Ognuno chieda scusa per sé, se necessario
30 Marzo 2017Nei giorni scorsi, precisamente il 26 marzo, l’ex consigliere comunale Francesco Carucci ha postato su Facebook un suo status recante per titolo “Le mie scuse per un errore… Ma di altri…”.
Ogni richiesta di scuse, ovviamente, è sempre benvenuta e sarebbe sgarbato rifiutarla, ma appare quantomeno singolare che ci si scusi al posto di “altri”. Chi sarebbero questi “altri”, e cosa impedirebbe loro di presentare personalmente richiesta di scuse eventualmente? Non sono domande di poco conto o dettate da semplice curiosità, considerando che nel suo post Carucci avanza accuse alquanto gravi nei confronti di detti “altri”:
“Nel maggio 2016 la delibera della TARI è stata affissa all’albo pretorio, ne ho estratto una copia che ho conservato agli atti […] da una nuova ricerca, ho scoperto che all’albo pretorio del Comune di Palagiano quella stessa delibera n. 19 è stata successivamente affissa ben cinque mesi più tardi, ad ottobre 2016, ma con tariffe differenti rispetto a quelle della prima pubblicazione!”
Secondo Carucci, quindi, gli Uffici comunali avrebbero una prima volta, a maggio, affisso all’albo pretorio una deliberazione (prodotta da chi?, segnatevi questa domanda perché risulterà importante) relativa alla TARI e contenente una determinata ripartizione della Tariffa tra utenze domestiche e non-domestiche (85% e 15% rispettivamente), e poi una seconda volta, a ottobre, la “stessa” deliberazione ma con la ripartizione variata (87,5% e 12,5%)!
Potrebbe essersi mai data una cosa simile?
Entrando nel campo delle ipotesi, sì. Ma non si capirebbe in questo caso perché Carucci oltre a denunciare un tale misfatto su Facebook, non sia anche andato di corsa dai carabinieri a formalizzare detta denuncia. In quanto ex consigliere, infatti, Carucci dovrebbe sapere bene che, nel caso le cose fossero andate nel modo in cui le racconta, lui e l’intero Consiglio comunale sarebbero stati defraudati di una loro esclusiva prerogativa da parte degli Uffici, che annoverano tra i propri compiti non l’interpretazione di quanto il Consiglio delibera ma la sua fedele esecuzione.
Abbandonando il campo delle ipotesi, invece, appare chiaro come Carucci si sia distratto tra maggio e ottobre del 2016, e come tale distrazione sia proseguita fino ad oggi; tanto da non ricordare che la deliberazione proposta all’attenzione del Consiglio comunale il 30 aprile (ecco svelato il mistero su chi potesse mai aver prodotto la deliberazione in oggetto), venne sì approvata ma dopo aver subito una modifica proprio dal lato della ripartizione, in seguito a una proposta di emendamento avanzata dal consigliere Petrocelli.
Tale emendamento venne proposto al Consiglio e approvato dalla maggioranza proprio sull’onda delle proteste sollevate dalle forze di opposizione, le quali ritennero meritevoli di attenzioni le lamentele provenienti da artigiani, commercianti e professionisti palagianesi riguardanti il peso eccessivo della Tariffa ricadente su di loro. Poi le forze di opposizione, delle quali Carucci faceva parte, votarono contro tale emendamento (adducendo peraltro un’ottima ragione), Carucci compreso, ma questa è un’altra storia di cui daremo conto prossimamente.
Per oggi ci basta aver raccontato in maniera oggettiva, come riteniamo di aver sempre fatto, questa storia allo scopo di disperdere l’ombra fatta calare sugli Uffici comunali in maniera del tutto ingiusta e gratuita, accusandoli, tra l’altro, di aver “catapultato nell’incertezza con le conseguenze che da ciò possono derivare” il cittadino comune.
Sarebbe stato senz’altro così se quanto denunciato da Carucci fosse risultato vero, ma quando i fatti raccontano una storia del tutto opposta diventa effettivamente necessario, e qui ci diciamo pienamente d’accordo con Carucci, che “precisione e competenza” si trasformino in obiettivi da “fornire mettendo in gioco, in primo luogo, la massima attenzione” almeno nel futuro prossimo. Ché riguardo al passato crediamo siano davvero pochi coloro che possano dire, sperando di risultare convincenti, “io attento lo sono stato”.
Giacomo Di Pietro e Mimmo Forleo