Microcosmo di vita paesana, in scena con l’Hetaeria
11 Agosto 2009Un alternarsi di variegati personaggi, dalla moglie vogliosa al marito fedigrafo, dalla suocera alla “sette culi”, che ben popolerebbero i vicoli scuri di una piovosa Via del Campo, nell’ultimo lavoro della compagnia teatrale Hetaeria, “La vit e la poesi’ ind lu larij d’cuma Mari’”, andato in scena poche sere fa, nel Centro Parrocchiale Maria Immacolata.
Un mondo di sconfitti, di emarginati, di esclusi, in un roteare di scene che hanno meritato i lunghi e prolungati applausi del numeroso pubblico. Una menzione particolare per Gino Ressa, autore della scenografia, che ha saputo cogliere i momenti più reconditi dei tratti distintivi del paese. L’esordio sulla scena è per Grazia Iacobino, che racconta alla nipote il sottobosco che anima il “largo”. Al leggio, Gaetano D’Aloia, autore delle rime, che commenta, accompagna ed interpreta l’alternarsi delle tragicomiche vicende, in una trama che si sviluppa lungo una sceneggiatura, scritta da Anastasia Aloia, che ha curato anche la regia. Primo quadro per Carmela Montenegro che, cadendo dalla bici, innesca gustosi commenti delle comari, da adombrarne addirittura la morte. E’ poi la volta di due vicine, il cui “tagliare” si interrompe alla scoperta del marito infedele, proseguendo con un postino che, recapitando per errore una lettera d’amore, provoca battibecchi tra sorelle alla ricerca di un fidanzato. “Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale”, ma si fatica a non leggere il villaggio e i personaggi che lo animano. Ed è così che diventa frequente, nel pubblico, il richiamo a persone o situazioni che hanno lasciato un scia luminosa nei ricordi, specie dei più anziani. Gustosa la scenetta delle due suocere, gelose dei loro figli, con la madre di lui che sentenzia: “Se la sposa è degn, la prima notte deve lasciare il segn”. Retaggio di un lontano passato, quando gli sposi rimanevano “segregati” in casa per una settimana, dopo il matrimonio, con l’obbligo di esibire “la prova delle lenzuola”, cui seguiva il doveroso commento delle passanti. Originale il dialogo tra due colture locali, un albero di clementine e un ceppo d’uva, come il procedere tra il pubblico del funerale di P’ Trucc, con prete, pettegolezzo, e svenimento a corredo. Chiusura con un assolo di D’Aloia, omaggio alla Belle Epoque di Joseph Pujol, che interpreta il meteorismo caratteristico delle varie classi sociali, non trascurando di coinvolgere Sindaco ed assessore, presenti in prima fila. Doverosa, la menzione del cast: Gino Ressa, Anastasia Aloia, Miriam Ressa, Antonella Descrivo, Katia Carriero, Luigi Gentile, Francesca Tagliente, Tiziano Carriero, Giovanna De Marco, Carmela Montenegro, Grazia Iacobino, Annarita Ascoli, Emanuele Orsini, Gaetano D’Aloia, Rocco, Joseph e Pierfrancesco Orsini, Lia Savino, Angelo Borci, Grazia Tinella, Antonio Chiarelli.
Giuseppe Favale
Per la galleria fotografica, audio e video della serata, www.palagianonline.it.