Sì, Mario, mi piacerebbe essere ricordato. Ma come uno dei tanti “fissati” di Palagiano
12 Gennaio 2015Grazie Mario, le parole da te spese in mio favore mi hanno quasi commosso. Dico “quasi” perché, come ben si sa, oltre ad essere timido sono purtroppo anche molto cinico. 🙂
Ed è forse stato il cinismo – dico e ripeto, forse – a farmi immediatamente dire, per esempio, “io non sono Charlie!”. Se non altro perché ricordo (un altro mio grave difetto, la memoria) che tanti, troppi Charlie di oggi si guardarono bene dall’identificarsi con un’altra rivista satirica, che ebbe anch’essa i suoi morti da piangere alcuni anni orsono.
Ma lasciamo perdere i morti e interessiamoci ai vivi.
Vorrei poter dire anch’io “bravi!” ai creatori del gruppo al quale hai voluto dedicare un post, ma purtroppo non ci riesco. Per carità, non voglio qui disconoscere i meriti di quanti hanno saputo, come un tempo seppe fare Palagiano.net, mobilitare un numero significativo di utenti nello sforzo di ricordare le proprie origini linguistiche, ma il problema è un altro: temo che anche questa volta lo sforzo approderà nella pubblicazione di un ennesimo libro. Operazione per tanti versi simile alla creazione di musei contenenti i cimeli locali; sicuramente utile per qualche tempo per attirare la curiosità degli indigeni e di qualche turista di passaggio (come se Palagiano potesse contare sui turisti), ma nella sostanza finalizzata a reiterare quel nulla critico che rappresenta, in fin dei conti, l’unica tradizione che Palagiano sembra essere in grado di tramandare intatta attraverso i secoli.
Per dire, qualche giorno fa sentivo magnificare su quello stesso gruppo le presunte meraviglie di un “fatto storico”: la piantumazione datasi intorno al 1799, anche qui a Palagiano, di un Albero della Libertà. Usanza tutta francese che qui da noi venne importata da qualche “intellettuale” in vena di giocare al gioco della rivoluzione.
Non intendo negare la storicità di tale avvenimento, mi sembrano però uno sproposito e un anacronismo volerlo annoverare tra i fatti degni di rilievo qui a Palagiano come in tutto il Sud. Che, per dirlo come si deve, il nome “Sud” se lo vide appiccicare dai Savoia, atteso che fino ad allora era stato il Regno dei Borbone. Piaccia o non piaccia tale denominazione, così come potrà piacere o non piacere la nostra storia in ispecie a quanti l’avrebbero preferita costellata di rivoluzioni e piena di uomini vogliosi di piantumare Alberi della Libertà (immaginifica) ogni santo giorno.
La storia, quella vera, purtroppo per quanti non si danno pace ricordando che di Albero ne sia stato piantato solo uno, ci racconta ben altro: un tale cardinal Ruffo da Reggio Calabria non ci mise molto a metter su un esercito composto “di bifolchi” (non sia mai che i bifolchi vengano considerati “popolo”), che in quattro e quattro otto spazzò via “intellettuali” locali, idee e alberi d’importazione.
La storia, sempre quella vera, ci racconta insomma che se al limite ci fu un’adunza di popolo per assistere alla piantumazione dell’Albero, detta adunanza, letta alla luce di quanto sarebbe accaduto di lì a poco, avvenne più coercizione che per adesione spontanea. Un po’ alla maniera di quanto si fa oggi quando viene piantumato un Albero della Pace sotto il Comune. Solo che adesso il “popolo” è rappresentato da bimbetti delle elementari (forse per ragioni di sicurezza, atteso che dei bimbetti difficilmente risponderebbero all’appello a volersi armare lanciato da un redivivo Ruffo di Calabria) e gli “intellettuali” da torme di insegnanti delle elementari. A restare immutata sembra ci sia solo la passione per gli alberi, che, te lo garantisco da ex vivaista, scarseggiano anch’essi di senso critico.
Mimmo Forleo