Comunicato Lega Ambiente
27 Ottobre 2012Si è svolta nei giorni scorsi a Palagiano l’Assemblea dei Circoli Legambiente della provincia di Taranto.
Nell’incontro, a cui ha partecipato il Presidente regionale Francesco Tarantini, si è proceduto all’esame delle principali vertenze ambientali presenti sul territorio, tra cui quella relativa al raddoppio dell’inceneritore dell’Appia Energy di Massafra. Al riguardo, l’Assemblea ha ribadito la netta contrarietà a tale progetto e l’impegno a continuare la battaglia, insieme all’ampio Movimento che si è sviluppato sul territorio, per contrastarne la realizzazione. Le ragioni sono oltremodo evidenti.
1) L’ubicazione del sito rientra nell’area dichiarata ad elevato rischio ambientale nel novembre 1990 con reiterazione nel 1997. Un’area quindi da sottoporre a risanamento ambientale e non ad ulteriore impatto di produzioni inquinanti.
2) Il sito ricade in area appartenente alla Rete Natura 2000, SIC/ZPS “Area delle Gravine” e dell’area IBA 139 “Gravine”, sottoposta a vincolo idrogeologico, a vincolo Dichiarativo di Notevole Interesse Pubblico e rientra in parte nel perimetro del Parco Naturale Regionale delle Gravine, istituito dalla legge regionale 20 dicembre 2005, n. 18,. L’impianto contrasta sia con le norme di salvaguardia del parco che della ZPS, in cui è vietato ampliare gli impianti di trattamento dei rifiuti. Il sito quindi, per le sue peculiarità, dovrebbe essere oggetto di una politica di massima tutela e riqualificazione ambientale e paesaggistica dal degrado indotto da una attività di smaltimento dei rifiuti prolungatasi dissennatamente per un ventennio (negli anni ’80 era in esercizio una discarica ancora oggi – colpevolmente – in attesa di bonifica).
3) Il sito si trova all’interno della fascia di rispetto di 100 metri da un’area boscata vincolata ai sensi dell’art. 136 del D.lgs 42/04 Codice del Paesaggio e quindi, come previsto dal PUTT/Paesaggio, “tutti gli interventi di trasformazione fisica del territorio e/o insediamenti vanno resi compatibili con la conservazione degli elementi caratterizzanti il sistema botanico – vegetazionale, la sua ricostituzione .… non sono autorizzabili piani e/o progetti comportanti nuovi insediamenti residenziali o produttivi ….non sono autorizzabili discariche di rifiuti solidi“. La realizzazione deve, comunque, ottenere il preventivo parere in deroga da parte della Giunta Regionale ai sensi dell’art. 5.07 del PUTT. Va del resto considerato come il comune di Massafra, ancorchè obbligato, non abbia ancora provveduto (è solo un caso?), all’adozione del Piano Urbanistico Generale, all’interno del quale deve essere recepita la normativa di protezione paesaggistica. Per questo è ancora più grave che il Comune di Massafra si sia detto favorevole al parere di compatibilità paesaggistica anche in deroga!
4) Il progetto non serve al fabbisogno del territorio. La capacità dell’impianto verrebbe portato a 200 mila ton/a, circa 550 t/ g di CDR a fronte di una produzione di rsu di 814 t/g nell’intera provincia. E se si considerano le 106 t/g di CDR che la Cementir intende utilizzare in parziale sostituzione del pet – coke e le 100 t/g di rifiuti indifferenziati bruciati dall’inceneritore AMIU, si comprende bene come la totalità dei rifiuti prodotti nella provincia di Taranto potrebbe paradossalmente essere incenerita, mentre nella zona Taranto – Massafra verrebbe incenerito più della metà delle 1.200 t/g di CDR che il Decreto del Commissario delegato emergenza ambientale n. 187 del 2005 prevede possa prodursi nell’intera regione!
Il progetto, dunque, si pone in netto contrasto con gli obiettivi di raccolta differenziata del 56,58 % disposti dallo stesso Decreto del Commissario delegato. E certamente non è un caso che in provincia di Taranto la raccolta differenziata è praticamente all’anno zero, con qualche lusinghiera eccezione: se si facesse la raccolta differenziata spinta e, a monte, una seria politica del risparmio e del riuso (come la normativa regionale, nazionale ed europea prevede), con che cosa funzionerebbero gli inceneritori?
