Ma veramente LA COLPA è SOLO e TUTTA dei POLITICI ? Ragioniamoci… onestamente
30 Giugno 2017Di Raffaele Langone
Da sempre troppi italiani non cercano, non chiedono e non si battono per ottenere il rispetto delle regole e dei diritti di tutti, ma, al contrario, cercano di perseguire il proprio interesse personale “a qualunque costo”. Se si considera quanti italiani non pagano le tasse, quanti realizzano costruzioni abusive, quanti si fanno raccomandare (con ciò ledendo i diritti di chi viene “scavalcato”), quanti non rispettano le regole più diverse, gli obblighi contrattuali, i doveri più vari, quanti frodano le assicurazioni, ci si rende conto di come sia possibile che un’intera classe dirigente non si vergogni dei suoi misfatti.
Il “popolo italiano” non vuole da chi ha potere giustizia, correttezza, rispetto delle regole, ma favori, “risultati”, “vantaggi”. Così stando le cose, ciò che ci sta accadendo non è di essere una società di persone perbene governate male, ma di essere un popolo di “furbi”, di approfittatori, di egoisti, di cinici, di disillusi che esprime, com’è inevitabile che sia, una classe dirigente uguale a se stesso.
Dunque, non si tratta solo di fare una qualche legge che regoli come scegliere chi ci deve governare, ma di lavorare perché la società migliori se stessa, così che anche la sua classe dirigente sia conseguentemente migliore. Così come non verrebbero candidati in Parlamento dei pregiudicati, se non ci fossero milioni di persone che li votano.
La nostra crisi è dunque una crisi grave e profonda. Non è una crisi contingente. Di una sola cosa c’è bisogno e una sola cosa ci potrebbe salvare: un serio recupero di una cultura del rispetto degli altri e delle regole.
Abbiamo il dovere di tentare di cominciare a cambiare il nostro Paese cambiando noi stessi, difendendo, a casa nostra, nel nostro posto di lavoro, fra i nostri amici, l’idea stessa di una vita civile e democratica.
Non si sa se riusciremo ma almeno non saremo stati complici di una epoca buia di degrado e inciviltà.
Quella odierna è l’epoca del “calcolo”: tutti, prima di impegnarsi, vogliono sapere se il loro impegno sarà coronato da successo.
Nessuno è disposto a un impegno che sia un valore in sé.
Non so se ce la faremo o no a cambiare il corso preso dalla nostra storia, ma l’unica possibilità di farcela è decidere che vale la pena di impegnarvicisi senza porre condizioni e di farlo non chiedendoci cosa i “politici”, i “magistrati”, i “giornalisti”,..insomma “gli altri” possono fare per noi, ma cosa noi stessi possiamo fare per noi e per il piccolo ambito nel quale ciascuno vive e opera.