Etica e Politica: ” Ne vogliamo parlare davvero”?
21 Febbraio 2013Fonte: https://altocasertano.wordpress.com/
IL CASO- POLITICA: Aberrante lettera della senatrice Ada Spadoni (PDL) a tutti i preti dell’Umbria. Una risposta straordinaria, “ILLUMINANTE”. Uno schiaffo di luce e verità da parte di un prete dal basso “don Gianfranco Formenton”. Questa si che è CHIESA!
QUALCOSA DI STRAORDINARIO.
Una aberrante lettera della senatrice Ada Spadoni (PDL) a tutti i preti dell’Umbria.
Una risposta straordinaria, illuminante.. uno schiaffo di luce e verità in questo ipocrita buio pesto da parte di don Gianfranco Formenton. Questa si che è la mia chiesa!
LA LETTERA DELLA SENATRICE
Perugia, 8 febbraio 2013
Gentile Parroco,
mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul “fine vita” (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all’adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull’uso degli embrioni, all’apertura all’aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo).
In Parlamento, lo scorso anno, ho costituito, assieme ad altri colleghi, l’Associazione parlamentare per la Vita. Una Associazione che è stata un baluardo contro ogni attacco volto a modificare in senso negativo la nostra legislazione. Malgrado ciò recenti orientamenti dei giudici hanno intaccato lo stesso dettato costituzionale in tema di famiglia, di adozioni e di fine vita.
Immagino che sulla politica economica del mio partito non tutto possa essere pienamente condivisibile e che, magari, alcuni preferiscano soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto o che abbiamo in programma di fare. Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono ‘laici adulti’, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. Se di politica economica si può discutere – ma io ho sempre lottato per orientare al bene comune l’azione dello Stato – su queste tematiche non ci sarà possibilità di mediazione. Mediare significherebbe comunque accettare che, prima o poi, si compia un’escalation che ha come traguardo la modificazione dei valori di fondo della nostra società, da ultima, per usare la denuncia
dei vescovi spagnoli, ‘la separazione della sessualità dalla persona: non più maschio e femmina, ma il sesso sarebbe un dato anatomico senza rilevanza antropologica.’
È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l’uomo e la sua vita. Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare.
Devotamente saluto,
Ada Urbani
candidata PdL al senato
LA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO FORMENTON
Spoleto 12 febbraio 2013
Gentile Senatrice,
ho ricevuto la sua lettera “ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria” e ho deciso di risponderle in quanto “pastore” di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi “abbindolare”.
Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti “temi etici” che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l’aborto…
La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo
impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili.
Ma rivolgendosi ai “pastori del popolo cristiano” lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli.
Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzarne i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni.
Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo
indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria “modificazione dei valori di fondo della nostra società” (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. Concordo con
lei, su questo “mediare significherebbe accettare”.
Un’idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, e pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.
Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti cristiane, anti evangeliche, anti umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi… e, mi creda, mentre nel Vangelo non c’è una sola parola sulle unioni omosessuali,
sul fine vita e sull’aborto… sulle discriminazioni, sul rifiuto della
violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla non violenza, all’accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere.
Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità.
Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti e di non farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale e consigli il suo capo di eguire l’esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti di questo popolo.
Don Gianfranco Formenton
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Vogliamo-Don-Gianfranco-Formenton-eletto-papa-al-prossimo-conclave/294896000636356
Per come è impostato questo post, scambio epistolare tra personaggi simili fra loro più di quanto si possa credere, a mio parere il titolo giusto avrebbe dovuto essere: “Trova le differenze. Se ci riesci, sei bravo davvero!”
Intanto, sarebbe bene notare come entrambi i corrispondenti condividano il principio secondo il quale i valori sarebbero “non negoziabili”. Cosa significa? Significa, rifacendosi al contenuto di un mio recentissimo post, “Affinità e divergenze…”, che entrambi gli scriventi hanno in mente, piuttosto che quello di società, il concetto di comunità e da quel concetto prendono avvio tutte le loro elucubrazioni. Non tantissime, a dire il vero, e neppure di superba fattura. Ma non più di questo pare riesca a passare il convento cattolico di questi tempi… dobbiamo accontentarci.
Torniamo a definire rapidamente le definizioni di “comunità” e “società”, per poter meglio parlare poi di “valori non negoziabili”.
Definiamo comunità ogni aggregato vivente i cui componenti condividano alcune caratteristiche considerate immutabili (in realtà mutano, ma è meglio non farlo sapere); tali caratteristiche possono essere sostanziali o strumentali. È sostanziale, per esempio, che gli umani siano fatti in un certo modo (hanno una testa, due braccia e due gambe; solitamente); è strumentale una facoltà da essi utilizzata (ad es. il linguaggio). Partendo da una comunità più generale, quella degli umani, è possibile, lavorando sulle sue caratteristiche, via via ottenerne sempre di più piccole e meglio specificate. Ad esempio, lavorando sul linguaggio, è possibile distinguere varie comunità a seconda del ceppo linguistico cui apparterrebbe la lingua da loro attualmente utilizzata.
