Lettera di Haidi Giuliani alla madre di Federico Aldrovandi
24 Marzo 2006Quando muore un figlio, qualsiasi figlio in qualsiasi modo, le parole si fanno pesanti come macigni: ? faticoso pronunciarle, ? faticoso ascoltarle. Spesso ci ballano in testa lasciandoci ogni volta pi? confuse e spossate.
Quando ? stato ucciso il mio, anch'io sono rimasta in silenzio, come te: per cercare di capire che cosa era successo, capire perch? e come. Anch'io, come te, non credevo a quanto mi era stato raccontato: perch? conoscevo il mio ragazzo, il suo carattere, il suo modo di reagire alle situazioni.
Come su Federico, anche su Carlo moribondo qualcuno ha infierito, prendendolo a calci in faccia, spaccandogli la fronte con una pietrata. Come di Federico, anche di Carlo ? stato detto che era un drogato, un poco di buono, uno senza lavoro, senza casa n? famiglia, come se esistesse una condanna legittima e automatica alla pena di morte per chi lo fosse davvero.
Anche a me ? stato impedito per molte, troppe ore, di vedere il suo corpo. Anch'io, come te, non so chi l'ha ucciso. Anch'io, come te, ho aspettato che persone competenti, preposte istituzionalmente a questo compito, restituissero alla sua morte almeno la verit?; persone impegnate per legge, cos? io credevo, ad assolvere il loro compito fino in fondo.
Non ? stato facile reprimere il dolore, schiacciarlo, nasconderlo per recuperare la lucidit? necessaria a rivedere e raccontare migliaia di volte la morte di mio figlio: mi spingevano la disperazione di non poter fare pi? nulla per lui, la coscienza di tutti gli altri figli e figlie per i quali era necessario e urgente fare qualcosa. Le violenze portate ai manifestanti da parte di interi settori delle forze dell'ordine, nel marzo napoletano e nel luglio genovese del 2001, e l'uccisione di Carlo, avevano mostrato, a mio giudizio, diversi livelli di volont? repressiva: uno internazionale, che si manifester? dopo l'11 Settembre e il Patriot Act; uno nazionale, dichiarato dal Governo di centrodestra, deciso a “mostrare i muscoli” nei confronti di ogni forma di dissenso; e uno individuale, covato in molti anni di distratta democrazia all'interno di caserme, questure, corpi di Stato, luoghi di detenzione.
Il capo della Polizia De Gennaro, nominato dal Governo di centrosinistra, ? stato promosso sul campo (quello genovese, probabilmente grazie all'operazione Diaz, come ha gi? osservato qualcuno) dal Governo di centrodestra e ha confermato i propri indiscussi poteri di uomo al di sopra di ogni sospetto. Mentre le televisioni pubbliche e private continuano a sfornare commoventi telefilm su marescialli integerrimi, eroici commissari ed umili agenti votati alla missione in difesa del Cittadino, ragazzi dei centri sociali, migranti, tossicodipendenti, continuano a raccontare (quando ne hanno il coraggio) di minacce, soprusi, violenze subite; di busti mussoliniani e gagliardetti (abbiamo visto qualcosa di simile anche nella sala di comando dei Carabinieri, a Nassyria); di canzoncine e saluti fascisti. Nessuno intende fare di ogni erba un fascio, naturalmente, ma negare la realt? ? pericoloso, pericoloso difendere a priori l'operato delle forze dell'ordine (come a Genova cos? a Napoli, a Milano, a Torino, a Venaus… ma la lista ? pi? lunga); pericoloso assicurare l'impunit? a qualsiasi divisa; voler chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca, anche all'opinione pubblica; pericoloso manipolare l'informazione.
Per la prima volta, dopo la morte di Federico, abbiamo sentito parlare di mele marce, solo per essere subito rassicurati che erano gi? state allontanate. Non ho smesso un momento, negli ultimi quattro anni, di richiamare l'attenzione di tutte le persone che incontravo sul problema dell'immunit? di agenti che si trovano in ogni situazione “dalla parte del manganello”, armati. A lungo andare, chi si rende conto che non sar? mai chiamato a rispondere delle proprie azioni, assume l'atteggiamento arrogante che troppo spesso (e neanche in tutti i casi) abbiamo potuto e dovuto constatare; finisce per sentirsi onnipotente, soprattutto nei confronti di individui isolati, deboli o emarginati. A volte ? sufficiente una parola irriverente, un gesto, per scatenare la reazione “punitiva” da parte di agenti che intendono il proprio ruolo in modo cos? distorto. I manganellatori di Genova mi hanno spesso ricordato il militare che ha ucciso Francesco Lorusso, nel '77 a Bologna.
