Sarà Antonio… sarà Gaetano? Boh, e chi lo sa!
18 Ottobre 2012Se si dovesse stabilire la cifra caratterizzante il sindaco Tarasco, sarebbe una bella lotta tra la sua capacità di contraddirsi a distanza di qualche minuto e quella di smentirsi dopo solo qualche mese.
Sulla sua capacità di smentirsi ci siamo già intrattenuti in passato: o forse avete già dimenticato che aveva promesso a) la diminuzione dell’aliquota IMU sulla prima casa e b) che, trascorsa una prima e necessaria fase di rodaggio, il servizio spazzatura avrebbe finalmente brillato per la sua efficienza? L’aliquota IMU sulla prima casa è rimasta invariata (mentre è aumentata quella sulla seconda) e per quel che concerne la spazzatura siamo già alla seconda giornata di “pulizie straordinarie” (senza che si riesca a scorgere all’orizzonte il giorno in cui cominceranno quelle ordinarie).
Questa volta, complice l’intervista di Pinuccio Favale, ci soffermeremo sulle contraddizioni di cui Tarasco è capace facendo passare solo pochissimi minuti. E, ovviamente, anche su diverse altre amenità di cui sembra detenere l’esclusiva.
Cosa dice il Regolamento comunale
Cominciamo però col chiarire un punto che al neo-sindaco deve apparire più ostico del teorema di Fermat. Ovvero, se vi sia o meno la possibilità di ricorrere alla seconda convocazione del Consiglio comunale, per riconsiderare i termini dell’accordo di programma tra Comune e il consorzio “Città Impresa”. (Ne approfitto intanto per ricordare al Sindaco che i singoli consorziati sono degli imprenditori, e non gli “impresari” di cui parla nell’intervista. Gli impresari solitamente si occupano di spettacoli, anche se ultimamente paiono non disdegnare i consigli comunali.)
Leggiamo cosa dice il Regolamento comunale all’articolo 49, comma 3:
«Nella seduta di seconda convocazione non possono essere prese deliberazioni su materie per le quali la legge richiede la presenza di un particolare numero di consiglieri o l’approvazione di una speciale maggioranza. Qualora all’ordine del giorno della seduta di seconda convocazione siano presenti argomenti compresi fra quelli sottoelencati, il consiglio provvede a deliberare su di essi soltanto nel caso che sia presente almeno la metà dei consiglieri assegnati al Comune. In caso contrario gli stessi sono rinviati ad altra adunanza di prima convocazione:
• i bilanci annuali e pluriennali, la relazione previsionale e il programma dei lavori pubblici;
• il rendiconto della gestione;
• i regolamenti;
• i piani urbanistici e le relative varianti;
• l’emissione di prestiti obbligazionari;
• l’esame della relazione su gravi irregolarità presentata dal Collegio dei Revisori dei Conti.»
La revisione dell’accordo di programma deliberata il 12 ottobre rientra perfettamente nella voce “piani urbanistici e relative varianti”. Qualora non sia stato ancora compreso, si tratta di argomento per approvare il quale è sempre richiesta «adunanza di prima convocazione». La possibilità di seconde, terze o ennesime convocazioni su tale argomento, può essere partorita solo da menti poco avvezze ai regolamenti e parecchio traviate dalle fantasticherie.
Il merito delle opposizioni
Chiarito – o almeno così si spera – in maniera definitiva questo punto, vediamo adesso se “i tre monelli” e il centrodestra avevano o meno delle buone ragioni per ascrivere a loro merito detta deliberazione.
Sembrerebbe proprio di sì, atteso che la “maggioranza” non avrebbe avuto i numeri per deliberare neanche nel caso in cui avesse reiterato un milione di volte la prima convocazione. Nove meno due, secondo la matematica che usiamo, fa sempre sette. E pare pure che sette non coincida mai con la metà di diciassette.
Cosa ne deduciamo? Ne deduciamo che il Sindaco, così come Cifone prima di lui, ha sostenuto una minchiata quando ha affermato che esisterebbe «la possibilità di trovare la condizione ottimale, o in prima o in seconda seduta consigliare, per poter approvare.»
Cominciano le contraddizioni
Sgombrato il campo dalle fantasticherie, veniamo adesso alle contraddizioni del Sindaco.
Tarasco nell’intervista afferma che nell’ultimo consiglio comunale si sarebbe dato questa specie di prodigio:
«un gruppo di maggioranza discusso da parte di rappresentanti della maggioranza, che è quello degli autodefiniti “i tre monelli”, e [dal] gruppo di opposizione.»
In altre parole, “i tre monelli” secondo Gaetano Tarasco sarebbero ancora organici alla maggioranza. Vai a capire allora chi li avrebbe privati del loro assessore di riferimento e delle rispettive deleghe!, cacciandoli così dalla maggioranza.
A chi dobbiamo chiedere per avere lumi in proposito, a Gaetano oppure ad Antonio? Abbiamo capito, forse è meglio rivolgersi a Rocco.
Il “merito” di Tarasco
Riconosciuto alle opposizioni quello che è delle opposizioni, verifichiamo adesso se è vero che esiste anche un merito di Tarasco riguardante la deliberazione del 12 ottobre.
