Protesta sul fiume Lato. La CGIL lavora a una piattaforma Green
24 Gennaio 2018Dissesto idrogeologico, tutela e conservazione dei boschi, uso dell’acqua: la CGIL lavora con una task force di esperti
Peluso (CGIL): “Quando il modello di sviluppo industriale è messo in discussione abbiamo l’obbligo di perseguire il lavoro green”
Se abbiamo in mente una politica di sviluppo integrata per la nostra provincia è opportuno ripartire da casi limite come quelli esposti dal presidio sul fiume Lato e provare così un metodo di programmazione degli interventi che parta dai tempi ecologici e non da quelli economici o di appalto pubblico spesso utilizzati come approccio al problema. Un tema quello della bonifica e della conservazione del territorio che a prescindere dalle singole responsabilità, in quella parte della provincia di Taranto, sconta la colpa di una disattenzione ai più livelli rispetto ai fenomeni che hanno ricadute ambientali, produttive e occupazionali. Su questo come CGIL siamo pronti a lavorare costituendo un gruppo di lavoro anche con i nostri esperti nazionali che collabori alla stesura di un piano di interventi che assuma come laboratorio di sviluppo proprio l’area in questione.
Così Paolo Peluso, segretario generale della CGIL di Taranto, che questa mattina ha incontrato i referenti delle associazioni che ormai dallo scorso 20 ottobre presidiano il ponte sul fiume Lato ai confini tra i Comuni di Castellaneta, Palagiano e Palagianello.
Durante l’incontro sono emersi i problemi di viabilità nella zona a seguito dell’interdizioni di un tratto delle provinciali 12 e 14, le problematiche connesse all’assetto idrogeologico del territorio vittima nel 2003 e 2013 di drammatici eventi alluvionali, la gestione della risorsa acqua e le innegabili ripercussioni sulle politiche ambientali e di fruizione produttiva e turistica della zona.
E’ un livello di discussione che riguarda anche il sindacato e non solo relativamente all’uso delle risorse economiche a volte utilizzate senza ottenere una reale inversione di tendenza delle condizioni di emergenza di quei siti – spiega Peluso – ma che interroga il sindacato confederale e di categoria anche rispetto alle ricadute occupazionali di un potenziale che ancora si stenta a riconoscere.
C’è un lavoro green di qualità diretto e indotto relativamente alla tutela e alla conservazione del territorio che consideriamo di primaria importanza e che abbiamo l’obbligo di perseguire proprio mentre viene messo in discussione la monocultura del manifatturiero industriale – specifica il segretario della CGIL – pensiamo alle politiche di tutela e conservazione del fiume o delle zone boschive, agli interventi di forestazione e all’indotto che consentirebbero anche ai lavoratori agricoli, edili o dell’agroindustria e turistica di intervenire in maniera coerente rispetto alla indispensabile compensazione ambientale di cui Taranto e la sua provincia hanno bisogno.
Nei prossimi giorni la CGIL avvierà delle consultazioni con le categorie interessate, dal comparto agricolo e edile a quello della ricerca, e successivamente tornerà ad incontrare i referenti del presidio sul fiume Lato per concordare iniziative comuni.