Una notte al Planetario

28 Luglio 2010 0 Di Life

Un resoconto della serata ad uso chi non c’era (che poi a mancare eri solo tu, Mario).

Fischio d’inizio dopo le 22:00. Abbiamo ingannato l’attesa infilando l’occhio dentro un telescopio puntato in direzione di Saturno. Tre miliardi di Km di distanza e non dimostrarli! Perfetta anche la visuale che si aveva dei suoi “anelli”.

Non chiedetemi di farvi la sintesi della “lezione” dell’ottimo dott. Pepe (prendetelo come un invito a leggere un buon libro di astrofisica divulgativa). Vi basti sapere che ha parlato, molto chiaramente, di tutto un po’: della velocità della luce (che, impiegando anche qualche miliardo d’anni per attraversare le enormi distanze intergalattiche, ci rimanda l’immagine anche di stelle che con tutta probabilità hanno smesso di esistere da millenni) come del “limite di Chandrasekhar” (ogni stella che eccede il limite posto a 1,44 volte la massa del Sole non appartiene alle “nane bianche” ed è destinata, data l’enorme massa, a trasformarsi in un “buco nero”. Per la verità non è stato tanto prodigo nei dettagli, dato il poco tempo a disposizione, ma ce li aggiungo io per sembrare più figo).

Finita la lezione, tutti a guardare la Luna coi telescopi. Io ho cercato inutilmente di scorgere la mitica Base Alpha di “Spazio 1999”. Ero interessato soprattutto alla dott.ssa Russell e a Maya, niente da fare.

Poi tutti con i cannocchiali puntati su Giove. Qualcuno dice di aver visto anche i suoi quattro maggiori satelliti, quelli detti “medicei” e scoperti da Galilei nel 1610: Io, Europa, Ganimede e Callisto (per la verità, ieri notte non ricordavo più il nome di Callisto. Di fronte alle masse riconoscenti il mio sapere enciclopedico, me ne sono uscito con un improbabile “Calliope” (suggeritomi da quel distratto cronico di Donato Piccoli. Bella figura di merda mi ha fatto fare!).

Una curiosità. Mentre eravamo in fila per osservare Giove, a una signora che non ricordava più il motivo per cui avremmo visto Giove poco nitidamente, ho fatto presente che il fenomeno è dovuto alla massa fluida e gassosa del pianeta. Mi ha ringraziato aggiungendo “sa, è meglio saperlo così potrò immaginare meglio!”. Mi sto ancora chiedendo cosa avrà voluto dire.

Gran finale con visita al Planetario, quello magnificato dall’assessore Goffredo.
Si tratta di una specie di pallone gonfiabile capace di accogliere al suo interno una quarantina di persone. Una volta dentro, una piccola sfera bluastra illuminata internamente proietta sulla volta “il cielo stellato che è sopra di noi” (non per dire, ma questo è Kant signori miei!).

Lo so, lo so quello che volete realmente sapere. Ebbene, è andata male. Nonostante tutto il romanticismo e l’atmosfera avvolgente, neppure una fanciulla che si sia lasciata ammaliare!
All’uscita, Manuela si è avvicinata con fare preoccupato e mi ha chiesto. Che volete farci, sono di cuore tenero. Le ho risposto di aver rimediato un paio di numeri telefonici…

M. F.