Sulla differenza tra dissesto e pre-dissesto
26 Gennaio 2018
In margine a una proposta del consigliere Gisonna concernente la difficile situazione finanziare nella quale versa il nostro Comune, avanzata tanto in Consiglio comunale quanto in un volantino, sono apparsi un post e un manifesto di “risposta” attribuibile al sindaco Lasigna, nel quale oltre al ripresentarsi di toni più consoni a degli anonimi “staffisti” che a un sindaco, è possibile rilevare tutta la confusione che attualmente regna in materia finanziaria presso il Comune e che la dice lunga sul grado di impreparazione amministrativa propria di taluni i quali si candidano a determinate cariche pubbliche.
A partire dalla mancata consapevolezza, tanto da parte del Sindaco quanto da parte di Altre figure istituzionali, circa il fatto che detta materia sarebbe di competenza pressoché esclusiva del Consiglio comunale e che all’esecutivo, in questo caso, spetterebbe solo il compito di eseguire fedelmente quanto dettato dal Consiglio.
Pertanto, se è vero che a un sindaco non si può negare il diritto di rendere pubblica la propria opinione, è anche vero che ad occuparsi delle eventuali risposte pubbliche dovrebbe essere il presidente della Commissione bilancio, dopo che in detta commissione si fosse data una discussione adeguata sul punto reso oggetto di pareri discordanti. Mentre al presidente dell’Assise comunale dovrebbe quantomeno spettare il compito di vigilare perché è assolutamente inammissibile, tra l’altro, che un sindaco, venuto per primo a conoscenza di nuove sentenze, possa poi decidere a sua discrezione se portarne o meno a conoscenza il Consiglio e lo stesso suo presidente.
Ma andiamo avanti con ordine facendo rilevare innanzitutto quale sia l’oggetto del contendere dialettico.
A muovere l’intera discussione sono state tre richieste di somme pregresse pervenute al Comune in nome e per conto di tre gruppi di creditori: Eredi Latorrata, Eredi Angelini ed Eredi Arnese.
Circa le prime due, Latorrata e Angelini, sappiamo già che sono state soddisfatte entrambe facendole ricadere nella categoria “debiti fuori bilancio” la quale si dà, contrariamente a quanto sostenuto dal Sindaco, allorquando non si dia una “negoziazione assistita” (transazione) del debito e si proceda riconoscendone l’intero importo in Consiglio comunale.
Tale procedura, di per sé legittima e rispettosa dell’intero credito vantato dal creditore, non si espone a critiche di nessun tipo solo quando siano soddisfatte contemporaneamente due condizioni:
1) che il Comune disponga di risorse sufficienti a soddisfare la richiesta giunta,
2) che non siano prevedibili a breve arrivi di altre richieste di entità tale da configurare il dissesto dei conti del Comune e la mancata soddisfazione, integrale quanto la prima, dei creditori arrivati nel frattempo o subito dopo.
Nel caso del nostro Comune, poiché possiamo senz’altro escludere il punto 1) e prendere in considerazione solo il punto 2), è accaduto quindi che sia stata offerta integrale soddisfazione alle prime due delle tre richieste giunte e sia stata lasciata sospesa la terza. Con quali possibili esiti? Quelli paventati appunto dal consigliere Gisonna e da egli resi oggetto di suggerimenti la cui adozione non dovrebbe essere derogata, pena la condanna al dissesto del Comune e alla parziale insoddisfazione degli ulteriori creditori presenti e futuri. Parziale insoddisfazione che creerebbe di fatto una situazione in cui alcuni debitori, quelli interamente soddisfatti, sarebbero riconosciuti come “figli” ed altri come “figliastri”.
Proprio per evitare il crearsi di tale situazione, quindi, appare quanto mai opportuna la proposta avanzata dal consigliere Gisonna. Anzi, necessaria proprio evitarsi ed evitare ai creditori potenzialmente “figliastri” la durezza dello stato di dissesto, che prevede appunto tutte le conseguenze dal Sindaco erroneamente imputate allo stato di pre-dissesto.
