Otto consigli utili anche a sinistra
6 Agosto 2010Nel settembre del 2009 comparve questo interessante post di Michele Boldrin su noiseFromAmeriKa: Operazione FFF. Consigli, non richiesti, alla vittima. (“FFF” sta per “Far Fuori Fini” ed è proprio Fini a vestire i panni della vittima)
Il post è di quelli di cui si consiglia la lettura integrale, ma ad uso dei lettori di Palagiano.net ho per comodità estrapolato gli otto “consigli” che qui riporto. Così come affermato nel titolo, ritengo sarebbe utile che anche la sinistra (almeno quella che dice di riconoscersi nel PD) li prendesse in seria considerazione.
Ho inoltre riportato un commento recente (è di ieri) dello stesso Boldrin al post che mi è parso altrettanto interessante da proporre.
1) Federalismo e stato italiano. Che stato nazionale vuoi e dove stai sulla questione federalismo? Non puoi stare con la cacca fritta della cosiddetta riforma federalista mal scritta da Bossi&Co. O stai contro, per lo stato centrale ed unitario, o stai oltre, per un federalismo liberale senza se e senza ma.
2) Crisi economica, modello di sviluppo, liberismo. Vuoi anche tu l’economia sociale di mercato? Pensi sia la risposta adeguata alla crisi economica (quella vera, non quella finanziaria) in cui l’Italia sta? Come cresce l’Italia nei prossimi vent’anni? Quali azioni di politica economica sbloccano la macchina italiana e la mettono, se può, in moto di nuovo? BS ha scelto l’economia sociale peronista, il PD (e, temo, IdV) han scelto l’economia sociale solidarista. Tu, stai con uno dei due o stai altrove?
3) Nord-Sud (che NON è la stessa cosa che il federalismo): vogliamo dire che il problema c’è e parlare, finalmente, al popolo del Nord che produce – che è ampio e senza il quale nessuno mai governerà l’Italia – ed a quello del Sud che un po’ produce e parecchio vorrebbe farlo – che magari non è così ampio, ma c’è e non se lo fila (mi veniva un altro verbo, scusate …) nessuno? Se non passi da lì, se non trovi una cosa o due (e che sian convincenti) da dire a chi ancora produce o intende farlo, continueranno a chiederti quante divisioni hai, sorridendo ironici.
4) Tasse e spesa pubblica. Le tagliamo per davvero o no? Vogliamo un paese in cui la spesa pubblica (e quindi le imposte) vanno sotto o stanno sopra al 40% del PIL? Le pensioni devono continuare ad essere il 15% del medesimo o vanno ricondotte al 10%? Vogliamo uno stato sociale che tale sia, o vogliamo sempre e comunque le prebende ai famigli? Le tasse servono per punire chi lavora e produce (i “ricchi”) o per finanziare la spesa pubblica che serve, quando serve?
5) Magistratura e divisione dei poteri: vogliamo tagliarlo il nodo gordiano? Vogliamo dire che non ci sono i buoni ed i cattivi, ma che il sistema giudiziario va radicalmente riformato non per punire le toghe (rosse, nere o nerazzurre che siano) ma perché possano fare il loro lavoro, che consiste nel mandare in galera chi viola le leggi, tutte le leggi?
6) Informazione: vogliamo dire che ad un paese libero serve un’informazione libera, indipendente e competitiva? Che la RAI va smembrata e privatizzata, che il duopolio deve essere spazzato via, che altri attori devono entrare e che la proprietà dei media va resa diffusa ed indipendente dai partiti e dallo stato?
7) Meritocrazia e concorrenza: sei a favore o contro? Le vuoi o no? E se le vuoi, cosa occorre fare, dove occorre incidere? Non tutto e subito, in dieci anni mi basta. Ma senza dire parole chiare sul come, il tutto rimane una giaculatoria.
8) Conflitto d’interessi e moralità pubblica. Che ci voglia la seconda l’hai detto, OK. Ma come, Gianfranco, la facciamo lievitare in questo paese amorale da troppo tempo? Passa per la risoluzione della questione conflitto d’interessi o no la ricostruzione d’una moralità pubblica per questo paese che chiamiamo Italia?
Fin qui gli otto “consigli”. Che poi sarebbero più che altro otto suggerimenti o spunti coi quali articolare un necessario e realistico programma di governo, programma di cui difettano tutte le forze politiche presenti nell’agone italiano.
Quello che segue, invece, è il commento del 30 luglio.
Beh, vediamo allora cosa potrebbe succedere.
