Gaetano Tarasco, il trionfo della semplicità.
10 Maggio 2012Premetto che personalmente non lo conosco affatto eppure, provando a scrollarmi di dosso la narrazione popolare relativa alla sua attività di medico, è proprio questa la sensazione che mi ha provocato seguendo i suoi interventi televisivi o comiziali.
Sin dalla sua prima apparizione sulla scena il dott. Tarasco ha mostrato una carica di umanità e di semplicità che, nonostante la campagna elettorale tenda ad incattivire le persone, non ha mai dismesso per un attimo.
Poteva apparire banale, impreparato, impacciato nei suoi interventi.
Poteva risultare politicamente ed amministrativamente attaccabile, con decine di cose opinabili dette nel corso dei suoi comizi, eppure dei tre candidati è quello che meglio ha saputo parlare al cuore delle persone.
Quel ritornello continuo, quasi un mantra teso ad esorcizzare la paura di doversi confrontare con una nuova avventura, “dell’uomo da porre al centro” rappresenta un capitale politico da non disperdere, da sviluppare ed approfondire.
Tarasco ha saputo reagire alla durezza, sia pur civile, della campagna elettorale con la dolcezza e la tenerezza propria dei buoni.
Quei termini, monello e biricchino, hanno restituito una dimensione umana della politica, capace di trasmettere la tranquillità di un padre quando rimbrotta i figli, di comunicare che la lotta politica non è una guerra ma un confronto destinato ad avere come obiettivo il bene di tutti.
Quelle parole hanno messo a nudo un animo gentile di cui oggi, in una società sempre più disattenta al rispetto della dignità delle persone, si avverte un bisogno disperato.
In questo Tarasco, inutile nasconderlo, ha dato una lezione di stile anche ai propri compagni di viaggio incapaci, se non per soli fini propagandistici, di cogliere appieno la grandezza dell’uomo e di adeguarsi ad essa.
Le cadute di stile registratesi sui palchi del centro-sinistra, tra chi discettava di cavalli e pecore, chi denigrava il lavoro dello studente dimenticando di avere studenti accanto a sé, chi considerava la gioventù come sinonimo di incapacità ed irresponsabilità, altro non hanno fatto che accrescere la considerazione di cui il dottore gode presso i suoi cittadini.
Tarasco che sale su di un palco, dopo che l’oratore precedente aveva attaccato pesantemente Ciccio Serra invitandolo a tornare sui banchi di scuola, dicendo “avere 25 anni non è un peso ma una ricchezza” è un qualcosa che strappa applausi e lo fa apparire un gigante.
Chi ha guidato la sua campagna elettorale non ha minimamente compreso la grandiosità del “materiale” a sua disposizione.
Si, perché il dottore è parso convincente e coinvolgente quando ha parlato a braccio, quando ha parlato della sua esperienza di vita e della sua vita professionale, mentre, al contrario, è apparso assolutamente inadeguato quando si è messo a leggere ciò che gli era stato preparato in materia di IMU, di spazzatura, di PIP.
In quel momento, dovendo calarsi in una parte non sua, il dottore ha denotato tutti i limiti derivanti dall’assoluta assenza di esperienza e conoscenza politica ed amministrativa.
Tarasco, dunque, va lasciato libero.
Non può e non deve essere ingabbiato in un ruolo, quello del perfetto conoscitore della macchina amministrativa, che al momento non può essere assolutamente suo per la semplice ragione che, almeno sino a questa tornata elettorale, ne è sempre stato adeguatamente lontano.
Tarasco deve essere lasciato libero, senza la paura di perdere voti, di poter salire su di un palco e poter dire: “Ho accettato questa candidatura per poter continuare a servire gli uomini e le donne del mio paese”.
Nessuno potrà dubitare della bontà di tale affermazione ed il dottore avrà tutto il tempo di imparare meglio come si gestisce un Comune, come si può ridurre l’IMU, cosa è una conferenza di servizi e tutti gli ammennicoli vari della macchina amministrativa.
A Ciccio Serra abbiamo consigliato di entrare nelle case delle persone, di ascoltarne i drammi e di farsene interprete.
Al dottor Tarasco, invece, chiediamo di parlarci della solidarietà, di cosa significhi stare nel proprio studio professionale per ore al servizio delle persone che hanno bussato per anni a quella porta, di quali sono le ragioni che lo hanno spinto a dedicare la sua intera vita alla professione di medico, di cosa rappresenti nella sua vita l’osservare il sorriso di una donna che aspetta un figlio o l’asciugare le lacrime di un volto segnato dalla sofferenza di una scomparsa.
