Lavoratori stagionali: i frutti dell?ipocrisia
14 Giugno 2005Le persone visitate vivono in strutture fatiscenti, a volte costrette a pagare un affitto per luoghi difficilmente riconducibili al sostantivo “casa”. Oltre la metà delle persone intervistate non ha acqua corrente, il 30% non ha luce elettrica, il 43% non ha servizi igienici.
Abbiamo intervistato oltre 700 lavoratori stagionali, gli intervistati in media trovano lavoro per al massimo due o tre giorni alla settimana, per un compenso spesso inferiore ai 25 euro per una giornata di nove, dieci ore di lavoro. Molti di loro mangiano una sola volta al giorno perché non hanno abbastanza soldi per comprare cibo sufficiente per tre pasti completi.
In Campania, la metà delle persone intervistate ha subito un maltrattamento negli ultimi sei mesi e nel 90% dei casi l'aggressore era italiano.
L'80% dei pazienti visitati nel corso del progetto non ha alcun tipo di assistenza sanitaria, questo nonostante la legge italiana in materia di immigrazione garantisca a tutti gli stranieri, regolari e irregolari, il diritto alla salute. Tra i nostri pazienti, solo il 6% si trova in uno stato di salute che possiamo definire buono.
Nessuna delle persone intervistate aveva un regolare contratto come lavoratore stagionale in agricoltura.
Il quadro che emerge da questo lavoro è molto chiaro: condizioni di vita inaccettabili per un Paese civile, mancanza di qualsiasi forma di assistenza o tutela, esposizione a maltrattamenti e soprusi, condizioni di salute a dir poco precarie.
Un esercito di persone giovani, scappate da guerre, persecuzioni e miseria e arrivate in Italia alla ricerca di una vita più dignitosa. Oggi sono lavoratori “invisibili”, sempre più indispensabili per l'agricoltura italiana. Lavoratori ignorati e privati dei diritti più essenziali , in una sorta di ipocrisia collettiva che coinvolge il Governo, gli enti locali, le associazioni di produttori, i sindacati, le Asl, gli enti tutela fino ad arrivare ai consumatori. Tutti acquistiamo primizie e ortaggi probabilmente ignari dei gravi soprusi e violazioni della legge che stanno dietro alla loro raccolta .