I pediatri ACP: sì all’uso dei farmaci generici, ma più informazione indipendente per un corretto utilizzo

20 Dicembre 2012 0 Di Life

L’Associazione Culturale Pediatri dice sì all’uso dei farmaci “no brand” a patto che venga garantita l’assoluta equivalenza dei prodotti, della loro qualità e dei controlli nei processi di produzione e che vi sia una maggiore informazione da fonti autorevoli e indipendenti per un uso più corretto dei farmaci. E un richiamo all’industria: i generici pediatrici siano più “a misura di bambino” nel sapore e negli strumenti per la somministrazione.
L’ACP apre le porte alla prescrizione dei farmaci generici il cui utilizzo comporta un sicuro risparmio per il SSN, infatti quando il brevetto scade e il principio attivo comincia ad essere commercializzato anche da altre aziende, il prezzo deve scendere per legge almeno del 20%, ma spesso arriva anche al 50% in meno.
L’Associazione Culturale Pediatri considera infatti inaccettabile che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando, siano i pazienti ad assumersi l’onere di pagare la differenza tra il costo di un farmaco bioequivalente e quello del farmaco di marca.
Al Governo di oggi e a quello che verrà domani chiediamo più informazione e sicurezza sui farmaci no brand:
– QUALITA’: la necessità che i farmaci generici siano equivalenti dal punto di vista della qualità e dei controlli nei processi di produzione rispetto a quelli branded;
– ALT AL MONOPOLIO INFORMATIVO DELL’INDUSTRIA: le informazioni sui farmaci, generici e non, devono essere fornite dalla comunità scientifica dopo un’accurata valutazione delle evidenze disponibili per un uso più razionale dei farmaci, modificando le “liste di trasparenza” dell’AIFA che dovrebbero essere corredate degli esiti di studi di bioequivalenza, del confronto dei generici tra loro e della composizione degli eccipienti;
-PIÙ CONOSCENZA: occorre fornire strumenti indipendenti ai medici per approfondire le conoscenze sulle proprietà farmacologiche dei principi attivi che prescrivono ai pazienti e del suo reale contenuto nella formulazione generica.
Infine un richiamo all’industria: nella produzione di farmaci generici si tenga conto delle esigenze dei bambini (palatabilità, misurini per la somministrazione orale ecc)
In un momento in cui si discute molto di gestione oculata delle risorse, la risposta non è quella di trovare soluzioni “a carico del cittadino”, ma di valorizzare quelle risorse “scientifiche” che migliorino l’appropriatezza prescrittiva e quindi evitino lo sperpero di danaro e che siano rese facilmente disponibili al pediatra curante attraverso forme di comunicazione efficienti ed efficaci.
NO AL MONOPOLIO INFORMATICO DELL’INDUSTRIA:
I pediatri che si riconoscono nell’ACP prendono le distanze da posizioni, che giungono anche da categorie mediche, che per sostenere la non sostituibilità del farmaco brand adducono motivazioni quali: «L’industria dei farmaci generici non è attrezzata per la produzione di medicinali a misura di bambino e oggi i pediatri sono costretti a disattendere le norme sulla prescrizione dei principi attivi previste dalla spending review» o posizioni che mettono in dubbio l’utilità dei farmaci generici, ponendo al centro della presa di posizione due “punti cardine” del successo terapeutico «il gradimento e la posologia” e “il confronto continuo tra pediatra e azienda, mediato dagli informatori del farmaco brand che contribuiscono ad approfondire le conoscenze sulla biodisponibilità del farmaco”.
Queste posizioni, lungi dall’essere medico-scientifiche, rappresentano palesi azioni di marketing.
ACP pur ritenendo che i Farmaci generici vadano meglio adattati alle esigenze dei bambini ritiene che siano altre le richieste che vanno presentate al Ministro Balduzzi e a chi lo sostituirà, mettendo in primo piano la sicurezza dei pazienti e l’indipendenza dell’informazione scientifica.
È certamente vero che lo strumento più tradizionale della promozione farmaceutica presso i medici è la visita del rappresentante (solo in Italia definito “informatore scientifico”), però, pur rispettando e difendendo il lavoro degli informatori del farmaco riteniamo che non può essere la loro visita l’unico veicolo di informazione utile per i professionisti della sanità, e noi sappiamo che non lo è per la stragrande maggioranza dei medici italiani.