Non è difficile capire come il raddoppio dell’inceneritore dell’Appia Energy serve soltanto alle lobby dell’incenerimento (che, non va dimenticato, continuano a sfruttare i contributi pubblici del CIP6, come se fossero “fonti alternative”) e come si determinerebbe un ulteriore insopportabile peggioramento della situazione ambientale e sanitaria della provincia, già meta di traffico extraterritoriale per le discariche di rifiuti speciali in esercizio.
5) Il sito confina con l’area interdetta al pascolo con ordinanza n. 176 del febbraio 2010 emessa dal presidente della Regione Puglia in seguito all’emergenza diossina che ha comportato l’abbattimento di migliaia di capi di bestiame contaminato. Il progetto è in contrasto con l’esigenza di un risanamento ambientale dell’area interdetta dall’ordinanza citata. Non va dimenticato che dalle analisi effettuate dall’Arpa Puglia già nel 2009 emergono dati allarmanti per quanto riguarda i valori di diossina e furani riscontati nella zona “Parco di Guerra” superiori ai limiti di legge (18 ng I- TE/kg a fronte di 10). I prelievi presenterebbero impronte più simili a quelle generate da combustione da inceneritore che da sinterizzazione. Pur dotato di sistemi di contrazione delle emissioni di microinquinanti, la seconda linea comporterà comunque ulteriori emissioni di diossina sotto forma di nano particelle non eliminabili e particolarmente dannose per la salute pubblica.
Non va sottovalutato, peraltro, il danno economico che la presenza di tali impianti induce sulle produzioni agro-alimentari della zona.
Sugli aspetti ambientali ARPA Puglia inizialmente, con nota n. 39176 del 20 luglio 2012, aveva espresso parere tecnico negativo “Al fine di evitare o ridurre eventuali effetti negativi sull’ambiente..”; dopo solo 13 giorni, con nota n. 41867 del 03 agosto 2012 esprimeva parere tecnico positivo! Cosa è accaduto? Quali modifiche progettuali sono intervenute?
6) Infine, ma non a margine, va considerato che il maggior fabbisogno di acqua industriale comporterà un maggiore sfruttamento del pozzo attualmente in uso, in una regione nella quale il fenomeno del depauperamento delle risorse idriche sotterranee ha assunto dimensioni allarmanti.
Una tale situazione di vincoli ambientali e di rischio per la salute, crediamo non possa che portare ad un espressione negativa di Valutazione di Impatto Ambientale, valutazione di competenza della Provincia di Taranto. A tal proposito è da rilevare come nel parere di Valutazione di Impatto Ambientale sull’impianto esistente (Settore Ecologia Regione Puglia n. 380 del 23.07.07) era prescritto come compensazione che “…le aree non interessate da infrastrutturazione vengano adibite a rinaturalizzazione…” ora, invece, vogliono costruirci sopra un nuovo impianto!
Alla luce di tali considerazioni, nel mentre Legambiente si riserva ogni ulteriore iniziativa in ogni sede a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, chiediamo a tutti gli Enti competenti di voler rivedere i propri pareri e rigettare il progetto di raddoppio dell’inceneritore di Massafra. Tanto più alla luce degli ultimi drammatici dati di inquinamento e di tassi di mortalità direttamente dipendenti dagli inquinanti industriali (diossine, furani ed altri inquinanti).
Non è certo un caso che le “Linee guida per l’attuazione della Legge regionale n. 21 del 24 luglio 2012, recante – Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per le aree pugliesi già dichiarate a elevato rischio ambientale” pubblicate il 5ottobre scorso hanno individuato l’Appia Energy come “Impianto soggetto alla L.R. n. 21 del 24 luglio 2012”, cioè alla redazione del rapporto di Valutazione del Danno Sanitario, previsto nella L.R. Puglia n.21/2012.
p. L’Assemblea dei Circoli Legambiente
della provincia di Taranto
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