L’Europa di Cartone
7 Giugno 2009Ci siamo quasi. In queste ore, dopo mesi di dura battaglia elettorale, milioni di europei stanno votando per il loro Parlamento sovranazionale. Il solito ferrovecchio, diventato ormai logoro e bruttarello, sta per venire alla luce. Immagino la sorpresa di molti lettori, i quali penseranno: “ecco barracuda, il bastiancontrario”. Tuttavia di questo Parlamento Europeo , impantanato nell’opacità della sua burocrazia e depotenziato nel potere decisionale che dovrebbe rappresentare, noi europei, non ce ne facciamo niente.
Pensateci un po’: eleggiamo 736 eurodeputati, 72 gli italiani.
Tante le delegazioni tra le quali si contano molte presenze variopinte e stravaganti, ovviamente senza grosse distinzioni di schieramento politico o di nazionalità. Di questi europarlamentari, tutti doverosamente strapagati, sentiremo parlare raramente.
Di fatto svolgono funzioni ordinarie, quasi di ragioneria.
Solo timbri, migliaia di timbri, per ratificare direttive.
Persone grigie e fantozziane, con tutto il rispetto verso la categoria dei ragionieri, che non assolve ad alcuna funzione politica. Bene che vada, continuerà ad occuparsi di quote latte, aranciate senza arancia o del diametro dei pisellini.
Le decisioni che contano vengono prese altrove, vale a dire nella Commissione Europea.
L’unico organo esecutivo dell’Unione, dove vi troviamo gente scelta dai singoli governi.
Come se non bastasse poi, alla faccia del voto diretto, ad annullare del tutto l’illusione democratica espressa dal Parlamento Europeo, ci si mettono pure i vari Capi di governo. infatti, quasi nessuno di essi si candida. Chi decide di farlo è perché vuole attrarre consensi e voti, pur sapendo che mai ne valicherà la porta.
Ad elezioni finite però, quando tutti i burattini saranno seduti al loro posto, riprenderanno con le consuete riunioni periodiche tra i Primi Ministri europei, nelle quali si detteranno le linee guida che il “Parlemantoccio”( m’è venuta così, penso che serva a rendere l’idea) dovrà adottare.
Insomma, una vera beffa per chi diligentemente si reca alle urne.
Sicchè, oggi come ieri, almeno fino a quando non si restituirà autorità e dignità al Parlamento, quella attuale resterà una piccolissima Europa.
Su questo non ci sono dubbi.
Ne abbiamo avuto una dimostrazione anche con i fallimentari referendum sulla Costituzione Europea. Una salsa insulsa priva di anima, scambiata da molti elettori come il pericolo maggiore alla propria identità nazionale e culturale. Per questo bocciata e stroncata senza appello. Forse perché, quella in cui viviamo, è una Europa che non sa ancora esprimersi con un linguaggio autenticamente federalista.
L’ultima speranza per salvare perlomeno l’ideale europeista portato avanti in tutti questi anni.
Rispettosamente, barracuda