Sul disastro ambientale della nostra costa
17 Marzo 2006“il manifesto” del 14 Marzo 2006
Tonnellate di rifiuti tossici nel golfo di Taranto
di Serena Giannico
In circa due anni hanno portato a spasso per l'Italia 90 mila tonnellate di rifiuti liquidi pericolosi, alla fine gettati al largo dello Jonio. Le sostanze tossiche, dopo aver fatto un tour per il Belpaese, invece di essere stoccate, trattate e smaltite, venivano sversate, tramite apposite condotte, nelle acque del golfo di Taranto, a 320 metri dalla costa, riempita di veleni. L'attivit? illecita, che ha fruttato 15 milioni di euro, ? stata scoperta dalla polizia stradale di Lanciano (Chieti) e dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma e di Pescara. In sedici sono stati arrestati e altri 62 sono stati denunciati. Nei provvedimenti di custodia cautelare vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, di disastro ambientale e falso ideologico. L'inchiesta ? scattata nell'aprile del 2004 quando gli agenti della polstrada, in val di Sangro, hanno fermato un'autocisterna. Esaminando le carte, camuffate, hanno scovato irregolarit?. A quel punto sono cominciati pedinamenti, verifiche documentali, appostamenti, osservazioni e intercettazioni. Ed ? saltato fuori che la base operativa del traffico fuorilegge di rifiuti era l'azienda Ciaf Ambiente di Atessa, impianto che fa capo al gruppo di Calogero Marrollo, presidente di Confindustria Abruzzo, e della societ? Depuracque. Da qui i rifiuti, arrivati soprattutto dalle raffinerie di petrolio della Sicilia ma anche da Veneto, Lombardia, Toscana, Marche e Molise, senza subire alcun tipo di trattamento, venivano trasferiti alla Hidrochemical Service di Taranto che provvedeva a buttarli in mare. E a farli cos? sparire.
Gli investigatori hanno scoperto che i camion pieni di emulsioni oleose, acidi, fanghi contaminati, solventi, morchie oleose e idrocarburi si trattenevano all'interno dello stabilimento Ciaf per pochi minuti, mentre per i trattamenti depurativi a cui dovevano essere sottoposti i carichi occorrevano dalle 7 alle 8 ore. Quindi la societ? Ciaf forniva documenti attestanti avvenuti trattamenti mai effettuati sui rifiuti altamente nocivi. E ci? con la complicit? di altre imprese del settore: la Paradivi Servizi di Priolo Gargallo (Catania), la Ambiente e Tecnologia di Bitonto (Bari), la Laterlite di Lentella (Chieti) e la Ecom di Limosano (Campobasso). Il viaggio delle scorie terminava alla Hidrochemical. E neppure qui venivano effettuati trattamenti: ci si limitava a disfarsi dei reflui… mandandoli ai pesci.
“Corriere del Mezzogiorno” del 14/03/2006
Nel mare di Taranto 90mila tonnellate di rifiutiSotto accusa la Hidrochemical: avrebbe versato nello Jonio residui chimici. Legambiente: l?Arpa non controlla
di Dinoi
Novantamila tonnellate di rifiuti liquidi tossici e nocivi, immessi in mare, a Taranto, senza essere prima trattati. Un giro d' affari di 15 milioni di euro accertato in due anni d'inchiesta della procura della Repubblica di Lanciano. Sedici sono stati gli arrestati in un'operazione, denominata ?Mare Chiaro?, che ha scardinato un giro illegale ramificato in numerose regioni italiane, con altre ottanta persone circa indagate.
La Ciaf. Centro delle operazioni era la societ? ambientale Ciaf di Atessa (Chieti), la quale riceveva rifiuti da varie regioni. Dalla Ciaf i rifiuti ripartivano, con bolle false, come se fossero stati trattati, verso la Hidrochemical Service di Taranto, dove venivano immessi direttamente in mare, attraverso un apposito tunnel sottomarino, lungo 300 metri, dove avrebbero dovuto transitare, invece, solo reflui trattati.
“Il pianeta e tutti i suoi abitanti stanno soffrendo da troppo tempo a causa di questi scoreggiati mentali.
Ma essi da soli non potrebbero nulla se non fossero sostenuti dalla mancanza di cultura e coscienza di miliardi di individui che, a proprio danno, si rendono stupidamente complici dell'attuale stato di cose.
Le scoperte scientifiche, culturali e spirituali che si sono diffuse negli ultimi decenni rendono teoricamente possibile vivere su questo meraviglioso pianeta senza sfruttare, ferire, torturare, inquinare, sottomettere.”
Non ricordo il nome dell'autore
Loredana Favale