Addio Eluana
15 Febbraio 2009Oso entrare in punta di piedi nella vicenda che in questi giorni ha posto tutti in una profonda crisi di coscienza e che ha diviso l’Italia, forse il mondo: il caso di Eluana Englaro.Sospendo ogni giudizio ed avanzo tutti i possibili dubbi, ma ritengo che al di sopra di tutto debba porsi il principio del diritto alla vita.
Eluana è purtroppo diventata una bandiera che diverse parti politiche hanno tentato di strumentalizzare e far propria nel senso della vita o nel senso della morte, sollevando sterili polemiche sul piano istituzionale e riguardo ai poteri dello stato, quando invece in gioco c’era la vita di una persona.
La questione riguarda la vita e di fronte alla vita non ci si può dividere in laici e cattolici, persone di destra o di sinistra.
Eluana è morta ed ogni polemica in questo momento sarebbe davvero inopportuna.
Ma esprimere con chiarezza delle riflessioni serve a non rendere vano questo sacrificio, sul quale il legislatore ha il dovere di esprimere una parola chiara, perché questa terribile vicenda non abbia mai più a ripetersi.
Sento, pur non essendo un medico, di poter dire con chiarezza che il caso di Eluana non è nemmeno stato un caso di eutanasia (anche se questo lo capiremo dagli esami tossicologici), ma un caso di omicidio provocato per mancanza di acqua e cibo.
Sicuramente grava una responsabilità gravissima sulla coscienza di chi avrebbe dovuto firmare e non ha firmato e delle Istituzioni che con legittimi strumenti avrebbero potuto impedire l’applicazione di questo terribile protocollo di morte, almeno finchè il legislatore non avesse pronunciato una parola chiara.
Senza parlare della responsabilità di chi, presentando tanti emendamenti, tentava di ritardare i tempi della legge mentre una persona stava morendo di fame e sete.
In questa vicenda non potevano esserci voti dettati da schieramenti di partito. Mi ha anche profondamente colpita la grande onestà intellettuale di un Senatore che, prima di entrare nell’Aula del Senato, ha consultato altri, anche la mia umilissima persona, per poter decidere di fronte ad un caso così delicato.
Mi chiedo: si può basare una sentenza su una dichiarazione riportata da un testimone, in base alla quale Eluana avrebbe detto di non voler continuare la propria vita in quelle condizioni?
Già la prova testimoniale in Italia è fortemente in discussione, figuriamoci quando si tratta di decidere della vita di una persona.
A chi poi pretende di usare delle argomentazioni in maniera del tutto demagogica vorrei ricordare che nel caso di un tentato suicidio abbiamo tutti il dovere di assistenza nei confronti di una persona che evidentemente in quel momento non sta bene, per aiutarla a custodire la sua vita, che è sacra come sacra è ogni persona, la cui dignità è riconosciuta tra i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Certo, occorrerebbe prevedere una maggiore vicinanza alle famiglie che vivono simili tragedie, lungi da me l’esprimere qualsiasi giudizio su una madre o un padre che solo chi si trova nelle loro stesse condizioni potrebbe comprendere.
Eluana è morta.
Mi auguro che il suo sacrificio non sia stato vano e che dall’angolo in cui ora si trova possa continuare ad illuminare tutti noi.
Maria Grazia Mellone