San Giuseppe tra zeppole e fal? che non ci sono pi?. A cura di A. De Blasi.

13 Marzo 2005 Off Di Life

Nella tradizione popolare, San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, ? il santo protettore dei poveri e dei derelitti, poich? i pi? indifesi hanno diritto al pi? potente dei Santi.
In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani sposi, in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata la richiesta di un riparo per il parto.
Questo atto, che viola due sacri sentimenti (l?ospitalit? e l?amore familiare), viene ricordato in molte regioni del sud dell?Italia con l?allestimento di un banchetto speciale.
Cos?, in alcuni paesi della Sicilia, il 19 marzo di ogni anno, si usava invitare i poveri al banchetto di San Giuseppe.
In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri erano serviti dal padrone di casa.
In alcune citt?, il banchetto veniva allestito in chiesa, e, mentre due sacerdoti servivano i poveri, un terzo predicava per nove volte, tante quante le pietanze che venivano servite.
L?origine di questa festa risale probabilmente all?Antica Roma quando, celebrando i Liberalia, in onore di Bacco, si bevevo vino accompagnando queste profumate frittelle.
La festa del 19 marzo ? anche associata a due manifestazioni specifiche che si ritrovano un po? in tutte le regioni d?Italia: i fal? e le zeppole.
Poich? la celebrazione di San Giuseppe coincide con la fine dell?inverno, si ? sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano.
In questa occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze.
Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni atleti e giocolieri li scavalcavano con grandi salti e le vecchiette, mentre filavano, intonavano inni per San Giuseppe.
Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa.
A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dei bign? di San Giuseppe, ha un fervore particolare.
Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banchetto di frittelle, e tutta la citt? era addobbata da decorazioni festive.
E?, infatti, con la festa di San Giuseppe che si saluta definitivamente l?inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, cos? le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosit? e la devozione dei cristiani.

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Anche a Palagiano, qualche anno fa, la festa era tanto sentita e rinnovava un vivace tradizione abbattuta dall?arrivo del gas metano, dei condotti che scorrono sotto le strade e dagli erogatori sparsi un po? qua ed un po' la per il paese.
Tuttavia non appare impensabile l?idea di riappropriarci della tradizione.
Per questo mi rivolgo agli assessori Rotolo e Granata, oltre che alle parrocchie, ai giovani, alle associazioni locali ed ai nostalgici.
Ripristinare una festa che, chi come noi ha avuto la fortuna di vedere e condividere, per restituirla ai pi? giovani ed ai piccoli che non l?hanno mai vista (pur appartenendo essa anche al loro proprio passato di palagianesi), ?, secondo me, un atto dovuto.
Pensate a quanto erano belle le strade di Palagiano la sera del 19 marzo, nei tempi in cui ancora si festeggiava San Giuseppe!
Fal? in ogni strada, banchetti, fisarmoniche, canti, stornelli locali, giochi (caccia al tesoro e albero della cuccagna), buon vino e tanta allegria.
Non ? vero che la festa oggi non si possa riproporla ancora.
Non ? vero che non ci siano pi? gli spazi e gli entusiasmi giusti.
A Palagiano abbiamo diversi gruppi musicali che aspettano solo di essere coinvolti.
Ci sono giovani che volentieri parteciperebbero ai giochi.
Ci sono piccoli palagianesi desiderosi di vedere la festa di cui tanto sentono parlare.
Perch? non rifarla?
Gli spazi?
Ne suggerirei alcuni, penso lontani dal pericolo metano:
per la zona viale Stazione- Villa Comunale si potrebbe organizzare qualcosa nel campo ove ospitiamo le giostre, per la zona San Nicola si potrebbe impiegare l?area parcheggio del campo sportivo comunale, oppure il campetto vicino all?ufficio postale, per la zona Immacolata-Bachelet vi ? l?area del mercato del gioved? (quella a latere di corso Lenne), infine, per la zona S.Rocco abbiamo il bel campo prossimo alle Opere Parrocchiali, oppure la parte terminale di via Matera.
Ci sono obiezioni?
No. Va bene, ma chi organizza questi fal??
La risposta, stranamente c??. Ci avevo pensato.
Possono organizzare il tutto gli assessori menzionati, coadiuvati dalle organizzazioni giovanili parrocchiali, dalle associazioni locali (pro-loco, arci, ? e sportive) e dal sottoscritto, che si offre spontaneamente di contribuire (fosse pure perch? non si dica che mi limito a dare le idee).
I giochi in mano alle associazioni sportive, la caccia al tesoro la affidiamo alle scuole, la musica ai gruppi musicali locali, i banchetti alle signore dei quartieri o, perch? no, alle Federcasalinghe e tutto torna!
Ah, se ci fosse ancora il signor Giuseppe Gentile che per anni si ? consumato per mantenere la tradizione dell?albero della cuccagna a San Giuseppe (con tanto di fal? e fisarmonica) in via S.Domenico!
Allora, ci mettiamo sotto?
Rispondetemi ora che ? troppo tardi e giustifichiamo cos? la pigrizia e la carenza di entusiasmo.
Se cos? fosse, allora, vogliate gradire la ricetta delle zeppole.
Friggiamole a casa nostra, ognuno per fatti propri e Dio con tutti!

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La ricetta delle zeppole fritte (per circa 12 frittelle) :

Preparazione: 30 minuti, pi? 5h e ?  di riposo.

Ingredienti:  225 gr. di farina, 10 gr. di lievito di birra, olio per frittura, sale e zucchero.

Disporre a fontana 75 gr. di farina, su una spianatoia, versare nel mezzo il lievito di birra sciolto in due dita di acqua tiepida. Impastare, in modo da ottenere una pasta con una buona consistenza, farne una palla e metterla in una terrina. Coprire e tenere in un luogo tiepido per circa un?ora e mezza.

Quando la pasta sar? lievitata, metterla in una terrina pi? grande, con 150 gr. di farina e un pizzico di sale. Con un bicchiere scarso di acqua tiepida, a poco a poco, sciogliere la pasta e la farina, e lavorare con le mani per circa 20 minuti, sempre sbattendo con forza, fino a che diventi vellutata, elastica e che si stacchi in un pezzo solo dalla terrina e dalle mani.

Coprire la terrina e lasciare in riposo la pasta per 4 ore, tenendola in un luogo tiepido per farla lievitare ancora.

Una volta ben lievitata la pasta, mettere sul fuoco una padella con olio abbondante e scaldare bene. Con le dita leggermente umide prendere, lungo la parete della terrina, dei pezzi di pasta grossi come noci. Perforare le palline di pasta premendo con i due pollici e spingendo sotto con i due indici, e con i due medi allargare la pasta con gentilezza, in modo da ottenere una ciambella del diametro di un piattino (perch? poi, quando si cuociono, le ciambelle si restringono). Poi gettarle nell?olio bollente.

Una volta fritte tutte le ciambelle, in modo che siano ben dorate e croccanti, sistemarle nel piatto di servizio e condirle con fiocchi di crema ed amarene.

A cura di Antonello De Blasi.