Liberalismo, questo sconosciuto.
7 Febbraio 2011Mi sono reso conto che il liberalismo, nonostante costituisca l’elemento ideologico entro il quale ci muoviamo come pesci d’acqua salata nel loro mare, è di fatto sconosciuto.
Oggigiorno, tanto da destra quanto da sinistra, tutti parlano di diritti fondamentali che apparterrebbero all’uomo in quanto tale ma, a parte il fatto che non ci si ritrova spesso d’accordo sul significato da attribuire all’“in quanto tale” (l’uomo dobbiamo considerarlo individuo, oppure facente parte di un ente più ampio che chiamiamo “società”?), ben pochi, soprattutto tra quanti mettono al primo posto la società e non l’individuo, si rendono conto che l’idea dei diritti universali svanisce allorquando quei diritti non vengono fondati sull’individualismo.
Per questa ragione ritengo utile postare, a puntate, una storia del liberalismo occidentale rinvenibile sul sito web dell’Istituto Bruno Leoni. Buona lettura.
La storia del liberalismo e della libertà occidentale
di Ralph Raico
Il liberalismo classico – o più semplicemente il liberalismo, come veniva chiamato fino alla fine del diciannovesimo secolo – è la filosofia politica caratteristica della civiltà occidentale. Anche in altre grandi culture si possono rinvenire tracce dell’idea liberale, ma l’humus del liberalismo fu proprio il tipo di società emersa in Europa e negli avamposti europei: primo fra tutti, l’America. Al contempo, anche la società civile venne significativamente influenzata dal movimento liberale.
La decentralizzazione e la divisione dei poteri caratterizzano l’intera storia europea. Dopo la caduta di Roma, nessun impero è stato in grado di dominare il continente. Al contrario, l’Europa divenne un complesso mosaico di nazioni, principati e città-stato in competizione l’uno con l’altro. Anche i diversi sovrani erano in concorrenza l’uno con l’altro. Se uno imponeva una tassazione predatoria o confiscava arbitrariamente i beni dei sudditi, rischiava di perdere i cittadini più produttivi, che potevano esercitare il diritto di «exit» (potevano spostarsi, cioè, in un’altra realtà politica) insieme ai propri capitali. I re, inoltre, trovarono potenti avversari nell’ambizione dei nobili e nelle autorità religiose che facevano riferimento alla Chiesa Cattolica. I Parlamenti nacquero con lo scopo di limitare il potere regio di tassare e le libere città crebbero con statuti particolari che riconoscevano un ruolo di primo piano alla classe mercantile.
Nel corso del Medio Evo, molte parti d’Europa avevano sviluppato una cultura sensibile al valore dei diritti di proprietà e della libertà di scambio. Sul piano filosofico, la dottrina del diritto naturale – che affondava le proprie radici nella filosofia stoica greca e romana – insegnava che l’ordine naturale era indipendente dalle macchinazioni degli uomini e che i sovrani dovevano sottostare alle eterne leggi della giustizia. La dottrina del diritto naturale aveva il sostegno della Chiesa e veniva insegnata nelle università più prestigiose: da Oxford a Salamanca, da Praga a Cracovia.
Quando l’epoca moderna ebbe inizio, i monarchi cominciarono a sbarazzarsi degli antichi limiti che la tradizione aveva imposto al loro potere. La principale tendenza del tempo che maturò fu l’assolutismo. I sovrani europei si fecero forti di una presunzione nuova: dichiararono che Dio li aveva investiti del compito di essere la fonte di ogni forma di autorità. Coerentemente, tentarono di dirigere la vita religiosa, culturale, politica e soprattutto economica dei popoli. Per alimentare le nascenti burocrazie al loro servizio e le continue guerre, chiesero ai sudditi di versare tasse sempre più alte, che essi imponevano usando mezzi senza precedenti e contrari a ogni consuetudine.
I primi a ribellarsi furono gli olandesi. Dopo un conflitto durato decenni, ottennero l’indipendenza dalla Spagna e crearono un ordinamento politico originale e unico. Le Province Unite, come era chiamato questo Stato estremamente decentralizzato, non avevano un re e il potere riservato al governo centrale era di entità molto modesta. La passione di questi ingegnosi artigiani e mercanti era far soldi: non avevano tempo per dar la caccia agli eretici o soffocare idee nuove. Quindi, alla fine si affermò un regime di tolleranza religiosa e ampia libertà di stampa. Dediti all’industria e al commercio, gli olandesi stabilirono un sistema legale solidamente ancorato al rule of law e consacrato all’inviolabilità della proprietà e del contratto. Le tasse erano basse e c’era lavoro per tutti. Il «miracolo economico» olandese era la meraviglia del tempo. Attenti osservatori di ogni parte d’Europa notarono il successo olandese con grande interesse.
(Fine prima parte)
http://brunoleonimedia.servingfreedom.net/OP/1_Raico.pdf