Gli otto punti del Pd e il ruggito del giaguaro
16 Marzo 2013Carlo Stagnaro
Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha proposto una “agenda di governo” in otto punti per superare l’apparente stallo parlamentare e promuovere “lo sviluppo, la crescita e il cambiamento”. Questi punti sono largamente indipendenti da quanto si poteva leggere nel programma sulla base del quale il Pd ha chiesto i voti agli elettori (qui valutato dallo staff IBL), ma si giustificano in base alla necessità di fornire una base politica alle alchimie dalle quali sortirà (?) il nuovo esecutivo. Tuttavia, questi punti sono quello che serve al paese, o almeno vanno nella direzione giusta?
Da un punto di vista generale dagli otto punti mancano i grandi temi dai quali derivano le criticità che il paese sta attraversando: non c’è una visione chiara di come ridurre il debito pubblico, tagliare la spesa, alleggerire la pressione fiscale, introdurre efficienza e meritocrazia nella Pubblica Amministrazione, rompere i monopoli aprendo il mercato alla concorrenza, ecc. In breve, gli otto punti di Bersani sono ortogonali rispetto alla roadmap tracciata da Mario Draghi e Jean-Claude Trichet e sviluppata da IBL nel Manuale delle riforme. Tuttavia, questa reticenza è comprensibile: la politica è fatta di trade-off e, a quanto sembra, è impossibile coagulare una maggioranza, anche temporanea, sui “target primari”. Logica vorrebbe che ci si concentrasse su poche, grandi questioni di particolare urgenza. Purtroppo, anche in quest’ottica gli otto punti sono deludenti. Vediamoli nel dettaglio.
1. Fuori dalla gabbia dell’austerità. Il punto è scritto in politichese stretto e non è facile da decifrare. La teoria sottostante è che l’austerità sia la causa della crisi e che quindi, sebbene debito e addirittura deficit siano problemi da affrontare prima o poi (“obiettivi di medio termine”) nell’immediato servano “investimenti pubblici produttivi” e “elasticità negli obiettivi”. Cioè, in sostanza, riprendere la strada della spesa incontrollata e dei deficit galoppanti. Ci sono due questioni qui. La prima sta nei nessi logici che sono impliciti nel ragionamento: è come pretendere di curare un ubriaco col tavernello. La seconda sta nel fatto che l’Italia ha sottoscritto obblighi europei che non possono essere rivisti unilateralmente: in quale modo il Pd pensa di smacchiare il giaguaro teutonico?
2. Misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro. Questo è, a mio avviso, il punto più comico, specie se letto in combinato disposto col primo. Vengono infatti individuati una serie di obiettivi e strumenti per fare respiro a imprese e lavoratori:
Pagare le imprese con titoli del debito pubblico. Cioè offrire loro, in cambio di una promessa di pagamento, una promessa di pagamento scritta su una carta differente. E peraltro, visto che “uscire dalla gabbia dell’austerità” appare una scorciatoia verso il default, tale promessa sembra scritta con inchiostro simpatico.
Allentamento del patto di stabilità interno. Sempre alla voce “default”.
Programma per la banda larga e lo sviluppo dell’Ict. Con quali soldi?
“Riduzione del costo del lavoro stabile per eliminare i vantaggi di costo del lavoro precario e superamento degli automatismi della legge Fornero”. Traduco: aumentare la pressione contributiva sui “precari” e creare nuova disoccupazione.
Salario minimo per i disoccupati. Con quali soldi?
Reddito minimo d’inserimento. Con quali soldi?
“Avvio della spending review con il sistema delle autonomie e definizione di piani di riorganizzazione di ogni Pubblica Amministrazione”. Ma non dovevamo uscire dalla gabbia dell’austerità? Oppure anche questa è una spending review da scrivere con inchiostro simpatico?
Riduzione e redistribuzione dell’Imu. Con quali soldi?
Tracciabilità fiscale, stop condoni e “rivisitazione delle procedure di Equitalia”. E vabbeh.
3. Riforma della politica e della vita pubblica. Questo punto, se non è comico, è quanto meno autoironico. Il Pd propone una serie di misure alle quali si è esplicitamente e ferocemente opposto nel passato, dall’abolizione delle province al “disboscamento” delle società pubbliche e addirittura pubblico-private fino al dimezzamento del numero dei parlamentari, la riduzione dei loro emolumenti e la revisione (seppure per la parola “abolizione” non vi sia spazio) del finanziamento pubblico ai partiti. Autoironia a parte, sono quasi tutti provvedimenti condivisibili.
