Al vincitore perdente quel che ? suo, al perdente vincitore quel che ? suo
20 Aprile 2006La si conquista con la persuasione e con il consenso.
Lei ha persuaso met? degli italiani pi? un pugno di voti soggetti ancora a verifiche ma accertati secondo le regole, uno 0,6 per mille di maggioranza che fa la microscopica differenza, ma la differenza.
Dovrebbe riconoscere politicamente che questo ? un serio problema. Dovrebbe avere un atteggiamento fermo ma anche umile nel rapporto con un avversario al quale ? andato un consenso grosso modo uguale al suo.
Dovrebbe scrivere la parola fine al capitolo dei rancori, dei livori, degli attacchi personali, del disprezzo antropologico verso l?altra met? del paese.
Dovrebbe farlo con la massima chiarezza e praticit? possibili, impostando in prima persona un serio dialogo civile e istituzionale che consenta alle istituzioni repubblicane di funzionare, e alla sua maggioranza dello 0,6 per mille di operare con efficacia, sotto il controllo di una opposizione clamorosamente forte nella societ?.
Lei insomma ? dentro il paradosso del vincitore perdente, deve saperlo e farsene una ragione, comportandosi con maggiore compostezza di quanto non abbia fatto all?alba dell?11 aprile, quando si ? proclamato nuovo principe mentre continuava la conta, seguendo certo una vecchia consuetudine, festeggiare cio? i dati provvisori del Viminale, ma in condizioni eccezionali e rarissime, che avrebbero dovuto suggerirle maggiore prudenza.
Quanto al perdente vincitore, il nostro caro Cav., sarebbe giusto e anche utile per lui stesso che anticipasse a sorpresa quella stretta di mano che ancora ? rinviata, in clima di ostilit? recalcitrante gi? peraltro corretto dalle concessioni a piena e a mezza bocca di alcuni dei suoi maggiori alleati. Ma il suo comportamento lo comprendiamo e lo rispettiamo, senza bisogno di condividerne il significato politico.
Statista e uomo privato, Berlusconi ragiona da cittadino qualsiasi.
Ha ottenuto un risultato fantastico, ha respinto un referendum balordo su di s?, ha sconfitto chi voleva un?ordalia come tante organizzate anche in passato contro il suo diritto a rappresentare un?altra Italia, ha proposto una dialogo serio e vero e se lo ? visto respinto in modo abbastanza meschino e non proprio responsabile, ed ? pragmatico e pignolo, vuole vedre tutte le carte prima di mollare il piatto, ma proprio tutte. In questo si distacca dalla consuetudine repubblicana, fa di nuovo l?americano, non tiene conto delle specificit? e delle ipocrisie e dei paludamenti parrucconi del nostro sistema.
Finch? la cosa non diventi grottesca, finch? non si isoli in modo tetragono dal paese e dal buonsenso, si pu? ben aspettare a ?esigere? l?accettazione della mezza sconfitta che sottolinea la mezza vittoria, evitando di fare i saputelli sulla pelle degli altri e dell?altrui stato d?animo.
Poi la stretta di mano, con ricorso incorporato, dovr? avvenire. Prodi ha un evidente difetto di legittimazione popolare, in rapporto all?azione di governo, e speriamo che Berlusconi non si procuri da solo una delegittimazione comportamentale, in relazione ai suoi doveri di capo dell?opposizione e candidato a una possibile rivincita in tempi non proprio geologici. questo perch? riconosco la vittoria elettorale di Prodi. e quella politica del Cavaliere