Alitalia ai “dritti”… Equitalia ai fessi

3 Settembre 2008 0 Di Palagiano Puntonet

Partiamo da una notizia che introduca la “par condicio” e poi passiamo a dire di Alitalia.

Firenze, credo che il governo di quella città sia ancora di “centro-sinistra”:
il Comune ha privatizzato l’acqua potabile ottenendo che il prezzo è aumentato e, di conseguenza, sono calati i consumi. Qualcuno potrebbe dirsi pure contento: “Così si è ridotto lo spreco!”.
Si metta in attesa, il bello deve ancora arrivare. La società “privata” che gestisce l’acqua fiorentina ha già chiesto 6 milioni di euro, al Comune ovviamente, per mancato guadagno.

 

Ecco, credo si debba partire da notizie come questa per farsi un quadro preliminarmente chiaro di come si intende il “privato” in Italia.
Il “rischio d’impresa”? Una favola per i polli che devono tirare a campare per tre settimane al mese, la quarta è in procinto di essere abolita dal Ministero per la Semplificazione (quello nelle mani di Calderoli). Manco Orwell…

Ad un paese normale basterebbe questo per intendere in maniera ironica l’appellativo che la nostra stampa “libera” ha ritenuto opportuno assegnare agli industriali coinvolti nell’affare Alitalia: “capitani coraggiosi”. A questo punto, non so come se la passi Orwell, ma credo che Kipling abbia più di una buona ragione per rivoltarsi nella tomba.

Solo una stampa “libera” come la nostrana avrebbe avuto il coraggio (questo sì, vero) di appellare in tal modo personaggi della fatta di Ligresti (ha ottenuto in cambio della “buona volontà” dimostrata di poter cementificare a piacimento l’ex aeroporto Forlanini, in  quel di Milano), Montezemolo (una nuova crisi sta già bussando alle porte di FIAT), Benetton (ricordatevi della buona azione che avrete svolto a favore dei dipendenti Alitalia quando pagherete i dazi per delle autostrade che non hanno uguali nel mondo, in termini di prezzo s’intende), Riva (scommetto che non si tornerà a parlare di inquinamento e “morti bianche” a Taranto per almeno quattro anni) o la Marcegaglia (capace di prendersi una strigliata persino dal “suo” giornale: il Sole 24Ore).

Non pensate comunque che l’elenco dei benefits si esaurisca qui.
Della “cordata” è entrata a far parte perfino Air France. Per quale ragione?
La più evidente è che sta entrando in Alitalia per un tozzo di pane.
Mi consento una breve digressione.
Anni fa, l’avv. Agnelli a proposito di Platini si espresse in questi termini: “L’abbiamo acquistato per un tozzo di pane, ma poi ci abbiamo spalmato sopra tanto di quel caviale…”.
Il riferimento al caviale serviva per descrivere l’entità dell’ingaggio annuale che “Roi Michel” si portava a casa.
Non credo che in Air France abbiano ragionato pensando al caviale che dovranno, di qui a quattro anni, in tanti anni è fissato il vincolo di possesso delle azioni della neonata CAI (Compagnia Aerea Italiana, il nome dato alla fusione di Alitalia con Air One) devolvere a favore dei “capitani coraggiosi”. Questi ultimi, è vero, faranno a gara per rivendere le azioni oggi in loro possesso, ma sanno già con certezza che sarà lì pronta la compagnia francese con il contante in mano, laddove le cose dovessero mettersi male. L’hanno pretesa come clausola imprescindibile del loro “patto sindacale”.
Air France, anche nella peggiore delle ipotesi, per essa, dovrà sborsare molto meno di quanto si era detta disponibile a fare ai tempi del governo Prodi.
Ah, cosa non si fa per la “compagnia di bandiera”!

A proposito, e i sindacati?
Non si erano messi a strillare che i 2.500 esuberi originariamente previsti erano troppi?
Ora si parla di oltre 7.000, anche se il buon Sacconi fa sapere, a nome del Governo, che probabilmente non saranno più di 4.500.
Sono già certo del fatto che metteranno l’accento sulla “riduzione” degli esuberi ottenuti, grazie al loro indefesso lavoro. Tanto, chi si ricorda già più degli strilli di quando si era sotto elezioni?

Gli italiani, in fondo, sono come le stelle di Cronin… stanno a guardare.