4. Voltare pagina sulla giustizia e l’equità. Bersani suggerisce misure condivisibili, almeno in astratto. Curiosamente, però, nell’ambito di un punto dedicato alla giustizia non si parla di temi, senza dubbio marginali e irrilevanti, quali la durata delle cause civili e l’incertezza del diritto…
5. Legge sui conflitti d’interesse, sull’incandidabilità, l’ineleggibilità e sui doppi incarichi. Sono indeciso se commentare “alla buon’ora” oppure “fuori tempo massimo”…
6. Economia verde e sviluppo sostenibile. In quattro dei cinque punti (sgravi fiscali per efficienza energetica, programma pubblico-privato per riqualificazione dello stock edilizio esistente, piano bonifiche e smart grid) si propongono maggiori spese nell’ordine di svariati miliardi di euro all’anno. Non discuto se siano utili o desiderabili oppure no. Chiedo solo – a costo di apparire monotono – con quali soldi? Il quinto punto (“conferenza nazionale” sui rifiuti in autunno) è fantastico: un programma di emergenza nazionale che propone una conferenza!
7. Diritti. Il Pd propone di riconoscere la cittadinanza italiana sulla base dello ius soli, di regolamentare la convivenza tra persone dello stesso genere e di introdurre il reato di femminicidio.
8. Istruzione e ricerca. I primi due punti implicano maggiori spese (“potenziamento del diritto allo studio” e adeguamento degli edifici scolastici). Il terzo maggiori spese inutili (stabilizzazione dei precari). Che dire? L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. A proposito: con quali soldi?
In sintesi, l’espressione giusta per definire questo elenco di otto “priorità” è “fumo negli occhi”. Alcuni provvedimenti sono astrattamente buoni ma difficilmente rubricabili alla voce “cose urgenti da fare” in una situazione come quella attuale di contesto del tutto emergenziale. Altri possono essere apprezzabili oppure no ma implicano maggiori spese e non vi è, al momento, alcuna indicazione né sullo sforzo di quantificare tali spese, né sulla ricerca di coperture. Quello che preoccupa è però la fuga dalla responsabilità e dal rigore che sono condizioni necessarie, ancorché non sufficienti, per evitare la bancarotta del paese.
Insomma: il ruggito del giaguaro.
http://www.chicago-blog.it/2013/03/07/gli-otto-punti-del-pd-e-il-ruggito-del-giaguaro/
Avrei voluto scrivere ancora qualcosa sulla possibilità che si dia un’alleanza tra PD e M5S, ma, avendo trovato il “piatto pronto”, ho preferito dare risalto a quanto già scritto da Carlo Stagnaro su Chicago-blog. Mi limito allora a postare un commento, giusto per evidenziare alcune cose già trattate su Palagiano.net.
Grazie alla “proposta” avanzata da Bersani a Grillo, diventa finalmente chiaro come mai un accordo tra i due non potrebbe mai darsi. Grillo ha parlato per l’intera campagna elettorale di “decrescita felice”, e quindi di misure atte a far arretrare il Pil (fino a quale punto? Be’, questo lo sa solo lui), mentre Bersani – almeno in teoria – avrebbe in mente la ripartenza della crescita.
Trattando invece l’argomento sul piano pratico, è altrettanto chiaro che, dovessero davvero realizzarsi le misure che il PD propone, invece della crescita auspicata è probabile – anzi sicuro – che ci si avvierebbe allegramente verso il default (fallimento) economico. Considerata questa più che probabile eventualità, se adesso a Bersani dovesse riuscire di convincere Grillo che in fondo – anche se per vie diverse – l’obiettivo che si ripromettono entrambi di raggiungere è identico (il fallimento dell’Italia) e che “felicità” può essere sinonimo di “allegria”, l’alleanza di governo in effetti potrebbe anche darsi.
Dovesse avverarsi questa alleanza tra due venditori di fumo, l’unico a rimetterci sarei io. Purtroppo la natura mi ha fatto nascere costituzionalmente allergico al fumo e, con mio sommo dispiacere, devo ammettere che non ho mai potuto soddisfare la mia curiosità circa l’effetto provocato dalle “canne”. Non essendo però neanche un disfattista nato, non me la sento di escludere preventivamente che il resto degli italiani potrebbe ricavare grandi soddisfazioni, oniriche, da tutta l’operazione.
