Intervista a Pinuccio Stea

2 Luglio 2009 0 Di Life

Capoluogo e Comuni della Provincia: le contraddizioni del voto

Pinuccio Stea non ha bisogno di grandi presentazioni. Trasferitosi a Taranto, dopo una giovinezza trascorsa a Palagiano, ha ricoperto nel PCI importanti cariche a livello provinciale e nazionale. Osservatore politico, oltre che militante attento e preparato, ormai non si contano più i suoi libri dedicati alle vicende politiche e amministrative del capoluogo, oltre a quelli riguardanti il nostro Comune. Iniziamo con lui una serie di interviste per meglio comprendere il presente, e gli sviluppi politici futuri sul nostro territorio, con un occhio di riguardo alle recenti elezioni europee e provinciali.

Ci eravamo lasciati con Stea critico nei confronti di SD, per la rottura del confronto sulle provinciali, con gli altri Partiti del centro sinistra.

La cosa che più mi amareggia, nella mia vita politica, è il poter dire “avevo ragione io”: nei confronti di chi in SD, assumendosi l’onere di rompere il tavolo del centro-sinistra, ha finito con portarla in un vicolo cieco ed a non farle svolgere alcun ruolo politico nella campagna elettorale, con suoi rappresentanti che, alla fine, si sono candidati, a titolo personale, sia nello schieramento di Florido che in quello di Fisicaro. Meno male che alla fine ci si è apparentati.

Se SD, che, nel tavolo del centro-sinistra, aveva avuto un ruolo importante anche esplicitamente riconosciuto, avesse continuato a dare con decisione, sino in fondo, il proprio contributo a raggiungere l’obiettivo, sin dal primo turno, di un centro-sinistra unito, probabilmente non sarebbe sorto nemmeno il terzo polo ed AT6 non avrebbe conseguito un risultato frutto anche dello sconcerto determinato nell’elettorato dalle divisioni del centro-sinistra e del centro-destra. Eppure la storia, non lontana, di Taranto avrebbe dovuto insegnare qualcosa.

Per la prospettiva futura continuo a ritenere che in Italia ci sia bisogno più che mai di un partito della Sinistra Italiana, fondato su una puntuale e rinnovata analisi della realtà nazionale ed internazionale, che punti, costruendo un nuovo centro-sinistra, a governare l’Italia.

Dott. Stea, quali sviluppi futuri per il PD e PdL jonico in particolare e, più in generale, per il centro sinistra e per il centro destra.

PD e Pdl hanno, nel recente passato, premuto sull’acceleratore per una svolta del sistema politico italiano verso il bipartitismo. La scelta sciagurata di Veltroni di correre da solo nelle ultime elezioni politiche, il referendum (che per fortuna non ha raggiunto il quorum) con la scelta di votare Si sia da parte del PD che del Pdl (con quest’ultimo che ha rivisto la propria posizione dopo le minacce della Lega Nord) sono stati momenti significativi di una strategia che ha fallito completamente, facendo però, soprattutto a sinistra, danni elevatissimi. Sia nel PD che nel Pdl è in atto quindi un confronto sulla strategia da perseguire in futuro: il congresso del PD discuterà sostanzialmente di questo e la Puglia, per la presenza di Massimo D’Alema, è uno snodo significativo, alla luce anche di quanto avvenuto nelle elezioni di qualche giorno fa. Naturalmente anche nella nostra realtà, cittadina e provinciale, si discute di questo ed a mio parere è il Pdl in maggiore sofferenza in quanto sostanzialmente isolato nonostante il cospicuo numero di voti conseguiti: l’alleanza con Cito non si è rivelata una buona scelta. Per il centro-sinistra auspico un consolidamento del processo di riunificazione su basi programmatiche chiare che permettano di cogliere al massimo l’opportunità, mai verificatasi nella storia della nostra provincia, di vedere amministrate dal centro-sinistra sia la Provincia che il Comune capoluogo.

Anche alla luce dei risultati elettorali, chi ritiene sia il maggior politico di riferimento nel PD e nel PdL?

I risultati delle ultime elezioni provinciali mettono in evidenza un dato assolutamente inedito: a parte i candidati Presidente, su trenta collegi che esprimono consiglieri ben 28 sono della provincia; Taranto elegge, nei collegi, solo i consiglieri di AT6. Mai successo nella storia repubblicana. A questo si aggiunga che i segretari provinciali dei partiti più rappresentativi provengono da comuni della provincia: Pentassuglia (PD), Lospinuso (Pdl), Scalera (UDC), Martucci (IDV), Gentile (Rifondazione), Colaninno o Sgobio (PdCI) sono espressione della provincia. Tutto questo non può non portare ad una ridefinizione, anche negli assetti organigrammatici, del rapporto Città – provincia, che è sempre stato uno dei punti delicati della politica nella nostra realtà, soprattutto a sinistra.

Nel PD è evidente una “sofferenza” dell’area ex-DS di fronte ad un peso crescente dell’area più moderata che esprime responsabilità istituzionali e di partito di grande peso e prestigio; penso che il congresso dovrebbe anche servire a ridefinire un maggiore equilibrio nelle diverse rappresentanze. Insomma ritengo che la situazione sia in movimento e che non ci siano quindi leadership incontrastate.

