“Palagianesi in corto 2010”. Un bilancio della rassegna
9 Settembre 2010Con la manifestazione “Palagianesi in corto” si chiude la rassegna estiva, con risultati ampiamente positivi, proposta dall’Associazione Luce & Sale.
Le proiezioni dei cortometraggi hanno riservato, per la gran parte, delle piacevoli sorprese che, ancora una volta, testimoniano il sommovimento culturale autonomo che i ragazzi di Palagiano sono in grado di produrre.
Cinque i cortometraggi presentati, di cui uno interamente realizzato da ragazzini palagianesi di età compresa tra i 13 ed i 16 anni (Qui comando io).
Personalmente ho condiviso la scelta della giuria di premiare quale miglior corto 2010 “Sukh Dev” di Giuseppe Frisino.
Sukh Dev è un corto realizzato in una piazza di Lecce con un unico soggetto, Sukh Dev Singh, indiano venditore ambulante e clandestino che, in quella piazza, trascorre le sue giornate lavorative con il desiderio di poter un giorno ritornare nella sua terra natia.
La tecnica di ripresa adottata ricorda molto quella dei documentari di approfondimento prodotti da Rai3, costante anche del documentario “Italiavista” di Alessandra Del Drago, con la telecamera che indugia unicamente sul soggetto intervistato concedendo brevi divagazioni sull’ambiente circostante che permettono allo spettatore di calarsi nell’atmosfera.
Ho condiviso, con il suo autore, la sensazione che questo documentario mi ha trasmesso; quella di una sortà di serenità e tranquillità interiore, in una sorta di trance da meditazione.
Giuseppe Frisino mi ha confermato che, a lavoro finito, il loro obiettivo era proprio quello di riprodurre visivamente “un angolo di India” presente a Lecce.
Giuseppe, nel corso della nostra chiacchierata post proiezione, mi ha confidato di aver completamente deviato il proprio percorso di studi universitari per poter seguire la propria passione per l’espressione audiovisiva, sotto la guida di un maestro come Paolo Pisanelli, cui “Sukh Dev” è stato presentato per primo, esprimendo, inoltre, l’auspicio che la rassegna “Palagianesi in corto” possa tradursi in un vero e proprio Festival del cortometraggio, diretto ad invogliare gli autori locali a produrre materiale di sempre crescente qualità.
La nota dolente, secondo chi cura in modo professionale la pratica dei cortometraggi, risulta essere deputata dalla totale carenza a Palagiano di luoghi deputati allo scopo.
“Sukh Dev” a parte, ciascun cortometraggio presentato ha riservato sorprese riguardanti sia le tecniche che il messaggio contenuto negli stessi,
“Reminiscenze”, ad esempio, ha colpito per l’uso particolare dei colori che, col senno di poi, consentono di distinguere la parte “sognata” da Don Alvaro da quella che, invece, rappresenta la sua vita reale.
Penalizzato da un montaggio non eccezionale, soprattutto per quel che riguarda le frasi che nelle intenzioni dello sceneggiatore avrebbero dovuto rimanere monche, ha colpito molto l’uso del giallo ocra quale colore di fondo del documentario. Per chi ha qualche ricordo cinematografico, l’effetto è stato molto vicino a quello visionabile nel film “Traffic”, con Benicio Del Toro e Michael Douglas, dove le riprese riguardanti le scene in Messico sembrano essere praticamente arse dal sole cocente.
“Italiavista”, di Alessandra Del Drago, ha rappresentato un interessante ed intelligente viaggio nella Bologna interraziale, mediante la tecnica dell’intervista senza intervento dell’autore, che ha offerto diversi spunti di riflessione.
Nella Nazione della legge Bossi/Fini, degli insegnanti e dei medici che per volontà del Governo avrebbero dovuto trasformarsi in spie, ma anche della estrema faciloneria nel parlare di integrazione, Alessandra ed i suoi colleghi hanno saputo rendere perfettamente l’idea di ciò che significa per uno straniero venire a vivere in Italia.