Mimmo Forleo
Egr. sig. Mimmo Forleo, qualche giorno fa, by life, inserendosi tra qualche commento sviluppato tra noi due, scherzando, scherzando, disse che il confronto in corso tra me e lei era per il sott. una missione impossibile. In prima battuta, non ho dato nessun peso. Oggi, invece alla luce dei suoi post è precisamente quelli del 11/03/2013 ore 19,51 e del 16/03/2013 ore 15,44 , mio malgrado devo dargli ragione. Confrontarsi con lei è veramente una impresa impossibile, perché lei è il miglior camaleonte che possa esistere. Lei in poco tempo è stato capace, prima, ingraziarsi per aver votato al Senato M5S, e implicitamente ammettere di aver votato alla Camera per chi sa quale partito. Subito dopo, l’altro giorno invece, ha condiviso tutte le corbellerie, che il suo amico solone, social-finanziario-politico, ha scritto per gentile concessione sul suo accaunt. E come se non bastasse nel suo post del 16 u.s. delle ore 15,44 , lei ha criticato aspramente sia Bersani che Grillo, affermando inoltre che questi VENDITORI DI FUMO ci portano direttamente al FALLIMENTO. Scusami tanto, se sei così convinto che Grillo con la sua “decrescita felice” ( come lei l’ha definita ) ci porta al fallimento perché l’ha votato ? Ho capito, lei forse ha voluto fare HARAKIRI e quindi bene ha fatto a votare Grillo al Senato e scusi la mia presunzione, Bersani alla Camera. Ecco veda noi Italiani non siamo stati mai capaci di rinnovare i partiti e quindi il Parlamento. Noi siamo stati capaci di portare in Parlamento, delinquenti, ladri, disonesti, affaristi, corrotti, corruttori e chi più ne ha più ne metta, tutto questo grazie ai quei soggetti volta gabbana come lei.
P.S. Sig. Forleo, i rivoluzionari non sono solo quei soggetti che imbracciano gli shalashnikov. I rivoluzionari sono sopratutto coloro che sono capaci di ribaltare un sistema attraverso lo strumento del voto con un’arma innocua ma molto pericolosa. Questa arma si chiama MATITA COPIATIVA.
Diceva bene il defunto Leonardo Sciascia, a questo mondo esistono tre categorie di uomini: L’ OMN , L’ OMNICH E I QUACCARAQUA’
by, by,
Masaniello
Caro Masaniello, penso di averle già dedicato troppo tempo ma, poiché non sono né la pazienza e neppure la cortesia a farmi difetto, rispondo volentieri all’ultima infornata di insensatezze che ha voluto propinarmi. Non prima però di averle fatto notare che non è stato capace di rispondere a una, dico una, delle domande che le ho rivolto. Non crede che sarebbe atto davvero rivoluzionario, almeno per lei, cominciare a farlo?
Circa il mio voto sono stato chiarissimo quando ho scritto di aver votato M5S al Senato e un partito della coalizione di Berlusconi alla Camera. Se vuole le ripeto anche le ragioni ma, visto che si presenta come mio assiduo anche se distratto lettore, per il momento evito di ripetermi.
Ci tengo solo a farle notare quel che già feci notare a Life: quello politco è un mercato atipico e, in quanto tale, tende a presentare all’elettore-consumatore una gamma molto ristretta di articoli. A differenza dei mercati economici non è in grado di rispondere con un’offerta personalizzata alla domanda che viene dagli elettori; pertanto, sta all’elettore ingegnarsi col poco che esso gli offre.
Al pari di una pala, che può essere utilizata per scavare buche ma anche per riempirle, le liste presenti in una data competizione possono essere votate per i più disparati motivi; e perfino per ragioni che nulla hanno a che vedere col “messaggio” di cui si fanno portatrici. Ha mai sentito parlare di “voto di protesta”? Bene, chi le assicura che la protesta sottesa ai voti indirizzati verso una determinata lista sia univoca?
Non potrebbe darsi, come si è dato nel caso di Grillo, che gli elettori di PD e PDL che vogliono lanciare un preciso segnale ai partiti in cui meglio si riconoscono, si trovino a convergere verso l’unica lista che potrebbe creare seri grattacapi ai due partiti di partenza? Dovrebbero forse evitare di farlo solo perché a lei la cosa non garba o, com’è più probabile, non la comprende?
