2010: fuga dal Consiglio Comunale
21 Ottobre 2010E’ bastata la comunicazione con cui il presidente del Consiglio annunciava le sue dimissioni per scatenare il finimondo e rendere oltremodo piccante un Consiglio comunale che sembrava avviato a chiudersi dopo aver esperito il solito tran tran di cose non dette, appena dette o lasciate solo trasparire.
La novità “sconvolgente”, ma chiara a tutti da tempo, contenuta nella comunicazione del presidente è stata la seguente: occorre riconoscere il forte deficit mostrato dal lato della politica. Forte, nonostante le svariate volte in cui membri dell’attuale maggioranza abbiano provato, nei discorsi e nelle loro dichiarazioni, a renderla con la “P” maiuscola.
Finalmente! Viene da dire.
Non se ne poteva francamente più degli sterili esercizi dialogici messi in campo ogni qualvolta la maggioranza appariva in palese difficoltà. Finalmente, viene da aggiungere; perché viene a cadere anche l’inconsistente alibi dietro il quale usava rifugiarsi un PD che, vedendosi dopo ogni rimpasto diminuito, continuava ad agitare la manfrina del senso si responsabilità che informerebbe il suo agire.
L’abbiamo appurato l’altra sera di cosa realmente consista quel “senso di responsabilità” sbandierato ai quattro venti.
L’abbiamo appurato quando il gruppo del partito, subito dopo le dimissioni a dir poco drammatiche di Cifone, si è dimostrato lesto solo nel guadagnare il più velocemente possibile l’uscita dall’Aula consigliare. Come a dire: anche questa è fatta! Torniamo a pensare a ciò che davvero c’interessa.
Si è trattato di uno spettacolo indecoroso come pochi altri; nemmeno i ringraziamenti che sono doverosi e di circostanza è stato in grado di porgere quel “gruppo”.
Sono state necessarie quasi 48 ore alla segretaria del PD per stilare un comunicato che, oltre a denunciare i limiti politici che già le riconoscevamo, è servito soltanto a metterne in bella evidenza altri, sotto il profilo umano, dei quali neppure sospettavamo l’esistenza.
Solo alla capogruppo è riuscito di “fare meglio”, continuando a latitare dalla scena; proprio lei, di solito così prodiga nell’apparire in ogni occasione che dia speranza di ottenere un plauso facile.
Alla luce di tali episodi, appare scontato dare ragione a Cifone quando afferma che è la politica ad essere la grande assente. Ma, come spesso accade alle cose ovvie, anche questa era destinata a suscitare scandalo – ricordate la storia del vestito nuovo dell’imperatore? – e scandalo è stato.
Oggi, la politica palagianese e il PD in particolare si scoprono all’improvviso nudi, ma forse non è un male. Allo scandalo dello scoprirsi nudi, di solito, fa seguito un po’ di pudore.
E molto pudore sarebbe necessario da parte soprattutto di quanti, per oltre tre anni, hanno accusato altri di non sapere cos’è la politica e di badare esclusivamente ai loro interessi particolari.
Salvo scoprire, tutte le volte che si dava un rimpasto amministrativo, che i presunti incapaci ne uscivano rafforzati politicamente e loro, gli accusatori, soddisfatti di aver almeno apparentemente puntellato le loro posizioni personali.
La politica e il suo mancato dispiegarsi, nonostante il dirsi “inquadrati” nell’unico partito presente in maggioranza da parte di alcuni, erano divenuti un dettaglio trascurabile, al quale dedicarsi quando i tempi sarebbero cambiati. Come dire: “la politica volendo sappiamo farla benissimo, sono gli altri che c’impediscono di farla.”!
Se poi qualcuno gli faceva notare che il continuo susseguirsi di sconfitte dal lato della politica – ché tali erano, nonostante il loro ostinato non voler riconoscerle – rischiava di azzerare un partito, dopo averne di fatto azzerato il suo gruppo in Consiglio, facevano spallucce non dandosene pensiero.
L’altro ieri, per la prima volta, hanno seriamente sussultato sui loro scranni consiliari e assessorili. Il mondo gli deve essere apparso all’improvviso andare al contrario.