Ad un giornalista che gli chiedeva perch? avesse sparato agli studenti: “Te lo posso dire –
ha risposto – tanto so che non mi faranno niente: ridevano di noi”. Non ho smesso un momento: sono stati quattro anni di raccolta e diffusione di notizie, di interventi, di appelli. Il comitato Verit? e Giustizia, insieme al comitato Piazza Carlo Giuliani e all'Arci, hanno raccolto pi? di diecimila firme in calce a una petizione che chiedeva, oltre ad un'inchiesta parlamentare sui fatti di Genova, di istituire un costante aggiornamento professionale indirizzato ad una formazione non violenta delle forze di polizia.
Con le Reti-invisibili (http://www.reti-invisibili.net ) – che faticosamente raccolgono la memoria di tante morti “di piazza”, e di stragi, rimaste senza responsabili – ? stato recentemente rivolto un appello analogo all'Unione.
Quattro anni di lavoro, ma non ? bastato: altrimenti, forse, Federico sarebbe ancora vivo.
Per questo ti chiedo perdono.
La mamma di Carlo Haidi Gaggio Giuliani
FONTE: www.reti-invisibili.net
In ogni professione troviamo persone che farebbero bene a dimettersi!!!
Tuttavia, quando esprimiamo opinioni e' conveniente “pensare” anche come la parte opposta: vedrete che il giudizio finale sara' piu' obiettivo.
Life
p.s.
per oltre 10 anni sono stato “perseguitato” per via dei miei capelli lunghi…
ora non mi ferma piu' nessuno!!!
Sentite cari signori e signore (qualora ve ne fossero tra di voi…..), onestamente non so' se vi siete bevuti il cervello o quant'altro ,ma vi rendete conto di cosa state dicendo??? State strumentalizzando ancora una volta dei gravissimi ed eccezionali accaduti di cronaca per meschini fini elettorali.Sono indignato.
Per quanto riguarda lei Don (che di “Don” mi sa' che ha appena il nik…..)se ha elementi “concreti” le consiglio di recarsi subito al piu' vicino comando di polizia a denunciare quello che le e' accaduto e lasciare a chi di dovere di svolgere le opportune indagini.
con la cordialita' di sempre,
gas-8888-
giuro che questa e' l'ultima volta che scrivo a proposito di questo argomento,ma io non so' piu' cosa pensare di te “don”.
Innanzitutto ho capito benissimo che erano carabinieri quelli in questione percui ti ho invitato a rivolgerti alla polizia (ammenoche' tu ripudii tutte le forze che sono preposte all' mantenimento dell' ordine pubblico…….).
Secondo: hai testualmente detto che il tizio che tu conoscevi lo avete reincontrato tre mesi dopo il suo fortunoso ingresso nell arma dei carabinieri e vi ha detto “………… ……. ……” concludi scrivendo che avete constatato che aveva ricevuto un “lavaggio del cervello”.Denoto che ci sono grosse incongruenze in quel che tu scrivi,mi chiedo se tu non lo faccia solo per diletto (si insomma tanto per farlo,alla stessa stregua di chi va'al bar o alla maniera dei buontemponi, mah chissa' ). Un consilgio gente non meditate come “don”.
Quanto a lei sig.ra Favale,capisco perfettamente che una mamma possa risentirsi in qualita di “mamma” riguardo quanto e' accaduto, ma al tempo stesso le chiedo se lei si e' mai chiesto: ma sto' benedetto ragazzo cosa ci faceva in quel momento e sopratutto secondo lei e' normale ” manifestare” in quel modo???
tutti abbiamo diritto a manifestare ma al tempo stesso dobbiamo ricordare che la nostra liberta' termina quando siamo in prossimita' della liberta' altrui e' questione di rispetto e di educazione…….
Mi risponda:come si sarebbe sentita se lei e i suoi figli foste aggrediti e feriti dalle pietre “amiche” lanciate da codesti?????
cordialmente……….
gas-8888-