Quanto alle mie critiche a Bersani e Grillo, esse risalgono a parecchio tempo prima che si dessero le Politiche; non vedo allora perché meravigliarsi del fatto che sia tornato a ripeterle. Per un presunto adepto della coerenza come lei, più che motivo di meraviglia dovrebbero anzi costituire nota di merito.
Lei mi definisce voltagabbana, ma si è mai interrogato circa il PD?, partito di cui sono stato un iscritto. A quel partito aderii in coincidenza con la “svolta”, di tipo “liberale” e a “vocazione maggioritaria”, promessa da Veltroni. Dopo le dimissioni di Veltroni e alcuni anni di segreteria Bersani, mi saprebbe dire cosa c’è di liberale in un partito che imbarca prima Vendola e poi vorrebbe fare spazio anche a Grillo? E, soprattutto, atteso che definisce me voltagabbana, come definirebbe un partito siffatto?
Infine, dopo aver constatato che non sa maneggiare né la zoologia né l’antropologia e tanto meno la letteratura, mi permetto di consigliarle di rivedere anche le astruse nozioni storiche con le quali pare dilettarsi. Potrei portarle un numero infinito di esempi concernenti rivoluzioni armate, ma dubito che a lei riuscirebbe di portarne anche uno soltanto che abbia comportato l’uso di matite copiative.
Mimmo Forleo
PS: Se trova tempo, dedichi una riflessione anche a quella categoria di uomini che non essendo capaci di idee proprie, sono continuamente costretti a trovare conforto in quelle altrui. Senza nemmeno essere in grado di difenderle in maniera adeguata ogni qualvolta appare un Mimmo Forleo qualsiasi.
Egr. sig.Forleo, i pregiudizi, sono sempre i peggiori nemici per un sereno confronto. Sin dall’inizio il sott. non ha mai messo in evidenza alcuna ammirazione partitica. Ho cercato di esprimere secondo il proprio pensiero, alcune osservazioni sullo stato politico attuale del nostro paese, in relazione alla novità della presenza in Parlamento del M5S. Lei invece, oltre a palesarlo il voto, si gongola per aver reso felice due politici che sono su due rive opposte, giustificando questa azione come un segnale di protesta. Consentimi, è una protesta azzoppata, le indecisioni sono le peggiori situazioni, una decisione, anche se sbagliata è meglio di niente. Ma lei da buon macchiavellico, ha voluto mantenere due piedi in una scarpa, cosi comunque vadano le cose, si può sentire sempre vincitore. Che furbo che sei. Sotto sotto, comunque, credo che un pizzico di ragione gioca a suo favore. Dal momento che considera la politica al pari di un mercato atipico, bene ha fatto a rovistare le varie bancarelle, per cercare il prodotto migliore, con una sola differenza. La massaia, che ogni giorno si reca al mercato acquista dei prodotti e sceglie il meglio attraverso il rapporto COSTO-QUALITA’ . Lei invece, alla Camera, in cambio di una manciata di EURO ( vedi IMU ) ha scelto un SIGNOROTTO che per venti lunghi anni a costretto il Parlamento a sbranarsi sulle leggi ad personam. Ha diviso gli Italiani tra pro e contro MAGISTRATURA. Con i suoi squallidi comportamenti ha portato l’Italia ( e quindi gli italiani ) ad essere considerata la Nazione più comica e indecorosa di tutta la C.E. facendo perdere DIGNITA e PRESTIGIO. E’ questa nuova legislatura, con la sua presenza e di tutti i suoi beniamini, rischia di essere la foto copia. Hanno già cominciato con la manifestazione nel tribunale di Milano, dove erano presenti tutti gli eletti compresi ex ministri tra cui l’ex ministro della giustizia. per non parlare della prossima manifestazione prevista per il 23 p.v. con l’obiettivo di denigrare la MAGISTRATURA e quindi le ISTITUZIONI. Al Senato, invece, per sua stessa ammissione ha scelto un VENDITORE DI FUMO.
VIVA LA DEMOCRAZIA, VIVA LA LIBERTA’, VIVA L’ ITALIA.
CHE DIO BENEDICA L’ ITALIA .
Saluti Masaniello