Gli chiediamo di parlarci ancora dell’uomo, di esprimere a parole sue quel meraviglioso concetto dell’uomo al centro di tutto.
Ci apra Tarasco, in questo scorcio di campagna elettorale, una porta che ci consenta di affacciarci su quel mondo di persone speciali, che vivono con abnegazione e passione ciò che fanno, cui lui appartiene a pieno titolo.
Si tratta di un appello che farà storcere la bocca ai puristi delle campagne elettorali fatte di alchimie tattiche e di elucubrazioni programmatiche.
Ma è un appello fatto col cuore da chi, oggi, sente il bisogno di respirare un’aria diversa, più leggera, più umana.
Vada sul palco, il dottore, e liberi l’energia della bontà che tutti gli riconoscono, con la speranza che siano tanti quelli che ne potranno essere contaminati.
Rollo Tommasi
Ps: Chi conosce la mano che, nella vita reale, stringe la penna di Rollo Tommasi rimarrà sbigottito da questo articolo.
Onestamente poco mi interessa perché, in esso, ho anteposto il cuore alla ragione.
Ed è quello stesso cuore che mi porta ad anteporre gli uomini ad ogni cosa quando, giorno dopo giorno, mi approccio alla difficile impresa della vita.
Ciao Life,
è possibile giustificare il testo?
La disposizione a bandiera non la sopporto.
Grazie
R.T.
Io che un po’ credo di conoscerti continuo a ripeterti che “vai” meglio quando scrivi piuttosto che quando parli!
Da oggi il caffe’ si prende via email! :Wink:
Life.
Apprezzabile la tua pacatezza Rollo. Pongo alla tua attenzione alcuni fatti accaduti, e Ti invito ad una riflessione
Applaudire sul palco chi inveisce contro ciccio e gli altri non é così umano.
Chiedere il voto per una visita fatta gratuitamente non é così disinteressato.
Accompagnato da preti, convincere a candidarsi o, peggio ancora, a non candidarsi no comment.
Affermare di non essere in grado di amministrare giustifica o meno tutti coloro i quali ritengono che ci sara’ chi lo fara’ per lui, ovvero chi lo fa da decenni (bene o male non é l’argomento)?
Lui e Serra non hanno parlato dei dettagli dei programmi.Pertanto è una lotta inusuale.
Ciao
Io a Tarasco invece chiederei un po’ di coerenza, che sembra abbondare nell’uomo Tarasco ma è vistosamente venuta a mancare al Tarasco politico.
Il dottore si è rivelato un ottimo adepto della peggior tradizione politica italiana, quella che immagina l’elettore come un soggetto con l’anello al naso e una bella sveglia collo (e che neppure si sbaglia di molto così immaginandolo, atteso che dal dopoguerra ad oggi i risultati elettorali le hanno sempre dato ragione).
Ho seguito tutti i comizi tenuti in piazza Vittorio Veneto dal dottore, quelli in cui riduceva i suoi interventi a pochi minuti finali, nei quali per tre o quattro volte ha ripetuto il solito ritornello: “La prossima volta, se avrò più tempo, vi parlerò del programma”. Ho accolto quindi con grande stupore l’incipit del suo comizio in zona Misciagna: “Avendo già parlato del programma, stasera affrontiamo altri temi…”!
Quali altri temi, dottore, se non ha fatto altro che parlare, nella piazza principale come in zona Misciagna, di ospedali e di una immaginifica figura di “uomo”?
Tralascio volutamente il progetto “ingegneristico” che il dottore sembra coltivare a proposito dell’uomo – che già da solo avrebbe dovuto spaventare la sedicente radicale che cura la sua campagna elettorale – e mi soffermo sulle sue neppure troppo velate inclinazioni “pedagogiche”.
Il dottore immagina una società a sua immagine e somiglianza, in cui tutti siano buoni e non “monelli” o “birichini”, come ama dipingere i suoi avversari politici. Si guardi intorno il dottore, dia finalmente un’occhiata all’orda di fan che lo sostiene anche su Facebook, e ci faccia sapere di quale epiteto sarebbero meritevoli.
Il dottore, a seconda di come la si pensa, può più o meno legittimamente aspirare al ruolo di educatore della società, ma viene naturale, dopo aver visto di cosa sono capaci i suoi fan, chiedersi quanta credibilità accordare a chi non è in grado di tener “buoni” neanche i soggetti a lui più prossimi.
Mimmo Forleo
Mimmo come al solito deve fare il filosofo del momento.
