Giuseppe Favale:”Ecco perche’…”
20 Aprile 2004gi? due molto bravi, Antonella Ricciardi (Gazzetta del Mezzogiorno) ed Antonio Notarnicola (Corriere del Giorno), che forse si offenderebbero se io accettasi un titolo che non mi appartiene, un titolo che richiede una preparazione ed una esperienza sul campo che non posseggo. Sono iscritto al P.C.I.-P.D.S.-D.S. dal 1963, anche se, per motivi di lavoro, non ho potuto partecipare, negli ultimi anni, alla vita politica del mio Partito. Ho per? partecipato attivamente a molte lotte sindacali all'interno dell'Ilva e, con Salvatore Di Corato, dirigente provinciale della F.I.O.M., ho contribuito al riconoscimento dei benefici contributivi derivanti dall'esposizione all'amianto.
Palagiano.net ? un portale non inquadrabile ideologicamente, che intende far conoscere il nostro territorio: vi sono sezioni riguardanti la geologia, le tradizioni, e una sezione dedicata alla politica, alla quale collaboro.
Ho cercato e cercher? sempre di non dare una interpretazione di parte nelle cose che scrivo, e spero di riuscirci.
Dico spero, perch? sai bene che la coscienza politica ? un qualcosa che hai dentro, non ? un qualcosa di materiale che si possa eliminare a comando, non ? un paio di scarpe che puoi decidere se calzare o meno.
Ti ringrazio per le parole di apprezzamento del nostro lavoro, perch? premia gli sforzi di tutti noi, e di Mario Liverano, Lelio Festa ed Enzo Lor? in particolare, che ne stanno curando l'aspetto tecnico e dirigenziale.
Vuoi sapere perch? abbia deciso di intervistare il sign. Nunzio Scalera, e ti rispondo volentieri, anche perch? questa domanda mi ? stata rivolta da altri nostri concittadini.
In questa intervista ci sono domande che intendono chiarire alcuni aspetti della vita politica del nostro paese, e ci sono domande pi? ?leggere?, il cui fine ? rendere pi? vicino ai cittadini chi ha rivestito importanti cariche nel nostro Comune.
Ho ritenuto opportuno cominciare intervistando il politico che pi? di tutti ha lasciato un'impronta di s?, il politico che pi? di tutti ha determinato nelle persone consensi o dissensi. Poich? hai letto con interesse questa intervista, sono sicuro che, con altrettanto interesse, leggerai la prossima, perch? rivolta al prof. Tito Anzolin, che certamente non ha bisogno di presentazioni.
Ho cercato e cercher? di non privilegiare nessuno degli intervistati, in quanto a tutti ho rivolto e rivolger? domande insidiose e domande leggere, tenendo presente la loro personalit? e il relativo impegno politico.
Nelle interviste, come hai notato e noterai, ci sono domande ?serie? che credo tutti avremmo voluto rivolgere loro, domande spiritose, e domande simili a pettegolezzi sotto l'ombrellone, che nessuno avrebbe mai osato rivolgergli.
Non credo si potr? dire che a qualcuno abbia rivolto domande meno insidiose di altri, e basta leggerle per accertarsene. Ovviamente, data la mia fede politica, non ho condiviso alcune risposte, ma ho ritenuto utile non fare commenti, perch? ognuno doveva sentirsi libero di dare le risposte che riteneva opportune, e nessuno degli intervistati pu? dire che abbia cercato di limitare la sua libert? di espressione.
Il mio desiderio ? fornire una versione dei fatti secondo il punto di vista di chi ne ? stato interprete principale: ognuno ? libero di non condividere alcune risposte, ma ? proprio per questo che gli intervistati hanno dato la propria disponibilit? a rispondere ad eventuali domande.
Qualunque sia l'opinione che si ha degli intervistati, nessuno pu? affermare che siano dei pavidi, perch?, se cos? fosse stato, si sarebbero sottratti all'intervista.
Qualcuno mi ha chiesto: ?Cosa c'? dietro??. Credimi, c'? solo la volont? di fare qualcosa di utile per il nostro paese, perch? non ci pu? essere futuro quando si affida il progresso all'oblio del passato, quando ci si illude di aver ragione negando ad altri la possibilit? di difendersi. Chi insegue il mancato confronto ? destinato a fallire, seppellito dallo stesso silenzio assoluto che ha creato intorno a s? e alle sue azioni.
Un politico lo si pu? amare o contestare per le cose che fa o che dice, ma non bisognerebbe mai dimenticare che, qualsiasi dialogo, pu? dare frutti solo se rimane nei giusti confini della correttezza civile e morale, altrimenti diventa un litigare sterile che alimenta solo un albero, quello della demagogia e dell'ipocrisia, tra i cui frutti certamente non alberga lo sviluppo della societ? in generale, e del nostro Comune in particolare.