PUG, debiti fuori bilancio, Pino di Lenne ed altro ancora nel comizio di Rifondazione
14 Luglio 2009Anzolin: “Sono passati sette anni, Ressa non può dire le cose che diceva allora”
Il Governo Berlusconi, i Presidenti Vendola e Florido, il Sindaco Rocco Ressa, con le ultimissime sull’annosa vicenda del Pino di Lenne. Di tutto, di più, nell’ultimo comizio di Rifondazione Comunista. Sul palco, Tito Anzolin.
Deluso chi si aspettava anatemi verso il quasi neoassessore Franco Gentile, in quota di se stesso, ed anche chi avrebbe gradito qualche ciambella verso l’ex segretario comunista. Con o senza buco, fa lo stesso, l’importante che trattenga a galla.
Il primo bersaglio è la Lega Nord, che “con la sua nuova e più forte arroganza, rappresenta un grave rischio per la democrazia in Italia”.
“A cominciare, prosegue, dalla vergognosa legge sulla sicurezza e, soffiando sul fuoco dei timori della gente, si fanno passare norme di fascista memoria. Vergogna, per quelle forze che si richiamano ai valori della cristianità e dell’accoglienza! Medici e dirigenti scolastici saranno costretti a denunciare chi non ha regolarizzato la propria posizione, l’istituzione delle ronde, nel mentre si tolgono risorse alle forze dell’ordine. Queste norme spingono atteggiamenti di razzismo e discriminazione”.
Analizza i risultati delle recenti elezioni, che hanno segnato il mancato sfondamento del PdL, perché “la gente comincia a capire il bluff. Berlusconi parlava di crisi psicologica, che si sta scaricando sulle spalle dei più deboli, dei disoccupati, dei precari. La Miroglio ormai è fallita, e l’ILVA ha seimila dipendenti in CIG”.
Un pensiero anche ai cugini del Partito Democratico, che hanno riportato un risultato non entusiasmante.
“La gente ha bisogno di un centro sinistra chiaro, commenta, che sia capace di offrire una reale alternativa di sinistra e di centro sinistra. La gente punisce quando si cerca di competere con il centro destra sul suo stesso terreno”.
Piccola frecciatina per i vendoliani, che “pensavano di raggiungere chissà quali traguardi, per una scissione che non aveva nessuna motivazione politica”, per poi analizzare quanto accaduto a Taranto nel turno di ballottaggio per il presidente della Provincia.
“Si poteva riaggregare tutto il centro sinistra, come si è tentato di fare nel primo turno, invece Florido ha fatto una operazione politica squallida e sciagurata, senza consultare le forze che al primo turno lo avevano sostenuto e permesso di andare al ballottaggio. Ci ha solo informato dell’accordo raggiunto con le forze di centro, di destra e di estrema destra. Florido ce l’ha fatta, ma si poteva fare una battaglia di forza e di coerenza, e vincere ugualmente”.
Pone l’accento sull’astensionismo, sostenendo che “la gente non condivide questo modo di fare politica”, per poi passare al sistema delle alleanze.
“Ci opponiamo contro questo modo di fare politica. Non possiamo stare nella gestione degli enti locali con forze di centro destra. Una occupazione dei posti di potere, così molti hanno ridotto la politica. Non possiamo svendere i nostri ideali sull’altare del mercato della politica. Occorre rilanciare in tutto il Paese una campagna di sinistra”.
A chi si è dimostrato critico sul documento del Comitato Politico Regionale del Partito su Vendola, dice che si tratta di “un giudizio politico su un Presidente che azzera la Giunta senza consultare i Partiti.
Il punto, continua, è che quanto accaduto alla Regione denota cose che noi abbiamo già denunciato. Sulla sanità, Vendola deve garantire una discontinuità netta con la politica di Fitto”.
Bordate sui tanto sbandierati risultati dell’Aquila (“Parlano di un grande successo sul clima. Hanno promesso tra quaranta anni l’abbattimento del 50% dei gas serra. Hanno soldi per le armi, ma non per i Paesi poveri”), la promessa di esserci a fianco della CGIL (“che dovrà contrastare questi pericolosi attacchi ai diritti dei lavoratori”), con un affondo finale tutto in chiave indigena.
Chiarisce subito che il suo Partito non fa parte della maggioranza che amministra il Comune (“Abbiamo sostenuto Ressa nel 2007, e i cittadini sanno come ci siamo arrivati”), afferma di non gradire il Ressa – bis, e che ci sono tante lamentele e preoccupazioni per questa amministrazione, che ha disatteso il programma elettorale.
“Sono ormai allo sbando, è il canto del cigno per Ressa”, e si chiede: “Quante deleghe sono cambiate? perchè la maggioranza si è ridotta ad undici voti? quanti Gruppi consiliari si sono formati e sformati? E’ una maggioranza raccogliticcia, hanno messo insieme tutto e il contrario di tutto, come ha fatto Florido. Non è eticamente sostenibile quanto successo in questi anni, la questione morale è anche questa. Rocco che c’era ora non c’è, non lo si trova. Non si sa che fine abbia fatto il PUG. A Palagiano si è costruito tutto quello che c’era da costruire. Abbiamo congestionato il paese anche in zone che avrebbero consentito di recuperare gli standard urbanistici. Ormai non c’è più bisogno di fare il PUG, ma un grande piano di risanamento”.
Sul pagamento dei debiti fuori bilancio, cavallo di battaglia del Sindaco, sostiene che”vengono da diverse ragioni. Mi dà fastidio quando dicono ‘ per colpa delle amministrazioni precedenti’, perché ci sono anche io.
Quando li approvate, avete l’obbligo di dire se ci sono delle responsabilità, basta con ‘la notte tutti i gatti sono grigi’.
Sono passati sette anni, Ressa non può dire le cose che diceva allora.
Quando si eredita una amministrazione, si fanno controlli e verifiche, cose che non sono state fatte. Ressa, se non hai le condizioni minime per gestire la cosa pubblica, dimettiti, puoi anche ripresentarti, ma non andare avanti con questo stillicidio, non è giusto nei confronti dei cittadini e di Palagiano”.
Infine, Il Pino di Lenne, introdotto e annunciato da un grande dazibao che troneggiava in piazza, dal titolo “Avevamo ragione, ora è costretta ad ammetterlo anche la Giunta Ressa che, per sette anni, ha tergiversato (chissà perché)”.
Dopo un breve excursus sulle vicende dell’ex villaggio turistico, precisa che “la nostra era (e resta) una battaglia per la legalità, la difesa dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile. Anche questa è una ‘questione morale’, e per noi viene prima di ogni altra cosa. E intanto, non solo non si eseguono le sentenze, ma nel villaggio abusivo, ormai di proprietà comunale per le aree compromesse e i manufatti, si continuano a far lavori, a spianare, a tagliare macchia e far seccare alberi. Si aprono persino club privati, su una proprietà pubblica! Si è superata ogni decenza. Chiediamo alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti, e al Prefetto di Taranto di intervenire con provvedimenti di urgenza per ripristinare finalmente la legalità, e perseguire i responsabili, colpevoli di ritardi e omissioni, quando non connivenze”.
Le note di Bella Ciao dei Modena riempiono l’aria, con un arrivederci alla prossima puntata, come promesso (o minacciato?) dallo stesso Anzolin, non prima però di aver urlato a gran voce: “Le battaglie si possono vincere o si possono perdere ma, come diceva il compagno Che Guevara, anche quando le battaglie si perdono, se le hai fatte con orgoglio, se le hai fatte perché ci credevi, le hai vinte”.
Giuseppe Favale