“Taranto, da Lorusso a Cannata”, il nuovo libro di Giuseppe Stea
17 Marzo 2012
Leggendo l’attenta e rigorosa ricostruzione compiuta da Pinuccio Stea del periodo 1971-1982 della nostra vicenda politico-amministrativa, ho avuto modo di riflettere su talune “costanti di fondo” che nella suddetta vicenda è possibile rintracciare.
Il dodicennio al nostro esame coincide con l’Amministrazione di Franco Lorusso e con le Amministrazioni di Giuseppe Cannata; la prima di centro-sinistra, le seconde di sinistra. Forse è superfluo aggiungere che il termine centro-sinistra ha mutato significato nell’ultimo quindicennio: allora il centro-sinistra era alternativo al PCI, oggi il centro-sinistra è alternativo al centro-destra di PDL e Lega.
Ho avuto modo di seguire da vicino le vicende di quel periodo, specie dal 1975, quando fui eletto in Consiglio comunale, l’anno dopo in Giunta fino al 1983, quando divenni Sindaco, in sostituzione di Cannata, eletto qualche settimana prima al Senato.
Il dodicennio al nostro esame è stato un periodo di grande dinamismo nella vita della città, di vigorose lotte sociali, di importanti novità politiche. Erano gli anni del “raddoppio” dell’ Italsider, della gestione degli esuberi, del varo di una legge che fu chiamata “legge Taranto” proprio per affrontare quell’emergenza.
Tornando alle “costanti di fondo” richiamate in precedenza, vorrei soffermarmi su due di esse.
La prima è il rapporto tormentato con la grande industria, che negli anni Settanta si chiamava ancora Italsider e faceva parte delle cosiddette Partecipazioni statali.
La ricostruzione di Stea documenta che nei primi anni Settanta l’Italsider di Taranto era oggetto di vivo interesse da parte di capi di stato, uomini di governo, imprenditori, manager di varie parti del mondo, i quali venivano in visita del più grande stabilimento siderurgico d’Europa, che dava lavoro ad oltre trentamila addetti. Taranto sembrava allora un modello vincente di industrializzazione dall’alto.
Tuttavia, man mano che passavano gli anni emergevano sempre più problemi come la tragica sequenza degli infortuni sul lavoro, spesso mortali; la crescita dell’ inquinamento marino e aereo; i bilanci aziendali in rosso, con il ritardo nel pagamento di salari e stipendi.
Da un lato l’Italsider assicurava reddito e occupazione, da un altro lato procurava infortuni sul lavoro e inquinamento. Cominciava a diffondersi il disincanto e la città sovente si ritrovava divisa tra chi guardava più alle ragioni del lavoro e chi guardava più alle ragioni della salute e dell’ ambiente.
Da allora passi in avanti sono stati compiuti, ma il rapporto con la grande industria rimane tormentato, ancor più di prima.
La seconda “costante di fondo” è la difficoltà della politica. Voglio premettere che la prima Giunta Cannata (1976-1980) e, in parte, anche la seconda (1980-1983) hanno rappresentato un periodo di grande laboriosità ed efficienza amministrativa. L’imponente patrimonio di realizzazioni dell’epoca non è mai stato eguagliato nè prima nè dopo al Comune di Taranto: riordino dei conti pubblici, case popolari, scuole di ogni ordine e grado, mercati rionali, impianti sportivi, consultori familiari, asili nido, centro anti droga, servizi per gli anziani, rilancio delle aziende municipalizzate.
Anche durante l’Amministrazione Lorusso non mancarono realizzazioni importanti come l’ avvio del Risanamento della città vecchia, l’approvazione della Variante Generale del Piano Regolatore e il varo dei Consigli di quartiere.
Tuttavia, quando parlo della “difficoltà” della politica, mi riferisco al fatto che essa era -come dire- provvisoria. C’era allora una parola magica, che Stea cita più volte , “verifica”.
Come il meccanico, quando necessario, sottopone a verifica la macchina (l’automobile); così nella vita politico-amministrativa dell’epoca, un partito contraente l’alleanza (di solito un partner piccolo o medio) decideva di aprire una verifica per controllare se la macchina (amministrativa) funzionava bene. Talvolta, la verifica veniva aperta in nome della “pari dignità” violata. Pari dignità significava che i partiti contraenti l’alleanza, indipendentemente dalle dimensioni elettorali, avevano gli stessi diritti.
La verifica era un vero e proprio rito, con le sue procedure, i suoi officianti (i segretari di partito), i suoi tempi (di solito vari mesi). Ad un certo punto, la verifica si chiudeva per sfinimento degli officianti; di solito senza cambiar niente, ma promettendo di voler cambiare molto; in attesa della verifica successiva.
Dovevano passare altri dieci anni prima che, per una serie di ragioni (caduta del Muro di Berlino, tramonto dei vecchi partiti, elezione diretta del Sindaco), si potesse affermare la democrazia dell’alternanza.
Alla luce di questi limiti della politica dell’epoca, appare ancor più significativo il bagaglio di realizzazioni delle Giunte di sinistra, che dovevano misurarsi con un’opposizione democristiana agguerrita e ben guidata. Aggiungo che in tutti i gruppi consiliari operavano personalità preparate ed esperte.
Se all’epoca furoreggiava il rito della verifica, nel ventennio successivo la “difficoltà” della politica si è manifestata attraverso vari scioglimenti anticipati del Consiglio comunale, i conseguenti commissariamenti, sino all’onta del dissesto, con le sue drammatiche ricadute sulla vita del Comune e dei cittadini.
Tornando alle vicende di quegli anni, va ricordato il ruolo forte del movimento sindacale, che non si limitava all’indispensabile difesa tutela del salario e dei diritti dei lavoratori, ma agiva come soggetto sociale che guardava alle esigenze di sviluppo strategico del territorio. Va ricordato che che in quegli anni l’unità e la convergenza tra CGIL CISL UIL erano molto forti e sembravano preludere all’unità organica. Poi le cose sono andate in modo diverso.
Concludo. Leggendo il libro di Stea, ho avuto modo di rievocare personaggi che sono stati protagonisti di quella stagione politica e sociale. Tanti di essi non ci sono più, ma è giusto ricordarli perchè si sono battuti con passione e generosità per il bene comune, come è giusto ringraziare Pinuccio per la bella ricostruzione di quel periodo indimenticabile.
Giovanni BATTAFARANO