Ma io sto col Capitano

12 Gennaio 2009 0 Di Life

La notizia in poche ore è rimbalzata da un Tg all’altro come se si trattasse di una assurda eresia. Fabio Cannavaro, capitano della nostra nazionale, dichiara candidamente di augurarsi che Gomorra, il film tratto dal romanzo di Roberto Saviano, possa vincere l’Oscar hollywoodiano. Tuttavia esprime il suo rammarico in quanto il film nuoce all’immagine dell’Italia, di Napoli e dei napoletani soprattutto.
Ora, dando per scontato che nessuno di noi mette in dubbio l’onestà e la rispettabilità della maggioranza dei napoletani, mi è difficile trovare indecenti le sue considerazioni. E questo per almeno due ordini di ragioni.

Innanzitutto mi sembra doveroso riconoscere che il capitano azzurro ha scoperto letteralmente l’acqua calda, giacchè il crimine in pellicola ha sempre riscosso grande successo . E non perché i tanti spettatori e amanti del genere siano in odor di mafia o affascinati da essa, ma la spigazione, di sicuro non sarò il primo a dirlo, probabilmente è più semplice e se vogliamo addirittura banale.Il cinema, in chiave moderna, è diventato lo strumento più efficacie che l’uomo adotta per vincere ed esorcizzare le proprie paure, allo stesso modo di quanto si fa o si faceva con – minotauri – streghe e stregonerie – magia nera – satanismi e quant’altro. Anche se in questi casi c’entrano pure le superstizioni.Gomorra nuoce all’immagine dell’Italia. Al di là delle opinioni che ognuno di noi ha maturato a riguardo, la cosa è senza dubbio vera e oggettiva. Lo è in quanto l’internazionalizzazione di questo film, unico a rappresentare l’Italia agli Oscar, pone al centro dei riflettori un’italianità inquinata da camorra e convivenze mafiose in generale. Nel film e nel libro sembrano non esserci vie d’uscita: l’Italia è Gomorra e non una pagina vergognosa della nostra realtà che stiamo duramente combattendo.Gomorra nuoce e nuocerà al Bel Paese come lo è il pluripremiato Padrino e tutti i suoi atti, del mitico Vito Corleone. Solo un film, ma se al mondo ci siamo guadagnati l’etichetta dei mafiosi, lo dobbiamo pure alla sua fama planetaria. Tanto famoso che al recente matrimonio della figlia di Totò Riina a Corleone, sono accorsi persino dei turisti. Pochi, ma pur sempre turisti. E non è da escludersi che stessa cosa possa accadere con Casal di Principe e i figli di “Sandocan”.E c’è un aspetto forse ancora più inquietante che viene sottovalutato. I film di mafia così come vengono raccontati, non ultimo il “Capo dei Capi” , a quanto pare servono ai mafiosi ad accrescere il proprio prestigio negli ambienti criminali. Quasi si trattasse di medaglie di cui fregiarsi e andare fieri. Tant’è che, se non ricordo male, proprio Provenzano amava alla follia il Padrino, visto chissà quante volte. E su Facebook, il social network del momento, sono comparse delle pagine dedicate a Riina, Provenzano e Giovanni Brusca. Qualche imbecille, ma il che è tutto dire( ringrazio life per averlo già segnalato).Poi ben vengano i Saviano; più ce ne saranno e meglio è per tutti. Però, fa bene ad andarsene. Troppe le debolezze del Sistema Italia. Ancora tanti i mafiosi mitizzati da latitanze decennali che si fanno beffa dello Stato e delle sue istituzioni . Senza contare le decine e decine di cadaveri tra – giudici –poliziotti – carabinieri lasciati per terra. Cadaveri che pesano e continueranno a pesare come macigni sulle nostre coscienze.In Italia, oltre il solito comprensibile sdegno della società civile c’è poca roba; qui ci sono istituzioni che non sanno proteggere il coraggio degli uomini più valorosi e una magistratura “gruviera” che non riesce ad assicurare i criminali alla giustizia.

Rispettosamente, barracuda