Gli slogan e le favole della sinistra
9 Dicembre 2012Le primarie della sinistra sono andate com’era prevedibile andassero: ha vinto Bersani, ha perso Renzi. L’unico “imprevisto” è stata la chiara ammissione della sconfitta da parte dello sconfitto, il che, dato come ci si comporta nel Pd solitamente, non è poco; questo forse dimostra quanto Renzi sia davvero un corpo estraneo a quel partito e lascia immaginare sorprendenti scenari futuri. Ma lasciamo stare i sogni ad occhi aperti e occupiamoci del presente; del presente della sinistra italiana, per essere precisi.
Intanto diciamo subito che nonostante le apparenze e qualche diversità nello stile (l’ammettere una sconfitta, ad esempio), le differenze tra Renzi e Bersani non è che poi fossero molte.
Il primo, Renzi, nonostante il suo insistere con “la politica deve tornare a parlare ai cittadini”, alla fine si è ritrovato un “programma” composto quasi esclusivamente da slogan. Le poche proposte realmente condivisibili in materia economica erano nei loro effetti di spesa puntualmente neutralizzate da altrettante controproposte all’insegna del velleitarismo e del populismo.
Il secondo, Bersani, subito dopo la vittoria ha voluto precisare che “non più è tempo per le favole”, forse intendendo riferirsi all’affabulatore principe, tale Silvio da Arcore, ma dimenticando che appena alla sua sinistra siede uno, Vendola, che in fatto di favole non è secondo a nessuno.
Parlando di Vendola e della sinistra dalla quale Renzi voleva forse far prendere le distanze in maniera più decisa al Pd, siamo dunque giunti alla pesante cambiale che il prossimo governo dovrà scontare.
Che si tratti di Renzi o di Bersani, atteso che è la sinistra che vincerà le prossime elezioni, il prossimo premier dovrà convivere con la medesima sindrome che condusse a morte precoce i due precedenti governi guidati da Prodi: in attesa di un nome più esatto, chiamiamola Sindrome dei vecchi che si credono bambini. In fondo, in qualche caso, la terza età ha in comune con la prima la credenza che i desideri siano tutti magicamente realizzabili.
La fortuna dei vecchi, come dei bambini, consiste nel dover tenere in nessun conto un problema che angustia gli adulti e che questi risolvono per loro: la scarsità dei beni. Detto problema, già di difficile soluzione di per sé, diventa pressoché insormontabile quando i vecchi-bambini o i bambini-vecchi, il che fa lo stesso, si mettono in testa di poter fare gli adulti. Quando cioè si convincono che per gestire la realtà bastino slogan o favole.
Mimmo Forleo
P.S. 1 A mo’ di bibliografia, per quanti dovessero essere interessati all’approfondimento dei temi solo accennati nel suesposto post, consiglio la lettura di questo e quest’altro articolo.
P.S. 2 Quanti invece volessero saperne di più circa la visione onirica che hanno del mondo i vecchi-bambini che si accingono a “rigovernare” questo sfortunato paese, sono pregati di passare da qui.
Mimmo, alla domanda “cosa fara’ per il lavoro?” Bersani ha risposto:”Innanzitutto che se ne parli…”. Che scienzato, pacato e…scienzato!
ciao