Vediamo perché il Sindaco avrebbe errato.
Secondo quanto si può leggere in un documento di ricerca commissionato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili – “Lo stato di crisi negli Enti Locali”, Anna De Toni, 20 Giugno 2017, pg. 12 – stante
“l’esigenza di predisporre soluzioni preventive e alternative allo strumento “tradizionale” del dissesto finanziario e di migliorare il sistema dei controlli interni”,
il “Decreto Legge del 10 ottobre 2012 n. 174” ha previsto “per gli enti un’ulteriore possibilità di affrontare le situazioni di difficoltà finanziaria con misure preventive che possano evitare il default dell’ente stesso: è stata infatti introdotta, con l’aggiunta nel T.u.e.l. degli articoli 243-bis e ss., la “procedura di riequilibrio finanziario” (chiamata comunemente “pre-dissesto” o “anti-dissesto”)”.
Ecco quindi una prima smentita di quanto affermato dal Sindaco, il quale equipara il dissesto al pre-dissesto.
Si impone adesso una domanda: il Sindaco ci è, nel senso che non sarebbe in grado di comprendere quanto legge, oppure ci fa, nel senso che comprende quanto legge ma si “diverte” provando a far credere il contrario?
Purtroppo per lui non possono sussistere dubbi al riguardo. Nel senso che possiamo evitarci la domanda facendo ricorso a un altro documento, questa volta interno al Comune di Palagiano.
Infatti, spulciando la “Relazione dell’Organo di Revisione dei Conti”, “Rendiconto anno 2014” pg. 46, Prot. 6971 del 21 maggio 2015, ci s’imbatte in questa raccomandazione:
“sulla base dei rilievi, considerazioni, proposte e irregolarità anzidette, si esorta l’ente a porre in essere tutte le verifiche e azioni opportune per il risanamento delle irregolarità riscontrate e dei conseguenti squilibri di bilancio, valutando fin d’ora l’opportunità di accedere alle procedure di riequilibrio finanziario pluriennale di cui agli artt. 243 bis e seguenti”.
Sì, avete letto bene: già nel 2015 il Collegio dei Revisori dei Conti raccomandava di accedere al pre-dissesto, proprio per evitare al Comune i guai maggiori che verrebbero col dissesto vero e proprio, in piena sintonia con quanto sostenuto oggi dal consigliere Gisonna!
Ma non finisce qui.
Sapete da chi era composto quel Collegio?
A far parte di quel Collegio vi era, oltre ai dottori Luigi Giannico e Nicola Mignozzi, il dottor Vito Pesare, attuale consigliere di maggioranza e presidente della Commissione bilancio.
Dunque, se proprio il Sindaco non ce la fa a comprendere questioni che non sono di sua pertinenza professionale, in quanto avvocato, può sempre rivolgersi al dottor Vito Pesare per verificare se sia stato davvero il consigliere Gisonna a comprendere male tutta la questione.
Tra l’altro, visto che in Giunta siede un altro dottore commercialista, Mimmo Catucci, appare davvero incredibile che l’intera Amministrazione abbia potuto sottoscrivere una “risposta” che, fosse venuta solo dal Sindaco, la si sarebbe tranquillamente potuta derubricare tra gli argomenti di cui il Sindaco parla senza averne cognizione alcuna.
PS: Ci permettiamo infine di offrire tre suggerimenti all’Amministrazione:
1) sarebbe senz’altro il caso di evitare l’uso di manifesti pagati dai contribuenti per dare spazio ai pareri personali, peraltro errati, del Sindaco;
2) sarebbe ora di cominciare a mettere in pratica la promessa di trasparenza fatta dai palchi comiziali;
3) sarebbe anche il caso di pensare a delle consulenze esterne alla maggioranza, atteso che la proclamata competenza di ieri si è già rivelata essere nient’altro che incompetenza.
Giacomo Di Pietro e Mimmo Forleo