Santa ingenuità
8 Dicembre 2012Accade a Milano che l’arcivescovo, Angelo Scola, dica davanti al sindaco, Giuliano Pisapia:
«Lo Stato cosiddetto “neutrale” lungi dall’essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolarista, che attraverso la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose, presenti nelle società civili tendendo ad emarginarle, se non espellendole dall’ambito pubblico».
Dovrebbe essere chiaro che Scola quando fa riferimento ad «altre identità», intende altri poteri. Ma, anche senza ricorrere alla precisa traduzione del lessico scoliano, come dare torto all’arcivescovo?
Ci prova, timidamente, il sindaco Pisapia: «Lo Stato non deve essere neutrale né confessionale. Lo Stato deve manifestare un’equivicinanza a tutte le religioni».
Adesso, fingendo che il sindaco abbia detto qualcosa di intelligente e soprattutto pertinente con la questione sollevata da Scola, proviamo a tradurre anche il suo lessico. Lo facciamo utilizzando le parole occorse nel commento di un lettore perfettamente sintonizzato sulla lunghezza d’onda utilizzata da Pisapia per esprimersi, lukebrux:
«Quello che lo stato laico vuole è evitare che vengano imposti valori religiosi ai non credenti. Perché io mi devo adeguare alla visione della vita e del mondo di qualche confessione religiosa? Io non chiedo ai credenti di adeguarsi sui miei valori ma chiedo che i valori religiosi non diventino legge imposta a tutti. Nessuno chiede ai cattolici di divorziare ma non deve essere impedito a chi non crede che il matrimonio sia un sacramento di farlo. E la stessa cosa vale per l’eutanasia, l’aborto e il matrimonio fra omosessuali.»
Vi sembra un po’ lunghetto come commento?, nessun problema. Lettore_735199, dicendosi d’accordo con lukebrux, lo sintetizza agevolmente:
«Noi laici chiediamo di essere liberi, come la nostra costituzione dovrebbe garantirci, affermando essere l’Italia Repubblica Laica. Non ci sogniamo lontanamente di andare a imporre le nostre credenze ad altri. Specie quando i principi religiosi, nascondono enormi interessi economici. Convivenza e buon senso.»
Qualcuno tra i lettori più attenti avrà notato come nel giro di tre soli commenti l’assertivo «Lo Stato deve» pronunciato da Pisapia sia stato prima messo sotto forma di più gentile richiesta, «lo stato laico vuole», da lukebrux, e infine trasformato in richiesta vera propria da Lettore_735199, «Noi laici chiediamo di essere liberi»; il quale, rendendosi forse conto di stare chiedendo un po’ troppo a nome dei laici (leggi: “cittadini”), che contano quanto il classico “tubo” di cui nessuno sa cosa farsene, saggiamente aggiunge: «come la nostra costituzione dovrebbe garantirci».
Siamo finalmente giunti, grazie a un forse inconsapevole Lettore_735199, al punto nodale della questione sollevata da Scola:
«Amici e compagni, o, se così preferite, cittadini, se pensate di poter insegnare a noi, a noi che sin dai tempi di Costantino il Grande abbiamo confidenza con esso, la vera natura del potere, rischiate di prendere un grosso granchio.
Cosa sia realmente il potere è materia della quale siamo padroni da quasi 2000 anni; ne siamo talmente padroni che non bastano certo pochi secoli di sua volgare plebeizzazione, la cosiddetta democrazia, per farci dimenticare che esso non è mai neutrale bensì di parte. Questa assurdità lasciate che se la bevano i gonzi, i plebei rivestiti a nuovo con lo slogan “lo stato siamo noi”. A noi che sappiamo bene come attraverso il concetto di democrazia vi siete fatti beffe di quei creduloni, a noi non la date a bere.
Vi compiacete della vostra democrazia? Bene. Sappiate allora che fino a quando sarà il numero a contare, la maggioranza a pretendere di comandare, saremo sempre noi ad avere diritto all’ultima parola.
Adesso, se il concetto vi è finalmente chiaro, riprendete pure la vostra opera di catechizzazione delle masse; termine che avete inventato voi, giacché noi mai e poi mai ci saremmo sognati di sostituirlo a quello molto più efficace e tranquillo di comunità.
Cos’è la massa, se non potenziale focolaio di una pericolosa infezione che conduce direttamente all’individuo? L’individuo!, solo a voi, poveri dilettanti del potere, poteva sfuggire di cosa può rendersi capace l’uomo quando pretende di non essere confuso con la massa. La via che lo porta a credersi autosufficiente, perfino dai buoni uffici che il potere svolge a suo favore, è definitivamente aperta ed egli la percorre libero senza nemmeno chiedersi verso cosa stia correndo.
Quanto più saggio, invece, risulta tuttora essere il concetto di comunità; quasi una seconda famiglia per l’uomo. E noi, solo noi, grazie alla nostra plurimillenaria esperienza in fatto di potere, siamo stati capaci di comprendere che quando l’uomo si sente parte di una comunità, il massimo che gli riesce di pretendere è di essere considerato persona. Una persona!, si è mai visto animale più grazioso? Se ne sta calmo e docile in attesa che il potere gli cali addosso la maschera che più gli conviene; e si può star certi che una volta assegnatagli la maschera giusta, quel giudizioso animaletto saprà recitare al meglio il personaggio che il potere, a sua volta mascheratosi da comunità, pretenderà che egli sappia interpretare.»
Mimmo Forleo