A Palagiano la prima tappa del tour dei diritti
4 Maggio 2010Può una legge vecchia di quarant’anni stare al passo coi tempi? Si, se questa legge è la 300 del 1970, meglio conosciuta come lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, che segnò uno spartiacque tra la legislazione del lavoro esistente, basti pensare alla 604 del 1966 (Norme sui licenziamenti individuali), e quella successiva.
In tutti questi anni non sono mancati tentativi di anestetizzarne gli effetti, colpendo in modo particolare i due architravi sui quali la legge si fonda: l’art. 18 (Reintegrazione nel posto di lavoro) e l’art. 28 (Repressione della condotta antisindacale).
Questo uno dei punti dibattuti durante un incontro organizzato a Palagiano dalla FLAI CGIL, “Storie di diritti negati nel mondo dell’agricoltura che vuole cambiare”, dove è stato presentato il docu – film “Mimma e Annibale”, sottotitolo “gli uomini e le donne invisibili dell’agricoltura italiana”. Al centro, storie di braccianti e delle loro condizioni di lavoro, perché “per liberare i diritti bisogna conoscerli”, ha sostenuto la giornalista Maristella Bagiolini, “e i braccianti sono una forza economica e sociale importante”. Mimma e Annibale, un nome italiano e uno eritreo, in un video che anche nel titolo abbatte gli steccati dell’intolleranza, in una comunanza di bisogni che si fatica a rintracciarli sui media, perché il lavoro di tutti i giorni non fa notizia. La storia si svolge di notte, con protagonisti emarginati, poveri, immigrati, in una società che fa finta di nulla. Vengono ricordate la figura di Giuseppe Di Vittorio, le condizioni di lavoro dei braccianti, costretti a subire minacce e molestie sessuali. Sveglia alle tre, alle cinque arrivo sul posto di lavoro, al bagno una sola volta, un panino, nessun diritto, nessuna lamentela, pena il licenziamento, ed è così che i caporali, travestiti da agenzie dei trasporti, mettono a segno la loro truffa. Un video corale di denuncia, per informare sulle condizioni di lavoro che i braccianti sono costretti a subire. Giuseppe Scarano, coordinatore CGIL cittadino, parla del capolarato, “sistema criminoso di sfruttamento”, ricordando che per i braccianti “non ci sono ammortizzatori sociali, visite mediche, controlli igienici”, corollario alla mancanza dei più elementari diritti. Sulla stessa scia l’intervento di Mimmo Stasi, Segretario Generale FLAI CGIL Taranto. “Il video è stato realizzato per far conoscere la situazione dei braccianti al mondo politico, ha infatti sostenuto, che su queste tematiche non si è confrontato. Non intendiamo affidare la nostra missione a che fa attività politica, ma vogliamo che i politici intervengano presso le Istituzioni, a salvaguardia e tutela di questi lavoratori”. Nei loro interventi, amarezza per l’assenza dei Partiti e delle istituzioni. Unica eccezione Vito Cervellera, presente come consigliere comunale di opposizione, rappresentante di Sinistra Ecologia Libertà, e iscritto alla CGIL, che ha lamentato lo scollamento fra classe politica e mondo del lavoro.
Giuseppe Favale