La storia delle Chiese Palagianesi

23 Aprile 2004 Off Di Life

Maria SS. Annunziata

La Chiesa di Maria SS. Annunziata, sede dell?omonima parrocchia, fu costruita nella seconda met? del XVIII sec. in stile barocco pugliese semplice e si presenta con un?unica navata. E? popolarmente indicata come chiesa di S. Rocco, da quando il Santo ? stato assunto a Patrono di Palagiano.
Naturalmente le diverse esigenze postconciliari di certi aspetti liturgici hanno imposto una nuova organizzazione degli altari. Infatti, ? stata demolita l?antica mensa in tufo baroccheggiante per far posto ad una struttura pi? adeguata e il tabernacolo ? stato sistemato al centro del coro ligneo, che contiene 12 stalli di pregevole fattura. C?? ancora il vecchio ed artistico organo settecentesco. Il pavimento ? stato ripristinato e rifatto, perch? era in uno stato di pericolosa staticit?, poich? copriva la sottostante cripta, a causa delle esalazioni provocate dalle ossa dei defunti che vi seppellivano fino al 1865 (quando fu costruito il cimitero).
Tra le opere d?arte mobili  figurano: Cristo con le anime del Purgatorio, S. Antonio da Padova, la Madonna del Carmine, la Madonna con il Bambino, l?Annunciazione, Cristo risorto ed una preziosa statua di S. Francesco (proveniente dall?ex convento francescano del 500 recentemente restaurata).  La parrocchia ? divisa in sette comparti pastorali, dedicati a S. Francesca Romana, S. Pio X, S. Giovanni Bosco, S. Domenico Savio, S. Maria Goretti, Madonna del Rosario, S. Egidio da Taranto, Beati Martiri d?Otranto. Nella base dell?altare maggiore sono conservate le rispettive reliquie. Questa dedicazione ? anche ricordata su un artistico bassorilievo murato in occasione della consacrazione del tempio il 24 novembre 1984 da parte del vescovo di Castellaneta Mons. Ennio Appignanesi.

