Una nota per Mister x e per tutti i lettori di “palnet”.di Vito Vincenzo Di Turi
12 Luglio 2010Per MISTERX
Egregio Signore,
sono parzialmente d’accordo con Lei quando, con riferimento alla maggioranza dei palagianesi, dice che se ne “fregano”.
Mi spiego: se le notizie non vengono divulgate è chiaro che i palagianesi vanno a rifugiarsi nel “menefreghismo”, specie quando le notizie sono a senso unico, ovverosia quando una parte delle notizie vengono nascoste e, peggio ancora, quando vengono occultate razziando gli archivi.
Della storia di Palagiano, ormai, conosciamo tutto, o quasi: abbiamo le notizie storiche, conosciamo la latitudine e la longitudine, l’area del comune, la morfologia, la climatologia, la vegetazione, il modo di abitare, la popolazione, le condizioni di vita materiale ed intellettuale, gli usi, i costumi, le voci dialettali, l’agricoltura, il commercio ecc.,
Non conosciamo, invece, la storia demaniale di Palagiano, mi riferisco alle terre civiche che sono di proprietà dei cittadini, non perché i palagianesi non la vogliono conoscere, semplicemente perché non la si vuol far conoscere.
“. . .questo sacro patrimonio della popolazione di Palagiano è tutto illegittimamente occupato; neppure una zolla è stata risparmiata”.
Non sono io a dirlo, sono parole del Perito Demaniale Cav. Nicola Geofilo riportate nella sua relazione presentata al Consiglio comunale di Palagiano nella seduta del giorno 8 agosto 1915.
Sotto questo aspetto, in un mio scritto recente, ho avuto modo di evidenziare che le terre, quasi sempre, erano possedute “illegittimamente” ( per dirla con le parole del Perito) da amministratori che facevano capo a quattro o cinque famiglie, peraltro, imparentate fra loro attraverso una fitta rete di matrimoni incrociati.
La composizione della Giunta Municipale del 1871 (confrontare la seduta della Giunta Municipale del 25 aprile 1871) che era formata da quattro assessori tutti con lo stesso cognome (cugini fra loro) mi hanno fatto scrivere che il Comune di Palagiano e della frazione Palagianello (è noto che Palagianello per 100 anni è stato prima comune aggregato e poi frazione di Palagiano) fosse un’azienda a conduzione familiare.
Per cui l’amministrazione comunale doveva controllare il sindaco, l’assessore oppure il consigliere comunale possessore illegittimo del demanio civico, poiché il Comune è l’Ente esponenziale che amministra, fra l’altro, le terre civiche che, come prima detto, sono di proprietà dei cittadini.
Ci è parso di capire che per oltre un secolo e mezzo, Palagianello e Palagiano hanno avuto Amministratori che nell’espletamento delle funzioni proprie degli òrgani istituzionali erano i controllori e controllati, ovverosia ispettori di se stessi.
Il nostro assunto è avvalorato dalla nota del 2 gennaio 1850, diretta all’Intendente della Provincia di Lecce, che ho avuto modo di visionare presso l’Archivio di Stato di Napoli.
In quella nota il perito, incaricato della verifica demaniale, comunica che:
“Sull’arrivare ch’io feci in Palagiano in Marzo ultimo quel Decurionato con sua Deliberazione de’ 20 dello stesso Mese deputò tre Decurioni onde con il loro intervento avess’io studiato le carte che per tal oggetto Ella si compiacque rimettermi. Ed essendomi di ciò occupato . . . . .il Decurionato nel di 30 del detto Mese . . . .indicò le proprietà Demaniali sulle quali cader doveva la verifica”
Così accadeva che, in presenza di una verifica demaniale, gli Amministratori, quasi tutti interessati alla questione Terre civiche, non solo nominavano i Consiglieri che dovevano, insieme al perito, studiare le carte ma, indicavano, pure, quale Demanio civico doveva subire la verifica. Certamente non quello in loro possesso. In definitiva la faccenda si chiudeva col domandare al lupo chi ha mangiato l’agnello che gli era stato dato in custodia.
Ed allora: Qui custodiet custodes? Chi sorveglierà i sorveglianti?
Ritengo che questi siano motivi validi perché certi documenti non siano reperiti e, tantomeno, pubblicati.
Chiudo rifacendomi, ancora, alla relazione del Perito Demaniale Cav. Nicola Geofilo del giorno 8 agosto 1915:
“E si capisce, dappoichè lo spettro demaniale poteva un giorno affacciarsi minaccioso”.
Molti saluti.
Leggo, con piacere, i suoi scritti sul sito che ci ospita. Grazie.
Vito Vincenzo Di Turi