No alle importazioni degli agrumi turchi
17 Dicembre 2015Taranto – La Cia Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto evidenzia che il blocco di Mosca alle importazioni di frutta di Ankara spingerà i turchi a trovare mercati alternativi. Tutto ciò rischia di ingolfare i nostri mercati e penalizzare ulteriormente le quotazioni.
Il coordinamento nazionale tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha chiesto un incontro con il ministro Maurizio Martina.
Ovviamente la provincia di Taranto, che produce agrumi su una superficie di circa 10.00 ettari, potrebbe subire delle gravi ripercussioni nel caso in cui ciò dovesse accadere, con minori entrate per le nostre aziende agricole e una drastica riduzione di operai utilizzati per la raccolta, poiché il prodotto rischierebbe di restare invenduto sulle piante.
Sono sempre più gravi le conseguenze della politica estera sull’ortofrutta italiana, in particolare sulla produzione agrumicola. Per la prima volta si è tenuta una riunione tra i rappresentanti del settore agrumicolo di Agrinsieme che hanno approfondito la grave situazione in cui si trova il comparto che ha un’importanza decisiva per il settore primario del nostro Mezzogiorno, contando circa 80 mila aziende coinvolte, una Sau di 130 mila ettari e una produzione tra i 2,7 e i 3,8 milioni di tonnellate.
“La chiusura del mercato russo alla Turchia dal primo gennaio 2016 (secondo fornitore della Federazione Russa per gli agrumi) rischia di compromettere la già precaria situazione del mercato ortofrutticolo italiano ed europeo, proprio in vista delle festività di Capodanno”.
Lo ha sottolineato una lettera del coordinatore di Agrinsieme Dino Scanavino indirizzata al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, a cui ha chiesto un incontro specifico sui temi che investono il comparto agrumicolo nazionale. Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha ricordato come, in base ai dati OEC, nel 2013 la Turchia abbia esportato agrumi nella Federazione Russa per un valore di 347 milioni di dollari (rappresentando il 24% delle importazioni russe di questo prodotto). Negli anni successivi ha incrementato sostanzialmente le esportazioni, consolidandosi ancor più su questo mercato.
“Ci troviamo davanti a un’enorme massa di agrumi turchi che andrà a riversarsi sugli altri mercati, ed in particolare su quelli europei (e italiani) deprimendo ancor più le nostre quotazioni che sono già in ribasso – ha commentato Agrinsieme – D’altronde siamo nell’impossibilità, a nostra volta, di esportare in Russia per l’embargo che ancora prosegue nei confronti dell’ortofrutta europea ed italiana”.
“Tra i problemi che allarmano anche quelli delle gravissime fitopatie come Citrus black spot e Citrus greening che si registrano in alcune realtà produttive all’estero. In un momento delicato come questo – ha rimarcato Agrinsieme – in cui le imprese agrumicole sono ancora alle prese con la gestione dei danni provocati dal cosiddetta ‘tristezza degli agrumi’, se nel territorio italiano si riscontrasse una nuova malattia, la situazione del settore diventerebbe catastrofica”.
Per dare una mano ai produttori il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha chiesto al ministro l’assegnazione del plafond aggiuntivo (dal reg. CE 1369/15) messo a disposizione dello Stato membro di 2 mila tonnellate che potranno essere ritirate dal mercato e inviate ad aiuti umanitari.