Definiamo adesso il concetto di società e verifichiamo se esso possa o no comprendere al suo interno le stesse comunità. Capiremo in seguito perché sia così importante tale verifica.
Come dice il nome, per far parte di una società è necessario essersi associati o essere considerati “soci”. Si presume cioè che alla base vi sia un atto volontario (e dunque non necessitato) consistente a sua volta di altri due atti: il desiderio di aderirvi e l’accettazione da parte degli altri. Non a caso, quando qualcuno si macchia di un reato prevedente come pena la reclusione coatta, si usa dire che “è stato escluso dal consesso sociale”. L’esclusione da una comunità, invece, può avvenire solo a uno dei livelli più “piccoli” e solo al prezzo di inenarrabili artifici teorici; quando gli europei dovettero giustificare la schiavitù, inizialmente considerarono bastante definire non-umani i popoli diversi da quello europeo; poi qualcuno fece notare quanto fosse balzana l’idea di stabilire da sé chi era meritevole di essere considerato umano e chi no (relativismo decisionale), e si decise, al modo utilizzato dagli inquisitori spagnoli, che avrebbe provveduto Dio a “riconoscere i suoi” (assolutismo decisionale). Da allora in poi, per qualche tempo, a fare la differenza tra schiavo e libero fu l’appartenenza, o meno, alla comunità cristiana. Qualcosa di molto simile era accaduto già in età classica, quando i Greci, per risolvere lo stesso problema, decisero di affidarne la soluzione alla lingua e molto sbrigativamente etichettarono come “barbari” (balbuzienti) tutti coloro che ne parlavano una diversa dalla loro.
Va da sé, poiché se ne fa parte in qualità di associati, che in una società possono trovare alloggio tanto i singoli individui quanto le singole comunità. Dovrebbe essere altrettanto pacifico ammettere che ognuno degli associati vi entra non rinunciando a nessuna delle caratteristiche sue proprie, e appare altrettanto pacifico che nessuno si sogna di imporre quelle sue caratteristiche agli altri. Per via di queste ragioni, ogni società si dà un proprio “statuto” concordato tra tutti i suoi membri. Chiunque dovesse, dopo averlo accettato, non rispettare tale statuto, potrebbe giustamente essere definito “asociale” e cacciato via, non necessariamente a pedate.
Il discorso fin qui fatto rispetta ovviamente una consequenzialità logica, ma sappiamo bene che molto spesso gli umani la logica (che dovrebbe essere l’unica caratteristica che hanno davvero in comune) usano infilarsela su per un posto che è più civile non menzionare, e accampano tutta una serie di assurde pretese allo scopo di prevalere sui propri simili.
Un tipico esempio di tali pretese è quello accampato dai cristiani quando ricordano a tutti che le comunità europee – tali per comunanza di storia, di lingua ecc. – possono essere considerate tali anche per via della religione che hanno in comune, il cristianesimo. Dunque, dicono i cristiani, anche se non possiamo più a stretto giro dirci “comunità cristiana”, sarebbe comunque un bene mantenere in vita i “valori non negoziabili” che un tempo erano nostro patrimonio comune, pena lo sfaldarsi del concetto stesso di comunità europea!
Non si accorgono poveracci, o fingono di non accorgersi, che il termine comunità ha perso ogni valenza operativa ed è ormai stato soppiantato dal più pratico e ragionevole concetto di società. Questo almeno in politica, poiché in storia, nelle scienze e in campo religioso il termine comunità continua a valere e mantiene solidissime ragioni per farsi valere.
Mimmo Forleo
Signor FORLEO, mi scusi, la invito ad essere coerente, innanzitutto con se stesso. Non vorrei tediarla. Il suo commento sembra una parodiade senza testa e senza coda. Non me ne voglia. La seguo sempre con attenzione, ma questa volta, forse, per timore di esternare qualche pensiero più recondito, ha detto e non detto. Si è nascoto dietro una inutile comparazione tra GRILLO e TARASCO, evitando, coscientemente, di dire quello che pensa realmente. A mio parere, Lei, si è voluto nascondere dietro analisi filosofiche e sociologiche trascurando nei fatti il fulcro dei problemi. Prendendo spunto da alcuni suoi passaggi mi è venuto in mente di chiederLe e di chiedere in senso generale: Ma lei vive e/o vivete a Palagiano o in altri comuni? – La domanda nasce spontanea. Scusi – scusate, ma ci siamo resi conto che in questo comune non abbiamo un SINDACO? – Io vedo il nostro primo cittadino solo nella veste di un NOTAIO. Santa pazienza, ma solo chi scrive si è accorta che TARASCO assolve esclusivamente alle indicazioni del DUO. Il resto non conta. Vorrei essere più chiara onde evitare equivoci. Io non sono contro il DUO, nemmeno a loro favore, anzi mi sono indifferenti. Stò per gli interessi generali di Palagiano. Sono per la ripartizione delle risorse economiche per tutte le cooperative sociali di Palagiano e non solo per alcune; sono a favore del sostegno economico delle cooperative che svolgono servizi ausiliari sanitari con l’utilizzo ambulanze e non solo per quella dove vi sono, in qualità di addetti, ex amministratori uscenti e parenti del NOTAIO.
