Tagariello Presidente del Consiglio, prende il posto di Cifone
9 Novembre 2010Mauro Tagariello (API), sostituisce Pietro Cifone (PD), alla carica di Presidente del Consiglio, in un’assise a tratti molto aspra, dove non sono mancati accesi toni polemici da entrambi gli schieramenti.
Giustificando la scelta, il Sindaco Rocco Ressa ha sostenuto che “senza il collante dell’idea e della condivisione, la maggioranza non può stare in piedi. C’è anche la condivisione del ruolo ricoperto da ciascuna forza politica, da ciascun gruppo e consigliere comunale, all’interno della maggioranza. Il Sindaco è il garante di un patto che è modificabile. In politica di immodificabile non c’è nulla. Se qualcuno avanza una richiesta di maggiore visibilità, questa richiesta è legittima. Se un consigliere o un gruppo o un Partito ritiene di avanzare la richiesta della Presidenza del Consiglio, è una richiesta legittima. La grandezza degli uomini segna poi la capacità di trovare la sintesi”.
Afferma che nessuno ha voglia di lasciare il potere, e “se chi lo gestisce ha avviato con enorme sacrificio una serie di opere che oggi porta a compimento, il discorso è doppiamente motivante. Questo non significa essere attaccato alla poltrona, significa essere attaccato al potere che gli deriva dall’elezione ottenuta con 6.300 voti, per portare a compimento quello che siamo stati capaci di realizzare”.
Per Gaetano Quero, consigliere “Arca – Alleanza per Palagiano”, siamo in presenza di una amministrazione “che cambia ripetutamente persone, e ad ogni cambio si elogia la persona per il lavoro svolto. Oggi la figura di Cifone non serve più, e viene nuovamente elogiato e messo da parte, come è successo ad altre persone valide”.
Circa il ruolo dei Partiti, più volte al centro al dibattito, precisa di essere stato candidato ed eletto senza passare dai Partiti, e se ci fossero realmente, “la prima cosa che si chiederebbe ad uno che si candida è la tessera, a me non è stata mai chiesta. I Partiti servono per fare politica o per trovare scuse, ad esempio quando qualcuno si sbilancia a dire determinate cose, e poi dice che nel Partito non si può fare, bisogna andare a discutere nel Partito. Ma è un Partito o accentramento di potere? C’è discussione e confronto nei Partiti?”. Michele Amatulli, UDC, parla dei tanti assessori che si sono succeduti. Definisce “farsa” le dimissioni di Cifone, e propone per l’incarico di Presidente il consigliere Quero. Maria Grazia Mellone, capogruppo PD, esprime “solidarietà all’amico Cifone per la sensibilità politica mostrata attraverso le sue dimissioni da Presidente, dando ulteriore forza e stabilità al governo locale”.
“Per tentare di giustificare la dimissioni di Cifone, è poi intervenuto Donatello Borracci, capogruppo PdL, il Sindaco mancava solo che facesse accenno alle posizioni del Papa sulla fecondazione assistita o alla guerra in Iraq, per giustificare il fallimento di una scelta e di un operato politico che va ricondotto allo stesso Sindaco. Il Sindaco ha ragione quando dice che mancano punti di riferimento, ma quali dovrebbero essere i punti di riferimento? Dovrebbero essere i Partiti, o i gruppi politici, quindi la posizione del Sindaco è contraddittoria quando legittima le richieste personali dei singoli consiglieri. In questo modo la dinamica dello sfaldamento, accusa, diventa un fatto connaturale, e la guerra è sempre in itinere. Questi punti di riferimento non solo non si costruiscono, ma si sfaldano sempre più, con dei danni che vanno ben oltre questa amministrazione. Il Sindaco giustifica un modo di fare che potrebbe arrecare danni alle prossime amministrazioni, qualora si consolidasse come metodo di governo”.
Fa infine rilevare la scarsa affluenza di pubblico, quasi tutti addetti ai lavori, che segna “una sconfitta per la politica, e bisogna interrogarsi su questo”. Quasi urlato l’intervento di Cataldo Stellaccio, PdL, che chiede si parli del documento di Cifone e delle sue dimissioni, “ma nessuno ha preso in mano questo documento. Si parla invece di cose da dire in un bilancio di previsione. Cifone parla di carenza della politica e che il suo Partito lo ha abbandonato, e logica vuole che la Mellone e la Di Sarno, coordinatrice PD, si sarebbero dovuti dimettere. Bisogna parlare del fallimento della politica di questa amministrazione”.
Molto atteso l’intervento di Giuseppe Catucci, IdV, assente nel precedente Consiglio, che dichiara di aver posto solo questioni di merito. “Ho deciso tutto con il mio Partito, precisa, per cui non sono posizioni personalistiche. Ho chiesto al mio Partito una presa di posizione ufficiale verso chi ha fatto dichiarazioni lesive del rappresentante istituzionale dell’IdV. Mi asterrò dalla votazione per il Presidente per quanto detto prima”. “Il compito di una amministrazione, interviene Ressa, è realizzare opere e servizi per il paese. Ai cittadini non importa dei consigliere comunali, quello che interessa è se le scuole funzionano, se il bilancio è sano, se il paese è sicuro. Il Sindaco si deve occupare di questo, non si deve preoccupare di fare politica, se lo fa è un problema suo. Non è pertinente la lettura a macchia di leopardo che si fa del documento di Cifone”.
Rivolgendosi infine a Catucci, pur senza nominarlo, ammonisce che “per pretendere di avere il potere ed essere dignitosi nei confronti di chi ci ha eletto, abbiamo il dovere di lavorare, e di essere leali sempre e comunque, oppure di togliere il disturbo”.
Arriva così il momento della votazione, ne sono occorse tre, con un colpo di scena. Alla prima votazione Catucci non vota, alla seconda vota Tagariello, alla terza torna fra banchi, ma non fa in tempo a votare. Ressa ama dire spesso che chiude porte ed apre portoni. Ed è certamente al lavoro di portinaio improvvisato in un palazzo che si sta rilevando instabile e molto frequentato, ha fatto riferimento quando, riferendosi alla maggioranza, ha detto “anche a quella fra il pubblico”.
Appello prontamente raccolto da Catucci, che è ritornato al suo posto. Veramente non proprio al suo posto, ma a quello di Vito Cervellera, consigliere di opposizione, perché quello abituale era occupato, sin dall’inizio del Consiglio, da Cifone, che a sua volta si era insediato in posto che, oltre a Catucci, era anche il prediletto del suo successore, Mauro Tagariello. Corsi e rincorsi della storia, o meglio…del posto a sedere.
Abbiamo parlato di colpi di scena, e ce n’è stato uno davvero singolare: i banchi dove siedevano i consiglieri di maggioranza, si sono improvvisamente svuotati, tra colpi di tasse insistenti, seguiti subito da tutti i presenti. Un attentato al peperoncino, o il gesto lungimirante di un burlone? Ringraziamenti di rito ed elogi per il suo predecessore, “persona ed amministratore che ha dimostrato un alto senso di responsabilità”, nell’intervento finale di Tagariello, che ha aggiunto: “Sono un politico di parte, ma svolgerò con imparzialità il mio compito”.
Sul Consiglio ha molto pesato il silenzio/assenso di Cifone, pur sollecitato da Ressa ad intervenire, e l’assenza di Giovanni Di Roma.
Cosa avranno in serbo?
Ma soprattutto…in aramaico e arabo antico?
Giuseppe Favale