Premesso che tu abbia ragione, ma ti dico che sbagli perché se vai ad ascoltarti tutti i comizi sia di Serra che ti Tarasco, vedrai che chi parla di programmi e solo il dottore.
Il dottore ha parlato di aliquote IMU come applicarle, di PIP come procedere,mentre tutto il resto del programma è stato elencato e spiegato dai vari candidati della coalizione.
A differenza di Ciccio Serra che ha solamente parlato male dei 10 anni di amministrazione Ressa, del programma nessuno sa ancora cosa vuole fare e come procedere.
Tutto ciò a fatto vincere al primo turno i due schieramenti di centro-sinistra, Cervellera con un buon risultato, secondo me meritava anche qualche punto percentuale in più e il grande successo del dottore Tarasco.
Lei sig. FORLEO secondo me va con i paraocchi, lei non vuole il bene del paese, a lei interessa ALTROO, sta offendendo il 50% dei voti avuti dal dottoreeeeeeeee BUONANOTTEEE
Ma non sarà inadeguato questo di trionfo di semplicità? Vogliamo davvero che il nostro sindaco ci parli dell’uomo, dell’ospedale e di uno studio medico? Preferiamo davvero un sindaco impacciato quando parla dell’aspetto amministrativo? E se il dottore ha davvero a cuore che si faccia una campagna elettorale pulita, perché non chiede ai suoi sostenitori di utilizzare toni meno accesi ed offensivi verso l’avversario? Perché non cancella quei commenti offensivi scritti sulla pagina e sul gruppo che portano il suo nome?
Devo ammettere che potrei volere il male del paese – certe cose si possono desiderare anche inconsciamente – e avere un bel paio di prosciutti davanti agli occhi. Quanto alla filosofia, se intesa in senso dispregiativo, vale a dire mancata aderenza alla realtà, mi limito a chiedere ad Antonio cosa sarebbe cambiato nel caso in cui Cervellera avesse ottenuto qualche voto in più.
Detto questo, poiché Antonio e il Palagianese si dicono convinti che il dottore abbia davvero parlato di programma, non dovrebbero avvertire nessuna difficoltà nell’esporre brevemente come Tarasco intende procedere sull’IMU o sul PIP. Attendo le risposte.
Mimmo Forleo
Io ho provato, con molti limiti, a tratteggiare l’uomo perché il politico, come ho tentato di spiegare, è ancora in divenire.
Ricordando, poi, che è l’uomo a fare il politico e non viceversa.
R.T.
A parte il fatto che il politico sta facendo emergere anche qualche difetto dell’uomo; difetti che emergono solo quando l’uomo viene messo alla prova, e la politica è un tipico banco di prova, mi chiedo se davvero hai ascoltato con attenzione i comizi del dottore.
Se li hai ascoltati con attenzione non dovrebbe esserti sfuggito questo passaggio del suo comizio di chiusura:
“Poi ci sono giovani che non studiano, studiano poco o studiano male. Giovani che non s’impegnano a trovare un lavoro e magari attendono la raccomandazione o un posto caduto dal cielo. Sono questi i giovani che cercano scorciatoie e che guardano al futuro con superficialità, che hanno più bisogno dell’azione amministrativa, ed io lavorerò anche per loro.”
Come vogliamo definirlo, un gesto di generosità e altruismo a spese delle tasche altrui? Tarasco è sicuramente libero di utilizzare il proprio danaro come meglio crede (e tralascio di proposito l’ipotesi pur condivisibile riguardante l’etica politica tracciata da Angelo Lenoci), ma non credi che in una fase in cui tanti, che non cercano scorciatoie, si suicidano perché non riescono più a star dietro alla voracità statale, dovrebbero essere altre le priorità amministrative?
Qualcuno qui ha sostenuto che avrei offeso il 50% dei votanti che hanno scelto Tarasco, chiedo alla stessa persona se non ritiene che nelle parole del dottore non sia ravvisabile, oltre all’offesa, anche l’insulto.
Mimmo Forleo
I giovani che non studiano e non lavorano non sono un’invenzione elettorale del dottor Tarasco ma, purtroppo, una realtà sempre più diffusa.
Dire di voler dedicare ad essi la propria azione amministrativa non significa, necessariamente, trasformare il Comune in un Ufficio di collocamento.
Vi sono modi per pensare a quei giovani senza dover attingere, come tu fai intendere, alle casse del Comune.
Un esempio concreto?
La proposta di dar la possibilità a cooperative di giovani di prendere in gestione le aree attrezzate del paese per manutenerle e dare loro una destinazione economica.
E’ un’ottima proposta formulata sui palchi comiziali del centro-destra ma nessuno esclude che possa applicarla, qualora dovesse vincere il ballottaggio, anche Tarasco.
