QUAL E? LA DIFFERENZA TRA LA FONTANA IN PIAZZA E IL LIBRO DI VITTORIO FESTA?
19 Luglio 2006In realt? la differenza ? nel ?pensiero?, nella filosofia che le ha partorite?esse sono figlie di due opposte sensibilit? di due diverse culture, entrambe penetrate in un intreccio di relazioni affettive, sociali , economiche che insieme rappresentano una comunit?.
Il primo con l?arroganza di quella violenta modernit? che tutto cancella e che si spaccia volentieri per evoluzione, progresso, emancipazione?il secondo, in punta di piedi, con tutto il rispetto che si deve a quella storia fatta di uomini e donne in carne ed ossa che hanno ?agito? la storia stessa, fino a produrne il cambiamento.
Si tratta di una differenza sostanziale che racconta di modi opposti di percepire, interpretare e restituire ,alle generazioni che si avvicendano, un carico di esperienze e valori che sarebbe delittuoso cancellare.
..Proprio la rappresentazione di un delitto ? stata quella fontana in piazza, al di l? del gusto estetico, cos? come la sua costruzione ?gemella?, cos? come la rimozione delle chianche, cos? come la cancellazione graduale del centro storico.
E? stato esattamente come cancellare progressivamente la nostra carta di identit?, i nostri ?segni particolari?, il nostro albero genealogico? come perderci in una realt? senza memoria?.triste? ma non solo? direi, oggettivamente dannoso, poich? non conosco alcuna costruzione valida senza fondamenta forti.
Vittorio Festa ha fatto l?operazione contraria; ci ha regalato una autentica fatica di recupero di queste fondamenta e dunque di tutta una cultura che nel bene e nel male condiziona ancora oggi il nostro modo di essere , di rapportarci, di pensare la vita .
La mia non vuol essere una esaltazione nostalgica di un passato che non c?? pi?, n? un?assoluzione acritica delle nostre radici culturali (nonostante la distanza temporale tende a trasmetterci quasi esclusivamente la dolcezza di quello che fu) .
E? innegabile che si scorge spesso la rassegnazione in quei proverbi, indelebili segni di una societ? contadina che ha molta dimestichezza col lavoro duro sotto al sole impietoso , con la miseria con la sottomissione; si legge la credulit? , la superiorit? maschile di una societ? patriarcale?.il pregiudizio..ma anche la saggezza?infinita saggezza del contadino scarpa grossa e cervello fino??..
??ma ? proprio qui la sfida evolutiva del cambiamento che parte da ci? che di buono il tempo traghetta e non cancella ma modifica,migliora.
Il primo con l?arroganza di quella violenta modernit? che tutto cancella e che si spaccia volentieri per evoluzione, progresso, emancipazione?il secondo, in punta di piedi, con tutto il rispetto che si deve a quella storia fatta di uomini e donne in carne ed ossa che hanno ?agito? la storia stessa, fino a produrne il cambiamento.
Si tratta di una differenza sostanziale che racconta di modi opposti di percepire, interpretare e restituire ,alle generazioni che si avvicendano, un carico di esperienze e valori che sarebbe delittuoso cancellare.
..Proprio la rappresentazione di un delitto ? stata quella fontana in piazza, al di l? del gusto estetico, cos? come la sua costruzione ?gemella?, cos? come la rimozione delle chianche, cos? come la cancellazione graduale del centro storico.
E? stato esattamente come cancellare progressivamente la nostra carta di identit?, i nostri ?segni particolari?, il nostro albero genealogico? come perderci in una realt? senza memoria?.triste? ma non solo? direi, oggettivamente dannoso, poich? non conosco alcuna costruzione valida senza fondamenta forti.
Vittorio Festa ha fatto l?operazione contraria; ci ha regalato una autentica fatica di recupero di queste fondamenta e dunque di tutta una cultura che nel bene e nel male condiziona ancora oggi il nostro modo di essere , di rapportarci, di pensare la vita .
La mia non vuol essere una esaltazione nostalgica di un passato che non c?? pi?, n? un?assoluzione acritica delle nostre radici culturali (nonostante la distanza temporale tende a trasmetterci quasi esclusivamente la dolcezza di quello che fu) .
E? innegabile che si scorge spesso la rassegnazione in quei proverbi, indelebili segni di una societ? contadina che ha molta dimestichezza col lavoro duro sotto al sole impietoso , con la miseria con la sottomissione; si legge la credulit? , la superiorit? maschile di una societ? patriarcale?.il pregiudizio..ma anche la saggezza?infinita saggezza del contadino scarpa grossa e cervello fino??..
??ma ? proprio qui la sfida evolutiva del cambiamento che parte da ci? che di buono il tempo traghetta e non cancella ma modifica,migliora.
P.S.
Ancora a proposito della fontana?un mio amico mi ha fatto notare che nessuna sposa si ? mai sognata di farsi l?, le foto del giorno pi? romantico della sua vita?.? solo un ulteriore elemento di riflessione?
Saluti
Angela SURICO