Progetti per l’Agricoltura di Palagiano.
20 Gennaio 2009“Agricoltura? Si può fare!”.
Sembra un’affermazione paradossale, in un periodo di profonda crisi strutturale del settore agricolo, eppure i segnali che provengono da più parti ci indicano che il settore primario, dopo anni di lento declino, sta riassumendo una centralità strategica nelle economie nazionali.
Infatti, complice la grave crisi che sta attanagliando il sistema economico mondiale sembra esservi un ritorno di fiamma tra la politica e l’agricoltura con quest’ultima che, sempre più spesso, viene indicata come il settore su cui scommettere per il futuro.
Tutti i Paesi a vocazione agricola, e nella nostra Italia soprattutto le Regioni del Nord, stanno ponendo in campo tutta una serie di iniziative al fine di cogliere questa nuova occasione per la modernizzazione del proprio comparto agricolo.
Può Palagiano, in particolar modo il suo clementine, affrontare questa fase delicatissima e di fondamentale importanza?
Personalmente ritengo di si.
Alla politica, ed in particolare modo all’Amministrazione Comunale, spetta il compito di svolgere un ruolo di guida e di raccordo tra diversi soggetti che sono impegnati nel settore.
Ciò deve avvenire nella consapevolezza che una politica agricola non si inventa e non produce risultati nel volgere di un battito di ciglia ma richiede pazienza e capacità di saper programmare nel medio-lungo periodo.
Vi sono alcuni progetti su cui si sta lavorando, sperando che possano giungere a buon fine, per iniziare a dare alcune risposte concrete per quel che riguarda il comparto agricolo.
Un’avvertenza, però, va fatta ed è di fondamentale importanza; senza la convinta partecipazione dei produttori agricoli, senza la loro volontà di assumere il coraggio di scelte dirette a ridare dignità alla propria attività lavorativa, senza la consapevolezza che le “ricette calate” dall’alto nulla possono senza la partecipazione di quanti nel settore agricolo trovano la loro fonte reddituale, ogni sforzo e tentativo nella direzione di una maggiore redditività del settore troverà difficoltà estreme nella sua realizzazione.
Ecco i progetti in cantiere.
1) Farmer’s Market o mercato del contadino.
Si tratta di strutture di vendita gestite direttamente dai produttori agricoli.
All’interno di tali strutture possono essere commercializzati non soltanto i prodotti ottenuti dalla lavorazione della terra ma, cosa importante nella direzione della creazione di prodotti tipici, prodotti ottenuti dalla loro trasformazione.
L’esempio classico è quello delle marmellate.
I Farmer’s Market, inoltre, possono svolgere un ruolo determinante per l’attrazione del turismo in quanto, come prima accennato, possono contribuire alla “creazione”, valorizzazione e riconoscibilità di prodotti tipici.
Di non trascurabile rilievo, in periodi di crisi economica come quello attuale, è anche la funzione che i F.M. svolgono nella direzione del contenimento dei prezzi per il consumatore; in una sola parola, attraverso il rapporto diretto tra produttore e consumatore, si realizza un equo prezzo sia per il primo che per il secondo.
L’importanza dei F.M. deriva anche dall’accresciuta esigenza, da parte del consumatore, di una facile rintracciabilità del prodotto al fine di avere adeguate garanzie circa la salubrità dello stesso.
All’interno dei F.M. è possibile organizzare sia attività di carattere didattico, in modo da determinare un collegamento stretto e produttivo tra la scuola ed il territorio in cui essa è chiamata ad operare, sia attività di carattere culturale, attraverso l’organizzazione di concerti.
Dunque, uno strumento di fondamentale importanza per la modernizzazione delle aziende agricole che, se adeguatamente sfruttato, consente al produttore agricolo di orientarsi direttamente al mercato e di diversificare la sua attività.
Per la sua realizzazione è stata già richiesta la disponibilità della Federazione Provinciale della Coldiretti a fornire assistenza tecnica.
2) Struttura Aggregativa per i produttori.
La mancanza di una struttura in grado di rispondere ad una “voce unica” alle richieste provenienti dal mercato rappresenta, indubbiamente, il maggiore fattore di debolezza della produzione palagianese.
Si possono organizzare decine di manifestazioni dirette alla promozione del Clementine e, tuttavia, il risultato è sempre lo stesso; prossimo allo zero.
Infatti, quando si tratta di dover fare fronte alle esigenze del mercato, che richiedono una diversificazione dell’offerta nonché la disponibilità di ingenti quantitativi e la “spalmatura” su più periodi dell’anno, ci si trova nell’impossibilità di individuare un referente unico.
In altre Regioni italiane, soprattutto dove il sistema della cooperazione tra produttori è particolarmente sviluppato, si è avvertita l’esigenza di un’ulteriore concentrazione dell’offerta; tale esigenza si è tradotta, in termini recenti, nella creazione di maxi-consorzi derivanti dalla fusione di consorzi già esistenti.
Non si tratta di un atteggiamento fideistico nei confronti dei risultati rivenienti dalla cooperazione ma dell’applicazione di una semplicissima regola economica; se vi è un solo offerente, questi è in grado di fare il prezzo della merce in vendita.
Stiamo, dunque, lavorando per dar vita ad una struttura diretta a “raggruppare i produttori” e che sia in grado di rivolgersi a canali di mercato nuovi.
3) Distretto.
Si tratta di quello che, personalmente, ritengo essere il progetto più ambizioso dal momento che travalica i confini di Palagiano e riguarda l’intero comparto occidentale della Provincia Jonica.
L’obiettivo finale è quello di fare sistema con i soggetti pubblici e privati che operano sul versante occidentale della Provincia di Taranto.
Ciò permetterebbe di creare un “marchio” territoriale che sia in grado di veicolare immediatamente quelle che sono le caratteristiche produttive, storiche, culturali del nostro territorio.
Agricoltura e turismo, dunque, in un processo di sviluppo che può avere luogo nel momento stesso in cui si acquisisce consapevolezza di cosa vuol dire, davvero, investire sul proprio territorio.
Inoltre, sarebbe possibile assumere un maggiore peso contrattuale nei confronti delle Istituzioni Regionali e Nazionali al fine di pretendere e, finalmente, ottenere una maggiore attenzione verso la nostra terra.
In fase preliminare di studio e progettazione.
L’obiettivo, dunque, è quello di fornire gli strumenti per un modo “nuovo” di fare agricoltura; un modo in cui l’agricoltore non limita la sua attività alla sola coltivazione del fondo ma diventa realmente “artefice del proprio destino”.
La speranza è che tutti abbiano la volontà di fare la propria parte.
L’Assessore alle Politiche Agricole
Dott. Donato Piccoli