Quanto alla questione di etica politica mi dispiace che tu sia caduto nella facile demagogia di Angelo Lenoci, ritenendo condivisibile l’ipotesi da lui formulata.
Io non credo, ripetendo di non conoscerlo personalmente, che Tarasco abbia svolto il suo servizio per decenni nella prospettiva di poter chiedere voti oggi.
E’ una bassezza che non merita il dottore, che non meritano tutti quelli che dal dottore hanno ricevuto una parola di conforto anche in momenti particolarmente difficili.
Chiunque ci sia concretamente passato sa cosa significa.
R.T.
Direi che hai centrato la prima questione, ma hai del tutto mancato la seconda.
Il problema del “programma” del centrosinistra targato Tarasco sta tutto nel fatto che è composto di promesse, della cui formulazione son capaci tutti, ma per la realizzazione delle quali si dovrebbe attingere poi alle competenze possedute da altri. Ci sarà da ridere quando Tarasco dovrà ammettere: “Vi ho fatto delle promesse, non ho mica detto che sapevo come realizzarle.”
Se la premessa è questa, e non può non essere questa, atteso che non c’è una promessa di quel programma che sia corredata anche da un minimo di ragionamento che lasci intuire come realizzarla, Angelo Lenoci non starebbe facendo alcun demagogismo facile. Ti spiego perché.
Una promessa elettorale può assumere forza probativa solo nel caso in cui si dica anche come si intende realizzarla. Poi la si potrà anche disattendere, ma l’elettore alla tornata successiva boccerà (se lo vorrà) un bugiardo e non un incapace.
Quando alla promessa manca invece l’elemento che spieghi come andrà realizzata, del proponente possiamo solo dire che è un incapace che, in caso di successo elettorale, ha solo fatto uso della credibilità acquisita in altri campi.
Dovrebbe esserti chiara la differenza che passa tra giudizio morale e giudizio etico, ma devi averla dimenticata. Tanto Angelo Lenoci che io, abbiamo accusato il dottore di essere stato eticamente scorretto (in quanto non si è fatto scrupolo di utilizzare una qualità personale per sopperire alle proprie carenze “pubbliche”, da intendersi come caratteristiche vagliabili pubblicamente e oggettivamente). Nessuno dei due si è arrischiato in un giudizio di tipo morale, che riguardando la sfera personale non può andare soggetto a valutazioni pubbliche e oggettive.
Mimmo Forleo
P.S. Poi vi lamentate che faccio il “filosofo”, ma non c’è mai nessuno che ammetta che in questo paese si ragiona un po’ sui generis.
Non c’è nessuna demagogia. E’ quello che è accaduto e anche in molte occasioni. Il dottore è sceso nella mischia politica, con gli stessi mezzi della politica. Non ha premeditato nulla, ci mancherebbe, ma ha presentato il conto: il voto.
Se ci sono risposte anche agli altri quesiti, ne sarei contento.
Il lavoro sporco lo lascia fare ai suoi collaboratori. Ma se non prende le distanze, vuol dire che approva.
Siate meno ipocriti.
Ti quoto, ben parlare, o è o ci fa?
“Chiedere il voto per una visita fatta gratuitamente non é così disinteressato”.
Si commenta da sola.
Non devo aggiungere altro.
R.T.
Avresti ragione se la credibilità di Tarasco dipendesse da altro. Ma così non è.
Senti Rollo, il dottore nello stesso comizio ha pure detto che “la politica non può essere una professione”. Ma l’ha detto dopo essersi assicurato che il tempo trascorso dalla partenza di D’Alema potesse garantire che l’onorevole fosse a qualche decina di chilometri di distanza.
Questa è un’altra delle tante asserzioni gratuite fatte dal dottore in campagna elettorale. Che infatti non si è preoccupato di specificare quale potrebbe essere il motivo che possa giustificarla. Se poi aggiungiamo che non nemmeno ha avuto le p…. per dirla in faccia a D’Alema, la sagoma dell’uomo comincia a venir fuori nitida.
Mimmo Forleo
Scia’, Mimmo non iniziare a proiettare film che non ci sono. Fatti la “mente capace” che fin ad oggi la figura del dottore e’ inattaccabile.
Senza se e senza ma.
Tutta Palagiano spera che lo sia per sempre perche’ con lui vincera’ tutto il paese.
Certo, tutti noi staremo qui a “vigilare” come lo abbiamo fatto negli ultimi 10 anni, se ci sara’ qualcosa che andra’ male lo segnaleremo senza remore o timori.