Non siete a conoscenza che il sindaco del comune di PALAGIANO nei giorni scorsi è stato “costretto” a partecipare alla presentazione del candidato locale del partito UDC-LISTA MONTI. Oggi, invece, questa sera, è costretto ad assicurare la sua presenza per l’altro candidato locale del PD. Non faccio i nomi altrimenti il signor LIFE censura. Spero, comunque, di essere stata comprensibile. Anche qui la domanda nasce spontanea: “Tarasco è il sindaco di tutti i palagianesi o è solo degli elettori dei due menzionati partiti?”-
Caro signor FORLEO è difficile argomentare in modo chiaro invece di utilizzare scorciatoie, comaparazioni poco comprensibili o con terminologie di non semplice metabolizzazione? – Guardi, per essere ulteriormente più chiara, ribadisco, a sostegno del mio pensiero sul nostro sindaco , da me definito NOTAIO, che alcuni giorni orsono,costui, con molta “leggerezza” ha firmato una DELIBERA di incarico legale (questione edilizia cooperative zona – 167 – ARNESE- molto onerosa economicamente) a favore di una legale (segretaria locale del PD), barattata in cambio della nomina, come quota rosa, di assessore della giunta comunale in sostituzione dell’assessore uscente Maria Grazia MELLONE. E’ vergognoso pensare che una situazione così delicata, senza offessa alcuna per la giovane professionista beneficiaria dell’incarico, venga assegnata senza tener conto di altri consulenti presenti sul territorio, altrettanto capaci di assolvere a tale incarico. Chiaramente queste situazioni inducono chiunque a pensare che a Palagiano COMANDAVANO, COMANDANO E COMANDERANNO SOLO IL DUO- Mi verrebbe voglia di dire all’aspirante neo-parlamentare INGROIA che a Palagiano ci vorrebbe la RIVOLUZIONE CIVILE per riportare DEMOCRAZIA E LEGALITA’. Pensavamo di averle ottenute con la elezione a sindaco di TARASCO, invece è stato solo “UN CALESSE” – tipica esternazione coniata nel film di TROISI: PENSAVO FOSSE AMORE, INVECE ERA SOLO UN CALESSE”. Attenzione questo è solo l’inizio di una lunga serie di malaffari che sono prontia decollare. Attendiamo l’esito dell’elezioni politiche.
Noi su queste situazioni dobbiamo aprire un tavolo ed interloqiure. Mettere a nudo una serie di comportamenti censurabili dal punto di vista etico e, forse, anche penale, rientra nella competenza di ognuno di noi. Le delibere sono atti pubblici e, quindi, posso essere verificate; i fatti di cui sopra sono noti ed incontrovertibili – il sindaco che parteggia per due partiti è un fatto – Di che cosa dobbiamo temere? – Questi signori stanno ulteriormente martoriando un paese che regredisce da anni e noi ci soffermiamo sulla “comparazione tra comunità e maggioranza”.
Ricordi signor FORLEO che il sindaco TARASCO ha già dimostrato, in poco più di 8 mesi del suo mandato, il proprio fallimento, mentre GRILLO E I GRILLINI devono ancora dimostrare se sono CAPACI E/O INCAPACI DI DIRE E DI FARE.
Concludo dicendo, in maniera convinta che TARASCO non è un qualunquista, ma solo un NOTAIO del DUO. Egli deve solo firmare e assecondare la volontà di costoro.
Apriamo un tavolo di discussione e di confronto, ma facciamolo argomentando in modo comprensibile per tutti.
ADANEGRO
Il tema (essenziale) dell’Etica e della Politica, a Palagiano, interessa quanto il due di briscola a coppe quando a terra c’è l’asso di spade…il vero problema è che siamo amministrati da perfetti incapaci (politicamente parlando) buoni solo a litigare tra loro per la spartizione delle poltrone.
Nell’impossibilità di amministrare nell’interesse comune di Palagiano il nostro Sindaco dovrebbe dimettersi – per non “peccare” di omissione! – e rimettersi alla volontà dei cittadini di Palagiano.
Ma come è noto le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni!
Pippo Marra