Le strane intermittenze dell’Arci
3 Ottobre 2010Devo ammettere che sono rimasto piacevolmente (faccio per dire) sorpreso da quanti, mi riferisco ad Angela Surico e all’Arci, improvvisamente mostrano di conoscere bene come sia possibile giudicare e valutare la riuscita, o meno, di un evento realizzato con fondi pubblici. Evidentemente, i giudizi che avevo espresso non più tardi di un mese fa, godono di una riconoscibilità “universale” quando occorre, meno che nel caso in cui sia l’Arci a costituire oggetto del giudizio.
Se chi scrive giudica, con tanto di argomentazioni alla mano, che un concerto è stato un flop, infatti, l’Arci, per il tramite della signora Surico e del suo ex presidente, non sa trovare di meglio per obiettare che la presunta violenza dello scrivente e il suo eccessivo “anti-comunismo”.
Nel caso in cui, invece, l’evento da giudicare sia organizzato da altri, gli stessi argomenti prima sdegnosamente rifiutati, improvvisamente tornano utili.
Avrei pertanto una domanda da porre alla signora Surico:
Se lei finalmente riconosce che, togliendo di mezzo la politica, una certa politica, feste, eventi e servizi “sarebbero meno costosi” e “persino più efficienti”, cosa le impedisce di fare quel passo ulteriore che le permetterebbe di riconoscere anche un’altra cosa?
Cosa? Adesso gliela spiego con calma.
In una democrazia regolata costituzionalmente, e non secondo un personale capriccio, quel che lei definisce “indirizzo politico” può consistere anche e soltanto nell’impedire, a chi lo travisa apertamente, di continuare a fare i danni che ha già fatto e che vorrebbe ripetere continuamente.
Lei, signora Surico, ha posto giustamente nella prima parte suo articolo delle domande riguardanti l’aspetto organizzativo della Festa degli Anziani. Ha pure sottolineato la competenza da lei guadagnata sul campo, quando è stata segretaria dello SPI-CGIL, e che ha voluto mettere a disposizione dell’Arci.
Su tutto questo non ho nulla da dire; se non suggerire, a lei e all’attuale segretaria dello SPI-CGIL, una maggiore pacatezza di toni, onde evitare in chi legge quell’impressione di “violenza” nei confronti della quale si è dimostrata tanto sensibile in altri tempi.
Quella che assolutamente si deve rigettare è la seconda parte del suo articolo-denuncia. La parte in cui, per essere precisi, lei fa strame del dettato costituzionale e in cui suggerisce di farsi aiutare dai bonobo; magari per raggiungere lo stesso grado di “illuminazione” politica del quale si ritiene depositaria.
Signora Surico, io non saprei dire se i bonobo si sono mai dati una costituzione e in cosa essa consista, ma conosco alquanto quella italiana.
La Costituzione italiana è molto chiara in tema di famiglia e all’art. 29 si esprime così:
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Se lei, signora Surico, riflette sul contenuto dell’articolo in questione, potrà rendersi conto che la Costituzione prevede espressamente che la Repubblica si senta autorizzata a interessarsi della famiglia come fatto pubblico e che addirittura l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi risulta essere subordinata ai “limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Come si traduce tutto questo, se non nel fatto che è legittimo considerare di pubblico interesse il raggiungimento del cinquantesimo anniversario di matrimonio?
Elisabetta Di Sarno, prima ancora che da dirigente di partito, domenica sera presenziava alla cerimonia nella veste di figura istituzionale. Male avrebbe fatto se, magari perché così consigliata dalla signora Surico o dai bonobo, avesse inteso far precedere il suo ruolo istituzionale da quello partitico.
In una democrazia regolata costituzionalmente, torno a dire, queste considerazioni dovrebbero essere elementari.
Se Elisabetta Di Sarno lo ritiene, in quanto dirigente di partito, potrà combattere, magari insieme alla signora Surico, tutte le battaglie politiche atte a modificare la Costituzione nel punto interessato; ma, fino a quando la modifica non sarà intervenuta, dovrà nella sua veste istituzionale rispettarne il dettato attuale.
Questa materia, purtroppo, risulta ancor meno opinabile di quella che “consente” l’organizzazione di concerti comunisti con spese a carico del contribuente.
Mimmo Forleo