Stanne certo.
Life
pura demagogia
Condivido il discorso relativo a D’Alema.
Però ora mi aspetto che, per onestà intellettuale, tu spenda qualche parola su Ciccio Serra che da un lato si presenta come fautore dello “stato minimo” (per sintetizzare) e dall’altro prospetta un interventismo pubblico consistente,anche se giustificato sotto la voce finanziamenti europei e regionali.
Così come mi aspetto qualche parola sulla nuova politica fatta all’ombra del vecchio Gasparri. (Per non parlare poi di Nessa).
Nell’articolo in cui ho parlato di Ciccio Serra non mi pare tu abbia tenuto a precisare alcune cose che non vanno nel suo modo di fare politica e che, invece, dovrebbero esserti evidenti come il sole.
Io, al contrario, ho inteso tracciare le due personalità senza l’intento di voler tirare la volata a nessuno.
Con questo intervento chiudo.
R.T.
Se mi inviti a trattare le incoerenze di Ciccio, posso anche essere più preciso di te.
Tarasco ha accusato Serra di “non conoscere” il patto di stabilità che impone ai comuni di accantonare delle somme per legge e di essersi avventurato in una critica inconsistente che intendeva prendere di mira l’operato dell’amministrazione Ressa, dimostratasi incapace di saper spendere tutto quello che andava speso.
A dire il vero il concetto è stato espresso da Borracci, ma qui poco conta, atteso che Serra sembrava approvare. Dovrebbe essere chiaro che un tale concetto mal si concilia con quanto detto a proposito di una possibile riduzione della pressione fiscale e che mi trova in totale disaccordo. Ma in questo spazio stiamo discutendo di Tarasco e non degli errori fatti da Serra. Quando vorrai dedicarne uno alla campagna di Serra, stanne certo, saprò essere il primo a fornirti gli elementi utili alla sua elaborazione.
Resta però da chiedersi, sempre a proposito di onestà intellettuale, come mai Tarasco, il quale afferma di conoscere meglio di Serra i meccanismi relativi al patto di stabilità, abbia consentito l’apparire di un volantino in cui gli effetti derivanti da un obbligo di legge venivano spacciati come un “merito” dell’amministrazione. E mi limito a questa domanda per carità di patria, dato che vi sarebbe molto da dire anche sull’allegra confusione che veniva fatta nel volantino, e ribadita nel comizio del dottore, tra attivo patrimoniale e attivo di cassa.
Consentimi infine di ricordarti che il tuo articolo su Serra era di tenore esattamente opposto a quello che hai dedicato a Tarasco. Nel primo si analizzavano le ragioni di una sconfitta, mentre nel secondo quelle di una vittoria. Cosa avrei potuto dire a proposito del primo, forse che a guardare meglio aveva vinto Serra?
Mimmo Forleo
Cito testualmente:
“Resta però da chiedersi, sempre a proposito di onestà intellettuale, come mai Tarasco, il quale afferma di conoscere meglio di Serra i meccanismi relativi al patto di stabilità, abbia consentito l’apparire di un volantino in cui gli effetti derivanti da un obbligo di legge venivano spacciati come un “merito” dell’amministrazione.
Questa frase è un capolavoro.
L’Amministrazione, piaccia o non piaccia, può rivendicare come merito l’aver rispettato il patto di stabilità.
Sai benissimo, anche se fai finta di non saperlo, che il rispetto del Patto non è un effetto automatico derivante dalla Legge e che, con una scelta di tipo prettamente politico, l’Amministrazione può decidere di mantenersi nei parametri o meno.
Ci sono Comuni, infatti, che decidono di sforare, soggiacendo alle sanzioni previste, al fine di portare a termine gli investimenti e le spese programmate.
Ergo, chi decide di non sforare può rivendicarlo come un merito.
R.T.
Immaginavo che mi avresti risposto così. Adesso però chiediti che razza di coerenza sarebbe quella che in alcuni rivendica il rispetto del patto come un merito e in altri lo tratta come una cosa di nessuna importanza.
Se non sbaglio il discorso è partito proprio considerando la scarsa coerenza che io attribuisco al dottore. Mi piace allora porre fine a questa discussione felice di aver individuato in lui almeno una coerenza: quella che lo accomuna all’incoerenza di chi l’ha preceduto.
Mimmo Forleo
Oops, mi è saltato un “anni”.
La frase “Adesso però chiediti che razza di coerenza sarebbe quella che in alcuni rivendica…”, va letta come “Adesso però chiediti che razza di coerenza sarebbe quella che in alcuni anni rivendica…”