AGGRAPPATI ALLE CIANFRUSAGLIE
14 Giugno 2010Un battibecco originatosi su Facebook tra me e il dott. Aldo Marino (che volete farci, ho cominciato a “far danni” anche di là) a proposito di Berlinguer, mi ha offerto lo spunto per un commento avente questo tenore: affondato il marxismo (il suo impianto filosofico-politico-economico) dalla storia, i suoi naufraghi si sono aggrappati disperatamente ad ogni cianfrusaglia ideologica che anche alla lontana ricordasse i fasti passati e desse l’impressione che da un limone secco si possa spremere ancora qualcosa.
Nel caso in questione, la cianfrusaglia è a mio avviso rappresentata dalla presunta “eredità morale” che Berlinguer avrebbe tramandato ai posteri. E che questi abbastanza stranamente, pur dicendosi convinti dell’esistenza di un tale lascito, evitano come la peste.
Dato che è Enrico Berlinguer (più precisamente, quale significato attribuire alla sua eredità morale) a fare da oggetto del contendere della singolare disputa, e dato che di Berlinguer tende a tramandarsi una visione che lo colloca tra i santi laici della storia repubblicana, la questione può essere liquidata in “quattro e quattr’otto” ricordandosi di una vignetta apparsa, con Berlinguer vivente, sul foglio satirico “il Male”.
In quella vignetta composta da due disegni, ad essere rappresentato era Armando Cossutta nell’atto di imbarcarsi su un aereo diretto a Mosca, nel primo disegno, e nell’atto di scendere da quello di ritorno, nella seconda. Queste, rispettivamente, le didascalie allegate ai disegni: 1) “Partito comunista italiano”, 2) “Tornato comunista russo”. A far compagnia a Cossutta, in entrambi i disegni, una valigia.
Ora, tralasciando un aspetto ironico emerso dai commenti e che meriterebbe di essere approfondito a parte (il dott. Marino, incautamente, si è lasciato scappare un “Povera Patria Nostra”, riferendosi a una patria – presumibilmente quella italiana, ma potrebbe trattarsi pure di quella russa. Chissà? – che non saprebbe onorare, per colpa degli pseudointellettuali come me, ovviamente, i suoi figli migliori), la domanda che viene spontaneo porsi è la seguente: “Ma Berlinguer, era o ci faceva?”.
Se neppure a un foglio satirico “di sinistra” sfuggiva il non secondario particolare costituito da un PCI succube anche economicamente dei sovietici, è mai possibile che l’unico a non accorgersene sia stato Enrico Berlinguer?
E dando per scontato che Berlinguer non poteva non sapere, non pare anche a voi eccessivo farne (così come è stato fatto dopo la sua morte) un’icona della morale?
A questo punto qualcuno tra i beatificatori di Berlinguer potrebbe obiettare utilizzando l’obiezione di sempre: “Erano altri tempi, tempi in cui era necessario schierarsi da una parte o dall’altra…”.
“Necessario” un corno!
Anche ammettendo come vera un’altra possibile obiezione: “Senza lo schierarsi dalla parte del regime sovietico, e senza l’appoggio ricevuto, non si sarebbero date le conquiste a favore dei lavoratori che si sono avute.” Anche ammettendo questo, dicevo, la cosa continuerebbe ad essere immorale, profondamente immorale.
Si sarebbe dato un baratto aberrante: la “liberazione” dei lavoratori dell’Ovest in cambio dell’oppressione di quelli dell’Est.
Scusate tanto cari beatificatori, per me questo si chiama imperialismo.
Ha tutti i caratteri di quello stesso imperialismo che denunciate quando vi scagliate contro gli Ogm o vi dite favorevoli alla “decrescita” economica del pianeta. Perché, questo è quello che sostenete, è immorale che una parte (quella occidentale, ovviamente) si arricchisca scaricando per i intero i costi sull’altra parte (quella “sottosviluppata”).
Al momento avrei finito, mi basta aver chiarito quanto risulti stramba l’idea di morale che a sinistra fa ancora qualche proselito.
Ma non è detto che a breve non ritorni per affrontare un altro problema, quello riguardante la storia del PCI. Perché anch’io, come il dott. Marino, sono convinto che “un po’ di storia farebbe bene a tutti…”.
Mimmo Forleo