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MARIA SS. IMMACOLATA

La Chiesa dell?Immacolata ? certamente la pi? antica di Palagiano. Fu consacrata dal vescovo di Mottola, Jacobus Micheli il 14 febbraio 1582, com?? ricordato nella targa marmorea, murata all?interno proprio sopra l?architrave d?ingresso:
''Anno domini MDLXXXII die vero XIV febbruarii ego Jacobus Michael Episcopus motulensis consecravi hac ecclesiam _cum altare in honorem conceptionis beatae Mariae Virginis et concessi quadraginta dies de vera indulgentia hodie unu hac in anniversario huius diei in perpetuo''
Inizialmente era indicata come la chiesa di Santa Maria la Nova, forse per distinguerla dalla cappella esistente nel convento francescano, la cui esistenza ? menzionata in un breve apostolico del 1541 di papa Farnese.
La chiesa, d?orecchiato stile romanico ? pugliese fu edificata a nord del chiostro, come farebbero supporre tracce ancora visibili. Notizie certe  di questo convento le assicurano una platea del 1766 (conservata nell?Archivio di stato di Lecce e riportata sa P. Coco ne ?I Francescani del Salento), dove si legge che nel 1538 il vescovo di Mottola, mons. Angelo De Pascale, concesse al feudatario Giacomo Protonotabilissimo una cappella eretta fuori di Palagiano ?quasi diruta e prossima a rovinare? per costruirvi accanto un monastero. Ma nel 1574 la chiesa fu donata ai francescani della Provincia di San Nicola insieme ad altri beni, le cui rendite servirono per la riedificazione del convento di San Rocco di Massafra, fino a quando nel 1653 fu soppresso  da papa Innocenzo X per difficolt? finanziarie di gestione e di mantenimento. Vi rimase soltanto un padre guardiano, ma la popolazione riusc?, insieme alla famiglia feudataria Pantaleo, con suppliche ed offerte a far ritornare nel 1655 i padri conventuali. Ma il 1809 furono allontanati dalla soppressione napoleonica degli ordini.
Durante gli anni venti e trenta del 1600, il convento di Palagiano ospit? in due occasioni un giovane religioso sconosciuto, che sarebbe poi diventato San Giuseppe da Copertino. Costui, tra il 1625 e il 1628, durante il suo viaggio tra i conventi della Custodia di Taranto, alla vigilia del noviziato di Martina Franca, accompagnato da suo zio mons. Caputo, allo scopo di fargli conoscere la realt? monastica, visit? insieme ai conventi di Massafra, Mottola, anche quello di Palagiano. Ci ritorn? nuovamente tra il 1636 e il 1638 in occasione della sua peregrinazione  guidato dal provinciale  p. Antonio Santurini  che lo voleva additare come esempio di padre virtuoso. Di ci? ha dato notizia  documentate il compianto p. Gustavo Parisciani nella recentissima ricerca ?L?inquisizione ed il caso di san Giuseppe da Copertino?.
Per quando riguarda l?originario arredo del convento, si conserva nella chiesa di Maria SS. Annunziata una splendida statua lignea del ?500 di San Francesco.
Dell?antico impianto del fabbricato, fino agli anni tenta si ? conservato appena il pozzo, che stava al centro del chiostro, abbattuto per far spazio all?arena cinematografica, tanto che anche la vecchia stessa chiesa fu adibita a teatro pubblico.
Fu poi riconsacrata nel 1938 e durante i lavori di restauro, la struttura sub? molte deturpazioni con il danneggiamento degli stucchi decorativi, tra cui gli angeli in bassorilievo, che coronavano il rosone. Fu rovinato anche il campanile sovrastante il presbiterio. Nel 1948 furono acquisiti i locali dalla rettoria della chiesa, anche perch? tutta la zona divenne parrocchia.
Tra le opere d?arte mobili, che si conservano, si annoverano: una preziosa tela di Madonna  con Bambino, proveniente dalla vecchia chiesa della Madonna della Stella  di cui possiede la grande statua venerata dal popolo, San Giuseppe, il Cuore di Ges?, l?Immacolata e i Santi Medici.

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S. NICOLA

La Chiesa di San Nicola ? stata costruita ad iniziativa del vescovo mons. Nicola Riezzo, con progetto dell?arch. Michele Giannico su suolo donato dal benefattore massafrese Nicola Misciagna.
La parrocchia (la terza di Palagiano) fu istituita il 1 dicembre 1961 e dal 1962 fu affidata alle cure di Don Giuseppe Maraglino, che continua ad essere parroco titolare. La Chiesa, benedetta ed aperta al culto il 4 aprile 1971, domenica delle Palme, dall?Arcivescovo mons. Guglielmo Motolese in qualit? di Amministratore apostolico di Castellaneta. All?interno della Chiesa ? sistemato, nella conca absidale dell?altare maggiore, un prezioso mosaico realizzato dalla ditta Zamparo di Montepulciano, raffigurante ad imitazione dei Pantocratori delle cripte rupestri, Cristo benedicente in mezzo alla campagna tra ulivi a simboleggiare l?uomo con la sua civilt? contadina protetto dal mistero della Resurrezione.
Tra le varie statue in Chiesa sono raffigurati il Sacro Cuore, la Madre di Dio, sant?Antonio, San Nicola e San Pio da Pietrelcina, mentre i mosaici delle lunette di ingresso rappresentano il battesimo di Cristo, la Sacra Famiglia e l'incontro di Maria con Santa Elisabetta.


