Fabris presenta il suo ultimo libro, “La Rosa dei venti e il segreto del Monte Rosso”
15 Dicembre 2010“La Rosa dei venti e il segreto del Monte Rosso”, romanzo di Piero Fabris, è stato recentemente presentato nell’Auditorium di Corso Lenne. Protagonista è il principe – fabbro Voluandro che, lasciando alle spalle il freddo e il buio delle regioni del Nord Europa, compie un viaggio il cui approdo finale è la Puglia. Un viaggio verso la luce e in se stesso, ma anche un viaggio alla scoperta delle bellezze e dei sapori di questa terra. L’idea di scrivere questo lavoro nacque leggendo un testo di Luigi Spada: “I tabernacoli dell’onesto peccato”.
Egli, a proposito delle cantine di Bari, tra le tante cita quella di Peppino Carifiglio, soprannominato Ficchetto, perchè era solito immischiarsi negli affari degli altri. Il romanzo è un misto di dati storici ed invenzione, insomma un giuoco dell’immaginazione. I suoi capitoli iniziali, volutamente freddi, contorti, lenti, foschi, cercano i raggi del sole per intrecciarli e remare con essi fino all’approdo sulle coste di Puglia, dove i suoi molteplici aspetti ne esaltano il colore.
“Questo romanzo, scrive Annella Andriani nella sua presentazione, sottolinea l’amore di Piero per la sua città, Bari, che qui viene rappresentata con una vivacità di colori tale da realizzare ora immagini pittoriche, ora apparizioni mitologiche e leggendarie. Una città abitata da sempre da artigiani e pescatori, da mercanti levantini e popolani, che non si arrendono e non si stancano mai. Lo stile scorrevole e pittorico crea, in chi legge, la visione dei luoghi, ma anche i profumi dei cibi, del mare, e lo invitano a visitare e/o ripercorrere vicoli e viuzze”. Per Maria Grazia Mellone, Consigliere delegata alla Cultura, siamo di fronte ad un libro d’amore, cantato da Fabris alla sua straordinaria terra di Puglia, e in particolare alla sua città, Bari. “Tutto questo, ha continuato, si inserisce nella profondità dei pensieri, che Piero ci porta a percorrere attraverso le pagine di questo libro. La prima cosa che mi ha colpito del libro è il colore rosa della copertina, che è il colore dell’evocazione, e leggendo le sue pagine mi sono accorta che è una continua evocazione, attraverso il ricordo e il racconto di storie, leggende, miti, che appartengono alla terra di Puglia, e che sono profondamente radicati nella sua gente”. “L’uomo che perde il contatto con la propria terra, ha poi sostenuto Rocco Ressa, Sindaco di Palagiano, è un uomo che non ha più obiettivi, in quanto per ogni uomo la sua terra è e deve essere la parte più importante, più significativa, quella che ha nutrito le sue radici, che l’ha fatto crescere, quei luoghi e quei sapori di cui parla Piero, riscoprendo, rivivendo la sua città”.
“La storia che ho voluto raccontare, ha spiegato infine l’autore, non cavalca un arco di tempo breve, ma secoli rivisti attraverso il delirio onirico e la metastoria. Il tutto è il tentativo di soffermare l’uomo sull’essenza che scorre nelle arterie di questa nostra terra, sui ritmi solari capaci di dare sapere, profumo, gusto alla Vita. La Puglia è la regione dell’anima, un percorso che ci porta ad entrare in noi stessi. Scrivendo il libro, a me interessava far venir fuori lo spirito che alberga da queste parti. Non sono uno storico, ma un saltimbanco della fantasia, e come tale cerco di unire tutte le emozioni storiche e folkloristiche che sono nel libro, nella maniera più bella e scorrevole possibile. Gli editori ci chiedono di scrivere in maniera semplice e scorrevole, che spesso corrisponde a banale, ma ho detto di no, devo scrivere in maniera tale da obbligare il lettore a leggere lentamente, perché più legge lentamente, e più interiorizza quello che sto cercando di dire. Non ho scritto un libro da leggere sotto l’ombrellone, ma un libro dove il lettore è costretto a ritornare indietro, per leggerlo gradualmente. In questo senso mi sembra di restituire in maniera sacrale la Puglia ai pugliesi. Il libro è diviso in due parti. La prima è ambientata nel 1087, nel Medio Evo, ed è la storia di Voluandro, un personaggio preso dal mito nordico, che lascia alle spalle il nero, il buio, il freddo, e inizia il suo cammino verso la terra di luce, approdando in Puglia, occasione per ritrovarsi e per scoprire i sapori, tutto ciò che è luce, calore e colore. Nella seconda parte, siamo nel 1950, un erede di Voluandro, che nel frattempo ha preso il nome di Giuseppe Carofiglio, riceve un testamento ed approda in Puglia, a Bari, iniziando un cammino che lo porterà poi a comprendere cosa è la Puglia, cosa è la propria terra, e a ripensarla nella maniera più bella possibile. Ritrova l’amore e la storia, le atmosfere, che noi oggi abbiamo dimenticato, e andremo riscoprendo non più scappando, correndo attraverso i vicoli, ma camminando lentamente, amando, guardando, osservando profondamente. E’ un testo dedicato alla Puglia, è la possibilità di fare un cammino nella Puglia, con i suoi colori, con i suoi profumi, con i suoi percorsi anche interiori”.
Piero Fabris si occupa di pittura e di poesia. Nella sua produzione artistica trasferisce il frutto delle ricerche nel campo dei simboli e la passione per favole e leggende, soprattutto pugliesi. Ha pubblicato due lunghi racconti, “Gessetti per tratti incerti” e “Testapersa. Dialogo con Rosaluna”, e la fiaba su Castel del Monte, “Un seme di sole che divenne fiore di pietra”. Altre sue fiabe sono state raccolte in “Un drappo di stelle sulle stoppie dorate”.
Giuseppe Favale