Palagiano e la crisi della politica

27 Gennaio 2011 0 Di Life

Mi hanno particolarmente colpito due commenti apparsi negli ultimi giorni: quello di Tonia, che da cittadina rivendica il suo diritto a disinteressarsi di possibili beghe politiche e a non essere iscritta d’ufficio nella categoria dei denigratori, e quello di Tryax, che, esprimendo solidarietà a chi scrive, aggiunge “A questo punto ben venga un allontanamento da persone “sgradite” (politicamente parlando), potrebbe essere un incoraggiamento per un’opposizione reale e costruttiva.”

Credo di non sbagliare se, interpretando entrambi i commenti e provando a isolare il loro comune denominatore, colgo nella crisi politica palagianese il dato in assoluto più allarmante.
Crisi politica che attraversa tanto le forze di maggioranza quanto di opposizione e che rischia di coinvolgere ogni cittadino che ponga delle domande o che presenti delle proposte, nel perverso gioco in cui si sono ingessate tutte le forze politiche presenti a Palagiano.

È inutile negare la realtà dei fatti. Maggioranza e opposizione hanno del tutto smarrito il gusto della proposta e del confronto. La maggioranza ritiene che tutto ciò che essa impone sia da considerare giusto e corretto – anche quando risulta essere approssimativo e sbagliato – perché dice di reggersi su una mitica “volontà popolare” (se non è questa l’essenza del berlusconismo, ditemi voi da cos’altro può essere sostituita); le opposizioni – al di là di qualche modesta proposta e di qualche sommessa contestazione indirizzata contro le imposizioni più palesemente assurde – sembrano essersi adagiate sul terreno preferito dalla maggioranza: tirare a campare in attesa del 2012.

La maggioranza, inoltre, prova a presentare il conto di tanto lassismo a quei cittadini che dicono di non starci a questo gioco. Ieri è toccato a Mimmo e a Giacomo, oggi tocca a Tryax, ad Anpetr e a Tonia beccarsi gli sberleffi di un potere che dice, attraverso quegli sbeffeggiamenti, di “rispondere”.

Tryax sostiene che, nonostante tutto, forse è ancora possibile un’opposizione costruttiva. Sì, mi dico d’accordo con lui, ma è ormai evidente che a farsi carico di tale gravoso impegno deve essere soprattutto quella parte di cittadinanza ormai stanca dell’arrivo di un improbabile messia.

Aggiungo inoltre che non sarebbero neppure insuperabili le difficoltà inerenti alla costruzione di un programma minimo e condivisibile: 1) ottimizzare e riunificare la spesa pubblica, oggi frammentata e appaltata in ogni suo frammento a capi e capetti in cerca di gloria e consensi personalistici; 2) individuare pochi servizi considerati assolutamente necessari, con la conseguente interruzione di troppi rivoli di spesa che appaiono francamente incomprensibili; 3) caratterizzare politicamente in senso territoriale l’intrapresa. Rinchiudersi nei soli punti 1) e 2) comporterebbe il rischio di dover accettare supinamente le scelte fatte a livello nazionale da partiti che appaiono ormai inadeguati anche sotto quel versante.

Il punto 3) mi consente di tirare in ballo l’accenno fatto da Tryax a proposito della “delusione” e a cui ha fatto riferimento anche Loredana Favale.

È vero, Rocco Ressa ha rappresentato per molti, me compreso, una delusione. Però voglio qui inserire un distinguo: che Ressa si ritrovi con poche idee in testa lo si era capito da tempo, ma bisogna anche riconoscere che nel panorama politico locale era l’unico a possedere una discreta tecnica oratoria unita a un minimo di capacità dialettica. Siamo in presenza di un “animale da palcoscenico”, piuttosto che di un “animale politico”.

Ma a modo suo, conclusa l’esperienza sindacale, avrebbe potuto costituire una risorsa, se adeguatamente supportato, per un territorio a cui non è mai riuscito di contare davvero politicamente.

È sufficiente intendersi su questo per comprendere che il senso di delusione non deriva da questa scoperta ma dall’aver dovuto constatare che Ressa, da un certo punto in poi, ha cominciato a credere di essere l’unico vero artefice della propria fortuna politica.

Quando Ressa risulta puntualmente soccombente in ogni disputa che è costretto ad affrontare con la sola compagnia dei suoi scarsi mezzi di politico (da quella sul Consorzio turistico fino a quella riguardante la viabilità a Conca d’Oro), tale soccombenza non è attribuibile al fatto che si ritrovi come interlocutori dei geni, ma è semplicemente dovuta a quanto finora detto.

Mimmo Forleo