L’arte di Gaber e i poveri vaneggiamenti della sinistra
16 Gennaio 2012Al solito, quando si vogliono costringere l’arte e un artista negli schemi della politica, la possibilità di incorrere in magre figure è molto alta. Soprattutto a sinistra, ove ancora persiste il mito del primato della politica su ogni altro aspetto della vita, è facile imbattersi in faciloni che pretendono piegare tutto e tutti alle due o tre ideuzze che dicono di avere in testa.
Si pensi alla triste sorte toccata a De Andrè; un anarchico che, non si capisce come, pare essere diventato uno dei numi tutelari della sinistra. De Andrè, sulla scia di Brassens, è stato il cantore dell’odio dichiarato contro lo Stato, il potere e ogni forma di gregariato. Bisognerebbe spiegarle ai nipotini di Lenin queste cose, che invece lo cantano e lo suonano allegramente da buoni gregari incapaci di comprendere quel che fanno.
Stando all’ultimo post di Angela Surico, sembra che il numero dei malcapitati nella sinistra stia per crescere. Da ultimo, la sinistra vorrebbe impossessarsi anche di Gaber. L’autore di frasi come questa: “è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra”, come per magia, si pretende trasformarlo nell’arma capace di sconfiggere gli assertori dello stesso concetto!
La dabbenaggine deve aver ormai preso il sopravvento a sinistra.
E di dabbenaggine non può che trattarsi atteso che Gaber ha scritto un’intera canzone (Destra-Sinistra) per mettere in guardia contro il prevalere dei luoghi comuni e delle chiacchiere da bar allorquando proviamo a capire noi stessi. Ma c’è chi si ostina a pensare che l’io non è tale se non è intruppato o intruppabile in quei luoghi comuni e in quelle chiacchiere da bar.
Gaber si chiedeva dove fosse finito l’individualismo, l’unica ideologia che riusciva a concepire.
L’ideologia, l’ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia / è la passione, l’ossessione / della tua diversità / che al momento dove è andata non si sa / dove non si sa, dove non si sa.
È finito male, caro Gaber. È rimasto preda delle chiacchiere, da bar, di Angela.
Mimmo Forleo