Tarasco sostiene che
«per la modifica della convenzione attuativa dell’accordo di programma, c’è stato uno studio approfondito da parte della mia persona, cioè come responsabile di amministrazione, [e] del dirigente del servizio, che abbiamo già tempo fa incontrato i rappresentanti del consorzio “Città Impresa”»
Poco dopo però risponde così a Pinuccio Favale che lo ha appena edotto circa un’opinione espressa da Ciccio Serra, il quale sostiene «che alla maggioranza manca una guida politica»:
«Se intendiamo per guida politica il tecnico che deve badare all’equilibrio, all’equilibratura della macchina amministrativa, sicuramente non mi vedo personificare questo personaggio, questa persona, questa responsabilità, in quanto la mia esperienza è di tutt’altra competenza e sicuramente non politica.»
Ci si risiamo. Gaetano sostiene di aver condotto «uno studio approfondito [..] come responsabile di amministrazione», Antonio risponde invece: Ma quando mai! «Se intendiamo per guida politica il tecnico che deve badare all’equilibrio, all’equilibratura della macchina amministrativa, sicuramente non mi vedo personificare questo personaggio, [..] in quanto la mia esperienza è di tutt’altra competenza…»
Amen.
Mimmo Forleo
Stando a quanto sostiene il capogruppo del PD Cifone in un intervista rilasciata a Pinuccio Favale, la maggioranza sarebbe addirittura entrata in possesso di «un’idea». Facciamo immediatamente i nostri complimenti alla maggioranza per cotanto acquisto e proviamo a capire un paio di cose: a) in cosa consiste questa «idea», b) se sia fattibile sempre.
Precisiamo subito che l’idea secondo Cifone sarebbe questa: «Il Consiglio comunale è il luogo dove si approvano gli atti». Non c’è che dire, è sicuramente originale come idea. Se proprio volessimo trovare il classico pelo nell’uovo, aggiungeremmo anche che talvolta in Consiglio gli atti possono andare incontro a sonore bocciature. Questo ci induce a credere preliminarmente che l’idea di cui Cifone si compiace non sia sempre praticabile; almeno per la risicata “maggioranza” di cui fa parte.
È sufficiente infatti imbattersi in uno dei casi previsti dall’articolo 49, comma 3, del Regolamento comunale, associarvi l’impossibilità di un paio di consiglieri a poter prendere parte al voto, per questioni di incompatibilità, e la frittata è servita. Ecco dimostrato come senza l’ausilio delle opposizioni, una maggioranza che si crede ancora tale si trasforma in qualcosa meritevole del “fu”, come si fa con i trapassati.
Cifone però dice anche altro: «L’atto che abbiamo portato all’attenzione del Consiglio comunale, a scanso di equivoci, [..] non era una variante. [..] Era solamente una modifica di una Convenzione a seguito di una variante approvata precedentemente quando abbiamo deliberato la progettazione del canale che attraversava “Città Impresa”. Quindi la variante l’avevamo già approvata. Noi stavamo prendendo atto di quella variante che c’era già stata e in virtù di quella variante abbiamo apportato una modifica alla Convenzione.»
Facciamo subito notare a Cifone che ha scantonato di brutto. La variante di progettazione del canale a cui allude, paradossalmente, non è configurabile come variante urbanistica e, per colmo dei colmi, poteva benissimo essere approvata anche in seconda convocazione.
A Cifone invece sfugge del tutto la sostanza di un atto, datato 29 aprile 2005, che per ironia della sorte venne approvato da un Assise comunale presieduta da lui medesimo. Stiamo parlando della «Ratifica Accordo di Programma proposto dal Consorzio “Città Impresa” per la Realizzazione di Insediamenti Produttivi».
Andiamo subito al “cuore” di quell’accordo e leggiamo perché venne proposto dal Consorzio:
«la sottoscrizione dell’Accordo di Programma, previamente autorizzato dalla Giunta Regionale, è ammissibile soltanto se lo strumento urbanistico vigente non prevede aree idonee e sufficienti con destinazione specifica operante e giuridicamente efficace…»
Tradotto significa che, essendo privo il Comune di Palagiano di adeguato strumento urbanistico (P.I.P.), l’Accordo di Programma, ai sensi della Legge Regionale 19 Dicembre 1994 n. 34, successivamente modificata e integrata dalla L.R. 28 Gennaio 1998 n. 8, consentiva di derogare a tale assenza e permetteva al Consorzio di poter comunque insediare i propri opifici in aree aventi destinazione d’uso non pertinente con le sue necessità.
Di fatto l’Accordo di Programma, costituendo un surrogato dello strumento urbanistico mancante, è configurabile esso stesso alla stregua di detto strumento.
Luigi Einaudi ai suoi tempi sosteneva che per deliberare è necessario conoscere, vivesse ancora probabilmente sarebbe costretto ad adeguarsi ai nuovi tempi e sosterrebbe insieme a noi la necessità di informarsi ancor prima di pronunciare castronerie.
Mimmo Forleo e Giacomo Di Pietro