Personalmente sono rimasto profondamente colpito dalla lucidità delle analisi condotte dagli intervistati sui requisiti indispensabili per l’inserimento: lo studio ed il lavoro.
Allo stesso tempo, però, con estrema delicatezza e quasi in punta di piedi, il documentario è stato in grado di rappresentare anche le difficoltà della permanenza in una terra che non è la propria: la lingua, il sospetto da parte degli indigeni, la solitudine.
Ottimo lavoro sotto il profilo contenutistico, dunque, condito da una discreta colonna sonora e da buone riprese.
Altra opera presentata è stata “Mettiamo Che”, frutto conclusivo di un laboratorio teatrale nato dalla collaborazione tra l’Associazione Luce & Sale e la Cooperativa Demetra, che ha visto quali protagonisti i ragazzi ospiti presso le strutture di accoglienza.
Sicuramente un cortometraggio sperimentale che, tuttavia, non può non suscitare simpatia per le facce simpatiche dei protagonisti e per la storia, di un innamoramento scolastico, che porta ogni spettatore a ricordare quando, tra i banchi, gli occhi e la mente erano solo e soltanto per una delle compagne di classe.
Ai ragazzi della Cooperativa Demetra, con Rachele Pellegrino in un cameo da docente, il plauso per la disciplina mostrata sul set e per la voglia di imparare che hanno dimostrato di avere con la realizzazione di questo lavoro.
Infine. una menzione speciale per “Qui Comando Io”, girato dai ragazzi della RPGames.
Onestamente è il cortometraggio che mi ha maggiormente entusiasmato soprattutto, cosa non da poco, per le notevoli potenzialità che questa comitiva di ragazzini ha dimostrato di avere.
Il loro lavoro, nella rudimentalità di una sceneggiatura propria di adolescenti, rappresenta una piccola chicca cinematografica.
Il racconto semplice e lineare, riguardante una storia di bullismo tra adolescenti, diventa avvolgente grazie soprattutto alla splendida fotografia che i cameramen, i diversi protagonisti a turno, sono stati in grado di realizzare.
Chiunque abbia visto il film Gomorra di fronte a “Qui Comando Io” non potrà evitare di notare la somiglianza dei colori, delle riprese, avvertendo lo stesso senso di inquietudine che il film ispirato all’opera di Saviano è in grado di trasmettere.
A tratti sembrava che le strade ed i palazzi del quartiere Bachelet, set della gran parte delle riprese, si trasformassero nelle “Vele” di Scampia e ciò, considerando il tema del cortometraggio, rappresenta un risultato eccezionale raggiunto dagli operatori.
Inoltre, in una scena di inseguimento a piedi, i ragazzini terribili sono stati in grado di restituire scene alla Ridley Scott (regista del Gladiatore) con la telecamera “a spalla”; spettacolo puro!!!
Ottimo anche il montaggio, interamente prodotto in casa, che non ha mostrato segni particolari di sbavatura.
Insomma, se questi ragazzi avessero la fortuna di trovare sceneggiature più complesse (n.d.r. ma quanto fatto da loro è già tantissimo) potrebbero essere capaci di mettere in piedi opere degne del Festival di Giffoni.
La rassegna presentata da Luce & Sale, dunque, si conclude con un risultato ampiamente positivo sia sotto il profilo del pubblico presente che per la qualità di quanto proposto e di ciò, senza alcuna ombra di dubbio, va dato merito a tutti i ragazzi e ragazze che per questa rassegna hanno alacremente lavorato dedicandoci tempo, studio, sacrificio e passione.
Siamo sicuri che le facce contente degli spettatori, costante di ogni serata, rappresentino il premio più gratificante per i loro sforzi.
L’invito è a continuare su questa strada diffondendo sempre più una convinzione da loro ormai acquisita; che la cultura altro non è che cura di una passione e che la stessa, essendo ad essa estranea qualunque funzione di carattere educativo, non può essere imposta da qualcuno ma va creata attraverso l’impegno quotidiano.
Un saluto
Donato Piccoli