Anzitutto, mi sembra significativo abbiano scelto le intercettazioni come terreno per rompere. Questo mostra che BS, alla fine, è uno che sa giocare veramente duro: sulle cose che contano per lui non transige. Gli hanno massacrato il DDL a cui teneva e lui li caccia. Sulla finanziaria potete dissentire fin che volete, tanto son soldi degli altri. Sulle intercettazioni che voglio bloccare per proteggere me stesso ed i miei compari, neanche parlarne.
Siccome hanno cercato disperatamente di mediare e si sono impuntati solo sulle intercettazioni, Fini ed i suoi mi sembrano in difficoltà. Non hanno una linea politica propria, fatta salva la questione “morale” da cui, assumo, sperano di ricavare profitto a destra.
Forse sanno o sospettano qualcosa su inchieste a venire. Questa, diciamo, è l’ipotesi più desiderabile ma non la più certa (la mia fiducia nell’acume e nella chiaroveggenza del politico medio italiano è quella che è sulla base dei fatti, e non mi sembra che Fini ed i suoi facciano eccezione alla regola empirica). Se fosse vero che è in arrivo un’ondata di arresti stile Mani Pulite in cui BS rischia di giocare il ruolo di Craxi, la decisione di Fini sarebbe perfetta. In qualche maniera lo dubito. Anzitutto perché BS non ha bisogno di rubare illegalmente per arricchirsi, lo fa legalmente usando le leggi che si confeziona, quindi un suo coinvolgimento diretto sembra improbabile. In secondo luogo perché il sistema sembra molto più marcio e la magistratura molto più debole: task forces come quella del pool di Milano non se ne vedono in giro. Comunque, questa è l’ipotesi uno.
È anche l’unica “buona” al momento, perché tutte le altre portano alla vittoria totale della coppia BS-Bossi o allo stallo.
Se Fini ed i suoi escono dal governo sono i “traditori”, ed hanno chiuso: il popolo del PdL è autoritario nell’anima ed avezzo a pensarsi in guerra dietro al capo. Il ruolo del TG1 del servo Minzolini è, in tutto questo, cruciale ed ancor più importante di Fede, Feltri ed altri lacchè: Minzolini, che orienta la pancia incolta d’Italia, è l’uomo che più conta per BS, elettoralmente parlando.
Le manovre per il Grande Centro continuano, son sempre di più lì in mezzo (casini, rutelli, mastella, pezzotta, cacciari, galan, montezemolo che li guarda e spinge, un tot di vescovi …) ma la gente disposta a votarli credo sia sempre meno. Per due ragioni: non hanno nulla da dire altro da “non siamo né comunisti né alleati di BS, per il momento”, e uno degli effetti collaterali della politica di BS è stato quello di estremizzare il dibattito politico e le opinioni dell’elettorato. Non a caso uno come Vendola (che sotto la retorica altisonante manda un messaggio che è un misto di comunismo e di affarismo: ci sediamo nei consigli d’amministrazione delle banche però predichiamo l’alternativa all’esistente) riceve crescenti consensi a sinistra, dove invece non esce una proposta una che sia credibile. Non vedo grandi futuri per il GC, almeno al momento. Vedremo come cambia il vento.
Se rimangono dentro, come annunciano di fare nella speranza di guadagnare tempo per costruire il partito ed attrarre consensi, se li cucinano a fuoco lento. Non vedo come possano farlo, se non cedendo a continui ricatti su questa o quell’altra proposta di legge. Ovviamente è nell’interesse di BS andare al più presto ad elezioni anticipate e fare piazza pulita a destra, per cui spingerà e cercherà di provocarli a fare il gesto fatale. Come possano resistere, appoggiando un governo dove non contano nulla e che fa cose che non approvano, non capisco. Il PCI di Berlinguer si massacrò in meno di due anni comportandosi così con il governo Andreotti, ed era un partito grande e ben consolidato.
Insomma, da qualsiasi parte la giri la situazione non sembra per niente buona e l’operazione FFF sembra avvicinarsi al successo. L’unica via d’uscita, per il momento, è ancora e purtroppo quella giudiziaria.
P.S. Beh, poi ci sarebbe quell’altra via ma a quella non ci crede nessuno: che Fini ed i suoi trovassero il coraggio per far politica e, approfittando della loro visibilità mediatica, dicessero al paese la verità sulla situazione e si candidassero a guidare una politica di risanamento facendosi centro, non tanto attraverso alleanze di gruppuscoli interni alla casta ma sulla base di un progetto politico che sapesse rispondere al dramma sociale del Sud mentre ascolta le domande di emancipazione fiscale del Nord.
Difficile, ma non impossibile. Solo che per farlo occorre averci pensato ed averci lavorato seriamente, non per slogans e posizionamenti a metà tra il tattico e l’ideologico. E questo, mi rendo conto, è chieder troppo.