Nel Pdl ritengo che i problemi siano ancora maggiori, tenendo presente la situazione cittadina in cui le vicende del recente passato pesano come un macigno: le prese di posizione di Guadagnolo ed Introcaso sono un segnale evidente di un malessere reale ed anche di una difficoltà a ricostruire punti di riferimento credibili soprattutto in Città. Anche nel PdL vedo quindi una situazione non ben definita, anche perché ho l’impressione che alcune leaderschip siano tali più per la postazione istituzionale ricoperta che per una reale e riconosciuta superiorità politica e culturale; con tutto quello che ne consegue quindi nella gestione di un partito.

I due schieramenti maggiori parlano di vittoria. Esiste chi si deve nascondere in un angolo, ma non per giocare a nascondino?

Per le elezioni provinciali, nella nostra realtà, non ci sono dubbi: il centro-sinistra ha vinto chiaramente anche, come ho avuto modo di mettere in evidenza in una mia breve analisi sul voto (scusa l’autocitazione), per il vero e proprio tracollo subito, nei comuni della provincia, dal centro-destra nel ballottaggio.

Il suo giudizio sull’alleanza con UDC e Poli Bortone.

Nelle singole realtà locali può rivelarsi utile ed anche decisivo individuare alleanze rispondenti alle necessità delle stesse: è quanto successo in Puglia ed in qualche altra realtà. Non penso invece che sarebbe produttivo ricostruire il centro-sinistra in Italia riproponendo le contraddizioni programmatiche e di schieramento che portarono alla crisi del governo Prodi ed alla successiva vittoria di Berlusconi.

Qualcuno afferma: “Piuttosto che allearci con Scalera e Io Sud, meglio perdere le elezioni, così organizziamo una grande opposizione”. E’ dello stesso avviso?

Penso che la risposta alla precedente domanda valga anche per questa.

NON PIÙ NEMICI NON PIÙ FRONTIERE – CON AI CONFINI ROSSE BANDIERE – O SOCIALISTI ALLA RISCOSSA – BANDIERA ROSSA TRIONFERÀ. Quanti anni sono passati…

Si gli anni passati sono tanti, ma le ingiustizie e le diseguaglianze non solo non sono diminuite, ma aumentate a livello planetario. Per questo continuo ad essere un uomo di sinistra: ho 60 anni, ma mi incazzo e mi commuovo come quando ne avevo 16 nel vedere poveri disperati dormire sotto un cartone alla stazione o sulla grata di un grande magazzino da cui fuoriesce l’aria calda, nel vedere i cadaveri di tanti diseredati affiorare nel Canale di Sicilia, nel vedere bambini che muoiono di fame nelle braccia delle loro madri disperate. Mi indigno ancora di fronte al crescere esponenziale di piccoli e grandi egoismi che nella storia non hanno portato mai niente di buono.

In presenza di tutto ciò il messaggio che quelle bandiere rappresentavano non è da confinare nella memoria di ciascuno di noi, ma al contrario da mantenere vivo, rinnovandone naturalmente forme e contenuti.

Nel Pdl si raccolgono i feriti, ma i barellieri non portano i caduti nella stessa tenda. A Taranto i citiani non hanno votato e/o in provincia c’è stato un tracollo non previsto. Intanto, dalla Tebaide, il Sindaco Martino Tamburrano, quello della solidarietà contestata, puntando il dito sull’accordo PdL – Cito, sentenzia: “Non si può dire alla gente di dimenticare quello che si era detto una settimana prima. Votando così i cittadini hanno salvato l’onore della città”. Quali i motivi della vittoria di Florido.

Io non penso che a Taranto i citiani abbiano disertato il ballottaggio: perché avrebbero dovuto, visto che potevano mettere all’incasso lo straordinario risultato conseguito nel primo turno? Per questo ritengo che bisogna essere cauti nell’analisi del voto nella città di Taranto. Il problema è un altro: Cito, rispolverando i toni che l’avevano portato al disastro negli anni scorsi, ha alzato troppo la posta rivendicando un ruolo importante nell’eventuale giunta Rana; questo, a mio parere, ha “spaventato” settori moderati del centro-destra tarantino che hanno preferito non riconfermare il voto dato al primo turno.

Clamoroso è il dato dei comuni della provincia: a mio parere Rana ha pagato la sua formazione politica tutta cittadina non ponendo la necessaria attenzione al fatto che la sua vittoria nel primo turno, sia pure di stretta misura, era stata determinata dal voto nei comuni a cominciare da quello di Martina. Il patto, tutto tarantino, sottoscritto con Cito, senza contrappesi e accorgimenti, ha innescato una reazione a catena in provincia, che come dicevo prima, pesa notevolmente negli assetti e nei consensi del centro destra jonico.

Questo sbilanciamento tarantino nell’asse Rana-Cito ha determinato, a mio parere, anche qualche “sussulto” nel voto cattolico soprattutto in alcuni grossi comuni chiave (Castellaneta, Massafra, Martina).

Florido invece ha avuto l’abilità di mantenere, nei contenuti programmatici e nell’organizzazione complessiva della sua iniziativa, in assetto costante il rapporto Città-provincia, nonostante qualche “scricchiolio” nel voto cittadino che può non essere visto solo da chi non vuole vederlo: l’esperienza maturata da segretario provinciale della CISL è stato sicuramente un valore aggiunto; un’esperienza che, a mio parere, gli ha permesso anche di incunearsi nelle contraddizioni aperte dall’asse Rana-Cito. E questo equilibrio nel rapporto Città-provincia è stato, a mio parere, decisivo.

Giuseppe Favale