“Il mio viaggio con te – Una vita che continua”
23 Novembre 2010Da una storia di morte e di dolore, una storia d’amore
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Dedicato “A tutte le Mamme che, come me, hanno ‘perso’ un figlio”, il libro “Il mio viaggio con te – Una vita che continua”, presentato nell’Auditorium del Comune di Palagiano, scritto da Raffaella Errico, madre di un ragazzo, Tommaso Cantore, scomparso in un incidente stradale.
“Ognuno di noi, ha detto l’autrice, nella vita porta avanti qualcosa, ma a volte non sappiamo il perché quando ci accadono queste cose, e dobbiamo imparare a dar loro un significato. Io l’ho fatto. Parlo della ‘perdita’ di mio figlio, perchè non uso la parola morte, non dico vado al cimitero, dico vado a trovare Tommaso, e quello è per me un luogo di serenità, dove rimango accanto a lui, e lui capisce tutti i miei pensieri, anche se lui è sempre con me. Quando l’ho perso, credevo che la mia vita fosse finita: come faccio senza di lui?
ma poi ho capito una cosa importante, che non posso e non devo continuare a vivere senza di lui, devo continuare a vivere con lui. Ho quindi cercato tutti i suoi ricordi, quelli che ha lasciato nei suoi brevi diciotto anni a me, a mio marito, e a mia figlia Maria Teresa.
Cominciai a scrivere sul suo quaderno, con la sua penna, me ne andavo nella sua stanza di nascosto, eravamo solo io e lui, sentivo Dio molto vicino a me. Non mi sono mai sentita abbandonata da Tommaso, non ci siamo mai lasciati”.
Ha spiegato che “il viaggio”, presente nel titolo del libro, “lo faccio con Tommaso, quando l’ho perso, un viaggio diverso, pieno di emozioni. Le due mani della copertina, rappresentano la sua che prende la mia, e mi dice di non aver paura”.
Chiarisce poi che la frase di apertura del libro, “La vita è bella, bisogna saperla vivere”, l’ha detta il figlio in sogno ad una persona, “è lui che dice ‘mamma, la vita è bella, continua a vivere, continua a farlo per me’”.
Maria Grazia Mellone, consigliera incaricata alla Cultura, ha evidenziato che l’autrice “ha avuto la capacità di trasformare una storia di dolore, una storia di morte, in una storia d’amore e di vita. Raffaella non si è arresa, e ha fatto una scelta molto coraggiosa. Lei e suo marito hanno donato la vita a suo figlio, e poi è stata capace di un dono più grande, mantenere ancora di più questo legame dopo la morte fisica, permettendo a suo figlio di andare oltre la morte, e permettendo a Tommaso di vivere pienamente nella vita di tanti giovani, che cogliendo i messaggi della storia di vita di Tommaso, li traducono in vita, facendolo vivere concretamente nella loro vita”.
“Tutte le morti, ha poi detto il Sindaco di Palagiano Rocco Ressa, specie quelle dei giovani, in qualunque modo essi abbiano perso la vita, per non essere morti inutili devono essere morti che ci fanno entrare in noi stessi, in un percorso di crescita. Il libro è l’esperienza di una donna che è madre, ci fa capire la sua forza e il suo coraggio, che pur vivendo questo terribile dramma, è capace di dare speranza. L’esperienza e la speranza di Raffaella, credo che sia un voler dare stimolo e speranza a tutti i giovani che la vita non la perdono per un incidente, ma che la vita la perdono perché vanno dietro a chimere, a falsi valori, perché non riescono a dare valore e senso alla propria vita. Non dobbiamo mai stancarci di raccontare la bellezza della vita, il suo valore sacro, i valori della solidarietà e della condivisione, della giustizia e della solidarietà, e in questo modo facciamo vivere Tommaso, aiutando gli altri giovani a ritrovare una strada e a non perdersi”.
Per Elisabetta Di Sarno, assessore alla Pubblica Istruzione, “il libro di Raffaella non è un messaggio di morte, ma un messaggio di vita, è uno strumento di consolazione per tutte quelle mamme che si trovano nella sua stessa condizione. Questo libro è un invito alla speranza, perché ci fa entrare in un percorso che vuole essere una liberazione dalla morte, una liberazione psicologica, morale, e religiosa. La fede l’ha aiutata tantissimo, perché dopo questo momento così crudele, si è rimboccata le maniche e ha detto che non si deve solo piangere. Ha cominciato a lavorare per gli altri in maniera ancora più grandiosa rispetto a quello che aveva fatto prima, buttandosi a capofitto nelle attività parrocchiali, ed ha profuso un amore veramente grande, quell’amore che è capace di fasciare il cuore, di accarezzare le ferite, si è prodigata nell’incoraggiamento delle persone sole”.
Erano presenti anche Angelo Montemurro, Patrizia Rollo, e Nicola Scaligena, docenti dell’Istituto Sforza, frequentato da Tommaso.
All’alunna Valentina Palmisano, la Prima Borsa di Studio “Tommaso Cantore”, “per essersi distinta per impegno, profitto e valori morali”.
Il ricavato del libro sarà devoluto ad una associazione di cui fa parte l’autrice, “Movimento Shalom”, per creare un centro maternità in Burkina Faso.
Si legge, in una delle pagine del libro:
“Dio aveva posto al mio fianco degli ‘angeli’, che percorrevano con me un cammino non semplice da comprendere, ma non difficile per chi crede veramente. Insieme a loro trovavo delle risposte a tutto quello che mi accadeva, ed ogni volta scoprivamo quel meraviglioso Mistero che sentivo appartenere a noi, con totale naturalezza. Non avevamo dubbi, i segnali di mio figlio erano tanti, erano la conferma alle mie risposte. Lui sapeva quando farsi sentire, ed io ero sempre pronta ad accoglierlo. Un giorno, mentre percorrevo la strada per andare da lui, quasi arrivata, squillò il mio cellulare; credevo fosse mia sorella, che mi chiamava tutte le mattine per avvisarmi che era già arrivata lì, ma…apro il telefono e…che splendida sorpresa! Non riuscivo a credere a quello che vedevo! C’era il nome di ‘Tommasino’ (ndr. Chiamava così suo figlio per distinguerlo, nella rubrica, dai nipoti con lo stesso nome).
Come poteva accadere una cosa simile?
Eppure è successo, mi ha fatto uno squillo, mi ha fatto capire che mi aspettava, correvo per arrivare da lui, e piangevo dalla grande gioia, ero presa da un forte entusiasmo, era qualcosa di troppo grande per me, eppure era vero, lui era lì con me, voleva dimostrarmi che è vivo, che mi segue. Avrei voluto abbracciarlo e stringerlo forte a me, per ringraziarlo di quel grande gesto d’amore…sono arrivata da lui, ho guardato la sua foto, poi ho chiuso gli occhi e…
Mi sono sentita avvolta nel suo abbraccio, ero piena d’amore per lui”.
Giuseppe Favale