rapporti debito-Pil nettamente inferiori alla Germania, prima dello scoppio della crisi.”
Il discorso sembra filare, a patto però che si ometta la domanda fondamentale in questi casi: Perché, dopo che la crisi era scoppiata, Spagna e Irlanda si sono ritrovate iscritte di diritto tra i cosiddetti PIIGS e la Germania no?
La risposta sembra conoscerla anche Seminerio, che infatti nel corso dell’articolo arriva a raccomandare l’uso di politiche liberalizzatrici allo scopo di tirare fuori dai guai paesi come l’Italia. Pare che anche lui abbia capito che il problema vero sia un altro; per l’intanto, però, si diletta propagando cazzate aventi questo tenore: “L’eccesso di indebitamento privato, quando ha smesso di essere finanziato da capitali privati, si è scaricato sui bilanci pubblici sotto forma di salvataggi, trasferimenti quali sussidi di disoccupazione e minore gettito fiscale. I bilanci pubblici si sono quindi sostituiti a quelli privati, e da quel momento la vulgata degli stati spendaccioni si è potuta affermare, in tutta la sua fallacia.”
Ci vuole molto a capire che mettere in capo al pubblico i debiti dei privati costituisce un chiarissimo esempio di dissipatezza fiscale? Se non chiamiamo col giusto nome questo esempio, che cacchio è la dissipatezza fiscale?
L’accozzaglia di cui dicevo prima potrebbe anche far fatica a capirlo, ma per Seminerio non ci sono attenuanti. Infatti è lui a sostenere, quando si mette a pontificare sul grave handicap costituito dalla moneta unica, che la presente crisi si risolverebbe consentendo, a chi ha il denaro per farle, operazioni di shopping industriale nei paesi in difficoltà. Senza, per altro, che vi sia alcun bisogno di ritorno alle monete nazionali e svalutazione; è necessario ricordare, proprio a Seminerio poi, che AirFrance stava per acquistare Alitalia comunque a prezzo di saldo e senza che si fosse data alcuna svalutazione?
Condivido solo l’affermazione finale dell’articolo di Seminerio, “Per uccidere di tasse i contribuenti italiani non serviva il presidente della Bocconi.”, sono infatti convinto da tempo che sarebbero risultati più che sufficienti un Berlusconi o un Prodi qualsiasi.
Mimmo Forleo