La classe operaia in difesa della Costituzione
12 Luglio 2010Lotta alla Fiat, occasione di unità per la sinistra
Paolo Ferrero
I n questi ultimi giorni la Fiat è tornata al centro della vicenda politica italiana. Prima il suo amministratore delegato ha cercato di far votare ai lavoratori di Pomigliano la modifica della Costituzione italiana. Pretendeva un plebiscito che permettesse di dire al Paese che i lavoratori – in nome della difesa del posto di lavoro – erano disponibili a farsi portare via diritti e Costituzione.
oleva un plebiscito per poter affermare che gli operai si sentivano rappresentati dagli industriali, non certo dalla Fiom o dalla sinistra di classe.
Nonostante l’appoggio di tutto il quadro politico fino al Pd, gli è andata male e il contraccolpo è stato pesante.
Dopo la scoppola la Fiat ha continuato l’offensiva: aumento unilaterale dei carichi di lavoro, tentativo di scippare il premio di rendimento.
Anche qui gli è andata male perché gli operai e le operaie hanno scioperato. A Cassino, a Melfi, ieri a Mirafiori.
Non paga, la Fiat ha allora licenziato a Melfi tre operai, di cui due delegati Fiom, colpevoli di essere particolarmente attivi nell’organizzazione della lotta. Non potendo cambiare la Costituzione con il consenso operaio la Fiat prova a farlo praticando l’obiettivo sul campo. Come sempre.
E’ evidente che questa offensiva persegue due scopi.
Da un lato ridurre strutturalmente il salario, aumentare lo sfruttamento e revocare i contratti di lavoro.
Dall’altro mettere in discussione il diritto di sciopero, partita su cui è particolarmente attivo il fronte governativo, ben intenzionato ad utilizzare la crisi per demolire il lascito della Resistenza. La Fiat gioca quindi una partita a tutto tondo: agisce come direzione politica del “partito del capitale”, che ben al di là della dialettica parlamentare, usa la crisi come “crisi costituente” per modificare in profondità il quadro politico, sociale e istituzionale del Paese.
Se la Fiat guida il fronte confindustriale, noi non possiamo lasciare gli operai da soli a fronteggiare l’offensiva. Occorre costruire un movimento di massa contro Berlusconi, contro Marchionne e contro le politiche neoliberiste europee.
Come sappiamo, una parte di coloro che si oppongono a Berlusconi in nome della democrazia non sono assolutamente disponibili a scontrarsi con Marchionne in quanto – come ci ha spiegato Veltroni – ne condividono le scelte e considerano oggettiva la globalizzazione neoliberista e il suo corollario di politiche antioperaie.
Questo profilo liberale dell’opposizione, che difende la democrazia solo nella misura in cui non contrasta con le leggi del profitto, è una delle maggiori cause della forza di Berlusconi (la cui logica di fondo non viene messa in discussione) e dell’impotenza dell’opposizione, che non riesce a rendersi interprete dei veri sentimenti popolari.
P er questo è necessario costruire una opposizione che contrasti complessivamente il disegno governativo e confindustriale, in modo da saldare questione sociale e questione democratica.
Si tratta quindi di costruire un movimento di massa.
E’ un obiettivo realistico?
A mio parere sì, perché i sentimenti degli operai e delle operaie della Fiat sono i sentimenti di gran parte dei lavoratori e delle lavoratrici italiane.
Oggi in Italia la maggioranza della popolazione non è d’accordo con le politiche che vengono fatte.
Ma ha difficoltà a trovare i luoghi e le forze attraverso cui esprimere efficacemente la sua contrarietà e la sua rabbia.
Vi è la necessità di organizzare una mobilitazione vasta e nello stesso tempo qualificata sui contenuti: una posizione non liberale ma di classe.
Ai lavoratori non serve la testimonianza, serve un movimento che in ragione della sua ampiezza guadagni credibilità. Per questo propongo da giorni a tutte le forze della sinistra di costruire insieme, per l’autunno, una manifestazione nazionale da cui far partire un movimento di lotta contro le politiche neoliberiste europee.
Vista la sordità che vi è a livello politico ho proposto l’altro ieri all’assemblea di Pomigliano che siano direttamente gli operai e le operaie della Fiat a lanciare l’appello per la manifestazione.
Sarebbe un buon segnale, un invito a cui nessuno potrebbe sottrarsi.
Un modo per cominciare finalmente a costruire un’opposizione efficace, per unificare le lotte dei lavoratori e per costruire unità a sinistra. L’unità tra chi è contro Berlusconi ma anche contro Marchionne e le sciagurate politiche europee praticate insieme da centro destra e centro sinistra: un’unità fuori dalle alchimie politiciste che matura e si consolida attraverso la costruzione del conflitto sociale.
Da Liberazione 11.07.2010