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LE SORELLE MADONNE
Si racconta che nei tempi remoti le campagne di Palagiano furono invase dall?acqua a causa di una catastrofica alluvione. Si cre? un flusso immenso, che conflu? nella grande lama di  Lenne, soffocando addirittura le sue sorgenti di Fico, Trovara e Calzo. Poi il torrente sfoci? nel fiume omonimo.
Sennonch? in quel momento nella zona si trovavano, provenienti misteriosamente dal mare, due ?sorelle, chiamate Lenne e Stella. Stella riusc? ad attraversare la lama da una sponda all?altra, aiutata da un contadino, che purtroppo mor?, mentre Lenne, impaurita e timorosa rimase sola, pensando di aver perso la sorella annegata. Questa invece, rest? in attesa dell?altra e, stanca, si addorment?, sognando la Madonna tra le cose pi? belle del  regno dei Cieli. Quando l?alluvione cess?, a poco, a poco, la vita torn? normale nei campi e nel paese.
Il vescovo e le autorit? presero atto del cessato pericolo e rimasero sbalorditi dal racconto di Stella, che chiese ed ottenne che in quel posto fosse edificata una cappella, dedicata appunto alla Madonna della Stella, realizzata a spese del popolo e dell?Universit? di Palagiano.
Per ricordare la sorella, i fedeli vollero costruire anche un?altra cappella, intitolata, quindi, alla Madonna di Lenne, di cui si hanno riferimenti storici in documenti del XII secolo, relativi ai possedimenti temporali e spirituali dei Benedettini di Cava dei Tirreni in Puglia. In verit? c?? stato anche chi ha parlato di un?altra cappella dedicata alla Madonna della Mano, consultando alcuni cavansi.
Ma a Palagiano credono solo alle due sorelle Madonne, attorno alle quali si ? sviluppata un?intensa tradizione religiosa  popolare di gran fede, animata da un culto Mariano tramandatosi, di generazione in generazione, tanto da eleggere la Madonna della Stella Patrona della citt?, la cui solennit? ricorre la seconda domenica d?ottobre.
Questo culto potrebbe essere legato ad un altro di carattere pagano. Le due chiesette rappresenterebbero la Stella Maris, venerata come patrona dei naufraghi e protettrice dell?attiguo fiume Lenne.
Inoltre dato che i basamenti delle antiche cappelle poggiano su grossi lastroni di carparo, diversamente dal materiale tufaceo sovrastante la costruzione), si ritiene che ci fossero edifici primitivi. Si collegherebbe cos?, la tradizione popolare delle due sorelle Madonne, con quella della cultura greca dei pelasgi dioscuri, figli di Zeus.

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MADONNA DI LENNE
La chiesetta di Lenne si trova a poco pi? di 4 chilometri dall?abitato ad occidente dell?omonima lama. ? citata in una pergamena del 1110 (conservata nell?archivio di cava dei Tirreni), dove si legge della concessione del vescovo mottolese Valcauso all?abbazia d?alcuni beni, fra cui l?oratorio di S. Lucia e, appunto quello di Lenne
?Cum universis rebus vel possessionibus, agris cultis vel incultis, pascuis, silvis, fontibus, ortis, e pomariis, armentis et gregibus diversi generis?
Furono anche condotti alcuni scavi archeologici attorno alla chiesetta da parte della sovrintendenza archeologica e furono rinvenute diverse tombe.
Nel citato documento si parla anche di una chiesetta dedicata a santa Maria della mano, su questo titolo si sono state varie interpretazioni, ma la pi? credibile appare senz?altro quello di Espedito Jacovelli, che nel febbraio 1979 condusse una ricerca con l?archeogruppo di Massafra nella cappella di Lenne.
Scrostando alcuni strati di calcina,  scrisse Jacovelli, nel suo rapporto ? stata notata la prima figura di un bambino benedicente, poi quella della Vergine in trono col viso e gli occhi parzialmente coperti da una mano. Si tratta di un?immagine di Madonna d?ispirazione popolana, di incerta datazione, ai cui piedi sono visibili i resti di un?iscrizione dedicatoria e una quantit? di graffiti con figure, nomi  e date della prima met? del ?600.
Questa scoperta interessante anche dal punto di vista iconografico, c?induce ad una pi? attenta lettura delle fonti storiche riguardanti le complesse vicende del feudo di Palagiano ed in particolare le tensioni e le lotte fra clero urbano e clero rurale, fra cui i culti istituzionalizzanti, come quello di S. Maria di Lenne  e della misteriosa immagine della madonna della Mano.
Adesso la cappella ? situata in un appezzamento di terreno posseduto un tempo dal feudatario e, nel 1962 assegnato in enfiteusi a privato in seguito alla legittimazione dell?arbitrato possesso.
La costruzione presenta ancora alcuni segni dell?antica destinazione a edificio sacro del culto: l?altare e l?affresco della Madonna della Mano. I festeggiamenti della Madonna di Lenne avvenivano una volta a met? luglio, ma cessarono probabilmente nel 1860, quando la confraternita del Carmine inizi? a festeggiare la loro Vergine proprio il 16 luglio.

