Lodo Gibaud

20 Settembre 2008 0 Di Life

di Marco Travaglio
Gli ultimi sviluppi del processo Berlusconi-Mills <­–link

Oggi, dopo la pausa estiva, riprende nel silenzio generale il processo a Silvio Berlusconi e all’avvocato inglese David Mills, accusati di corruzione giudiziaria, attiva per il primo (presunto corruttore), passiva per il secondo (presunto corrotto). Il processo si basa sulla lettera del 2004 di Mills al suo commercialista Bob Drennan, in cui l’ex consulente Mediaset confessava di aver ricevuto 600 mila dollari in nero da «Mr.B» nel 1999 per due false testimonianze rese al Tribunale di Milano nel 1997-’98 nei processi Guardia di Finanza All Iberian per salvare Mr.B «da un mare di guai». Mr.B, per chi non l’avesse ancora capito (o per chi guardasse i tg), è il nostro presidente del Consiglio.

Drennan, essendo un commercialista ma non un italiano, denunciò il suo cliente al fisco inglese.
E la lettera finì nelle mani dei pm di Milano, che convocarono Mills, che confermò tutto a verbale.
Poi, quando Mr.B lo venne a sapere, Mills tentò maldestramente di ritrattare, impapocchiando improbabili versioni che coinvolgono un armatore napoletano, tal Attanasio, e sperando di far credere che tirò in ballo il capo del governo italiano pur di salvare tal Attanasio.
Una barzelletta.
Il processo, in soldoni, è tutto qui.
Raramente un giudice dispone di una prova tanto solida in un processo per corruzione: la confessione del corrotto, scritta quando il corrotto non poteva immaginare che la sua lettera top secret sarebbe finita in mano ai giudici.
Per questo il Cainano è tanto allarmato per questo processo: più che le toghe rosse, qui ha fatto tutto il suo consulente inglese, che prima l’ha salvato da un mare di guai e poi l’ha cacciato in un mare di guai. Così, appena tornato al potere, ha varato in fretta la blocca-processi: sospensione (sulla carta di un anno, di fatto in saecula saeculorum) di 100 mila processi, anche per reati gravissimi come sequestro, estorsione, rapina e stupro, pur di sospendere il suo. Varata in tutta fretta dal Senato, sotto l’occhio vigile del suo riporto personale Renato Schifani, che gli fa da palo.
E poi oggetto di una trattativa degna del peggiore racket: se volete sbloccare i 100 mila processi, bloccate i miei. Detto, fatto: il 26 luglio ecco il lodo Alfano, palesemente incostituzionale, approvato dalle due Camere in 25 giorni e firmato dal capo dello Stato in meno di 24 ore fra le standing ovation del Pd, che fingeva di aver vinto la battaglia, mentre come al solito l’aveva vinta Al Tappone.
Da allora il processo Berlusconi-Mills è il processo Mills: un solo imputato, l’altro essendo impunito per legge.
Si tratta solo di prenderne atto, separando le sorti dei due compari con uno stralcio. Quello che appunto dovrebbe accadere oggi.

Ma i due avvocati del premier, l’on. Ghedini e il sen. Longo (l’on. Pecorella studia da giudice costituzionale per andare al posto di Vaccarella, così il presepe è completo) han già annunciato per lettera che l’udienza non s’ha da fare. Infatti non si presenteranno per farla saltare. Primo, perché il Lodo avrebbe automaticamente sospeso tutto il processo, sia per Berlusconi sia per Mills (in base a una sorta di «immunità contagiosa» che si trasmette dalle alte cariche dello Stato ai coimputati). Secondo, perché comunque i due sono impegnatissimi a varare altre leggi ad personam per il premier. E non han tempo per il processo.

Anche i bambini sanno che Al Tappone e i suoi legali sono terrorizzati: sia dall’eccezione di incostituzionalità che i giudici solleveranno alla Consulta contro il Lodo; sia dall’imminente sentenza a carico del superstite Mills, che temono di condanna. E, nella eventuale condanna di un corrotto, non si può non scrivere il nome del corruttore. Cioè del nostro il premier, che da quel giorno diventerebbe per l’ennesima volta un colpevole impunito per legge.
Il che, per uno che studia da presidente della Repubblica, sarebbe poco igienico persino in Italia. Resta da chiarire: se per gli onorevoli avvocati il processo è sospeso per legge dal 26 luglio, a quale titolo sono ricorsi in Cassazione contro il no della Corte d’appello alla ricusazione della giudice Gandus?
L’unica risposta possibile è che lorsignori ritengano il Lodo così elastico, tipo pancera Gibaud, da sospendere i processi per i giudici, ma non per gli avvocati.

I primi non possono più giudicare nessuno, ma i secondi possono ricusarli.

Nella patria del diritto, ma soprattutto del rovescio, questo e altro.

Fonte Voglioscendere.it

Ossequi!

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