Come ha osato il presidente Cifone rompere l’incantesimo in cui si viveva tutti, o quasi tutti, contenti della propria mediocrità anche a dispetto dei sonori rovesci elettorali?
Come giustificare quei rovesci, che veniva facile imputare ad altri, adesso che appare fin troppo chiaro che gli “altri” la politica sanno farla?
La cosa divertente, se non ci fosse da piangere, è la sorpresa che hanno manifestato subito dopo il Consiglio comunale.
Non avevano ancora capito, poverini, che Cifone ha pari pari utilizzato lo stesso schema di cui si è servito il Sindaco nei giorni scorsi per mandare in fibrillazione dei potentati, nel partito provinciale, che sembravano ben più saldi dei loro. Eppure dovevano sapere bene che Cifone, alla costruzione di quello schema, aveva contribuito in maniera non indifferente.
Ma veniamo all’analisi precisa di quel che il presidente ha fatto e ai suoi possibili sviluppi.
Il primo dato che salta all’occhio è quello delle responsabilità.
Cifone, come presidente del Consiglio, ha dalla sua il buon lavoro svolto dal Consiglio stesso a proposito della vicenda “debiti”. Nonostante le mille perplessità e i forti “mal di pancia” avanzati da alcuni consiglieri di maggioranza, la questione debitoria è avviata praticamente a conclusione, almeno sotto il profilo del riconoscimento dei debiti pregressi.
Non competeva al presidente il lavoro di contenimento dei possibili danni politici che ne sarebbero derivati per il partito. Quel lavoro spettava ad altri, sono loro oggi a doverne dar conto.
Se danno vi è stato, e vi è stato, la responsabilità è tutta di chi ha pensato che la politica consistesse in una teoria ininterrotta di apparizioni mediatiche senza costrutto, non curandosi delle ricadute inevitabili che, quel fiume di chiacchiere prive di sostanza, avrebbe comportato a danno di un partito e di un gruppo consiliare dei quali si erano assunti la responsabilità a nome di tutti.
Hanno inteso onorare quella responsabilità alla maniera di chi può permettersi di fare il battitore libero, sperando di ricavarne lo stesso personale vantaggio. Adesso di cosa si lamentano?
L’inettitudine mostrata, tanto da chi doveva rappresentare il partito quanto da chi doveva rappresentarne la sua pattuglia amministrativa, ha fatto si che le richieste avanzate dai competitor presenti nella stessa maggioranza divenissero via via più forti, fino a comprendere la presidenza del Consiglio.
Si noti che, mentre partito e gruppo si accingevano a pagare prezzi sempre più alti, curiosamente due sole persone passavano ad incassare somme crescenti in bilancio per la propria delega e, addirittura, uno dei due soli posti assessorili rimasti disponibili per un partito che era arrivato a contare ben quattro figure nelle otto rappresentanze istituzionali possibili!
Dopo l’ultima Assise consigliare, il partito ha dovuto rinunciare perfino alla presidenza del Consiglio, com’è possibile che le sue due uniche eroine sopravvissute sperassero ancora che durasse la finzione del “va tutto bene, siamo una squadra fortissimi!”? Per dirla con Checco Zalone.
I possibili sviluppi di questo stato di cose potrebbero essere adesso i seguenti:
Cifone ha fatto capire bene che non intende gettare alle ortiche i frutti di un lavoro che considera, giustamente, valido dal lato amministrativo. Ha fatto pure intendere di aver precisamente individuato le cause del malessere che hanno travagliato tanto il percorso amministrativo quanto quello del partito. Quelle cause sono di natura politica, sono frutto di una pessima politica, e qualcuno dovrà pur risponderne.
Mi pare che il ruolo da capogruppo adesso gli spetti di diritto; è risultato eletto in prima battuta e con un numero di voti che nessuno nel PD può rivendicare in pari quantità.
Col congresso di circolo alle porte, la stessa coordinatrice non potrà più indulgere nel suo sport preferito: temporeggiare in attesa di poter piazzare qualche colpo.
Vi sono, in pratica, tutte le condizioni per fare un po’ di chiarezza. Quella chiarezza che troppe volte è parsa non necessaria perché, nonostante tutto, partito e amministrazione sembravano tenere.
Chi continua a “tenersi” adesso?
Mimmo Forleo