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LA MADONNA DELLA STELLA

La chiesetta della Madonna della Stella ? stata costruita recentemente in sostituzione di un?altra riedificata e benedetta nel 1954. Prima di essa si suppone che ne esistesse un?altra primitiva, ma non si hanno notizie. In devozione per la Madonna si svolge una grande festa, molto attesa e sentita dalla gente e che conserva nel suo rituale agreste tutta la caratteristica genuina e popolana di sagra campestre. Dalle prime ore del mattino gia una bassa musica  (con ?tamburr e fischarule?) gira per le vie del paese per svegliare la gente, dovendo portare  processione, la statua settecentesca della Madonna alla cappella, situata a 3 chilometri dal paese. Nel pomeriggio, a piedi, ci si reca in pellegrinaggio. Sul sagrato della chiesetta (? un nuovo edificio costruito in sostituzione di un altro realizzato nel 1954 in occasione dell?anno Mariano, dopo aver abbattuto quella antica, ormai fatiscente), tutti recitano il rosario e si celebra la santa Messa. Alla fine inizia la spettacolare sagra della ?tagghiarina? (pasta casalinga a fettuccine) condita con sugo piccante e distribuita a tutti i fedeli. Il modernismo ha costretto la gente ad usare gli antipatici piatti di plastica, ma non mancano chi vuole onorare la tradizione, mangiando la ?tagghiarina della Madonna? nelle spatole di ficodindia, come s?usava anticamente.
? una tradizione questa che richiama alla memoria tempi passati, quando ai molti poveri del paese in ricorrenza della festa della Madonna era distribuita gratuitamente la pasta. I piatti di creta erano un lusso di pochi e quindi la spatola di ficodindia, alla portata di tutti, era una scelta pratica. Una volta i calderoni fumanti con la pasta arrivavano con il carro, trainati da buoi ornati festosamente con edera. Ora la si prepara nel giardino attiguo alla chiesa. Naturalmente la pasta viene benedetta, ma l?acqua santa ? soffocata dal sugo al peperoncino, tanto da indiavolare la ?tagghiarina?.
Ci sono in ogni caso altre interpretazione su questa usanza mangereccia, c?? chi ricorda il rifocillare riservato ai naufraghi, che venivano alloggiati presso la cappella votiva della Madonna della Stella. In verit? altro non erano che pirati saraceni che, dopo aver mangiato, si convertivano, cristianizzandosi. Secondo altri la ?tagghiarina? potrebbe simboleggiare il miracolo della moltiplicazione dei pani in omaggio ai tanti fedeli, che si recavano a piedi presso la cappella della Madonna.
Dopo l?abbondante e allegra mangiata, tutti i fedeli ritornano all?imbrunire in trionfale processione con la statua in paese per il rito d?affidamento della citt? alla Vergine, percorrendo le vie cittadine, tra preghiere, luminarie, bande musicali, fuochi d?artificio, nocciole e spumoni. Ovviamente sempre in devozione ed onore della Madonna della Stella.