IL LINGUAGGIO COME FUNZIONE POLITICA
12 Luglio 2010IL LINGUAGGIO COME FUNZIONE POLITICA
Premetto che scrivo solo quando un argomento mi appassiona e quando sono in una condizione “momentaneamente” favorevole.
L’articolo di qualche tempo fa apparso su P.net dell’amico Mimmo sullo “stato” mi ha sollecitato a tal punto che ho superato la mia ripugnanza istintiva nei confronti di ogni forma di esibizionismo, la mia pigrizia, la mia difficoltà a mettere nero su bianco, e mi sono lasciato coinvolgere nella discussione e cimentato a scrivere alcune mie considerazioni a riguardo.
Consapevole però che ogni argomento trattato ne sollecita uno nuovo, che è facile dopo tutto che l’entusiasmo iniziale prima o poi sfumi, consapevole anche che tutto quello che avrei voluto dire che ritenevo importante non l’ho detto.
Un argomento “censurato” però voglio almeno accennarlo per la sua importanza quale la questione femminile che proprio con la nascita dello “statoha iniziato il suo declino.
Infatti prima di allora la discendenza parentale era in linea diretta femminile, gli armenti (quelli in uso dalle donne) erano a gestione esclusiva della donna .
E’ proprio a partire da quel momento e progressivamente il ruolo della donna è diventato sempre meno importante nella società fino a stabilire e attribuire sia il possesso che anche la parentela giuridicamente all’uomo.
Detto questo torno all’argomento.
Sin dai tempi antichi, gli esseri umani/a hanno inventato tecniche per migliorare l’esistenza quotidiana, estendendo le capacità del proprio corpo.
Le case, gli abiti, trasporto strumenti di lavoro, armi sono in fondo altro che estensioni del corpo.
La caratteristica dell’uomo/a infatti è forse proprio la capacità tecnica di ideare e costruire attrezzi sempre più evoluti rispetto agli altri animali che rimangono fermi rispetto a questa capacità.
L’uomo/a non è però solo questo, non è solo capacità tecnica per costruire estensioni del proprio corpo è capace altresì di costruire estensioni della propria intelligenza come la scrittura che a partire da piccoli segni chiamati “parole” oggi la ritroviamo come tutti la conosciamo “complesso linguaggio digitale”.
Questo tipo di linguaggio, questo tipo di comunicazione ci appare come un dato “naturale”- “mentale” è dobbiamo fare un notevole sforzo per capire che così non è che esso non è solo capacità tecnica ma soprattutto uno strumento politico.
Legare infatti una parola ad un significato , inculcare il significato voluto è un processo politico fondamentale.
Quando noi diciamo cavallo pensiamo ad un ippodromo, maneggio,……….ma non associamo il nome cavallo ad un calcio solo perché il cavallo potrebbe scalciare, quando diciamo gatto non associamo, graffio, solo perché potrebbe graffiare, e così via.
Altre parole invece, volutamente, sono associate a significati voluti, imposti.
Si possono fare molti esempi a riguardo, io ne faccio solo alcuni e rimando a chi si vuole distrarre un pò a leggere il bel libro di George Orwell 1984 che parla anche della neolingua.
RIVOLUZIONE: quante volte abbiamo usato questa parola, devo rivoluzionare casa, devo rivoluzionare il mio modo di vivere, le mie relazioni…….. quando invece parliamo di rivoluzione in termini politici associamo a questa parola sangue, morte ecc.
Come la parola gatto potrebbe……ma non è necessariamente così.
Infatti la caduta del muro di Berlino, fatto rivoluzionario, non ha decapitato nessuno anzi, prima, il suo mantenimento ha causato alcune morti.
Come anche l’abbandono delle colonie da parte dei portoghesi altro gesto rivoluzionario è stato senza spargimento di sangue.
Parole invece come “diversi” sono assimilati uguale inferiori , “comunismo” uguale dittatura marxista, mangia bambini, “anarchia” uguale utopia, caos e via dicendo.
E’ evidente per chi è un pochino attento che questa neolingua calpesta la dignità umana offende, insulta, ci umilia e nonostante ciò l’accettiamo quasi come per fede.
La menzogna universale quindi ha preso il posto della verità PLURALE.
Meditate gente meditate.
Vitaliano