Promozione della Storia
8 Settembre 2005Ora, avere per ospiti cotanti personaggi era considerato alla stregua di una prova inappellabile in cui potere fare sfoggio di ?civilt?? e buone maniere. Ma, nonostante gli sforzi profusi, ogni volta si finiva con l?avere l?impressione che la strada da percorrere fosse ancora lunga e che quel mondo, per un giorno in graziosa trasferta proprio in casa nostra, restasse per motivi misteriosi ancora estraneo e inarrivabile. Cos?, finito il pranzo e arrivato il momento dei saluti, i nostri ospiti se ne tornavano nelle loro dimore cittadine gratificati, non solo, dal lauto desinare ma soprattutto dall?evidente senso di sconfinata ammirazione nostro nei loro confronti e di quel mondo da noi solo immaginato e del quale erano i fortunati ambasciatori.
A distanza di qualche decennio, grazie alla crescente scolarizzazione e ad una apertura dell?angusto orizzonte di paese, noi, ultimi testimoni di quel periodo, abbiamo realizzato che le magnificenze di allora, o che tali ci apparivano, non hanno resistito all?usura del tempo che, trascorrendo, ha reso disincantato il nostro sguardo. L?ammirazione incondizionata di allora si ? trasformata in ricordo imbarazzato di persone che pur restando tali e quali hanno acquisito, per colpa del nostro cambiamento, tratti e caratteri nuovi, e per i quali non spenderemmo un oncia del nostro antico incanto ma, semmai, tutte le caustiche osservazioni che oggi ci ispirano.
Qualche sera fa, in occasione della presentazione del lavoro del ?professor? Gravina, al quale manifesto tutta la mia stima e considerazione, ho vissuto un mio personale ?dej? vu? proustiano. Le parole nella circostanza usate da due personaggi, l?uno palagianese, l?altro tarantino, mi hanno fatto rivivere quegli anni della mia infanzia, di cui dicevo poc?anzi, che non ricordavo affatto.
Ho rivisto, nei modi del primo, nel suo insistito lodare lo spirito di religiosit? che avrebbe, a suo dire, contraddistinto la nostra comunit?, il compassionevole affanno che afferrava i nostri cari quando, sapendo che nulla era pi? gradito dagli illustri ospiti, decantavano la bont? e la genuinit? delle cibarie che via via si succedevano.
Ho rivisto, nei modi del secondo, nell?evidente compiacimento che provava facendo ?dono? della sua presenza, l?aria di distinzione non proprio discreta di cui doveva far mostra chi veniva dalla ?citt??. Come definire altrimenti l?effluvio di parole e citazioni, talvolta improbabili, rispolverate per l?occasione?
Veniamo al suggerimento. Ecco, consiglierei, per i prossimi incontri, che si risparmiasse un po? del tempo dedicato alle presentazioni di rito e che lo si dedicasse, quel tempo, a quanti finora hanno solo potuto ascoltare. Non ? sicuro, ma forse avrebbero cose pi? interessanti da offrire.
Caro Mimmo,
anch'io mi son rotto i coglioni ma.. devi capire anche quelli …son voti.
Tutto fa brodo.
Le cose cambieranno.
Lino Valente